L’arte erotica coreana del tardo periodo Joseon (XVIII secolo) si manifesta principalmente in due correnti: una colta e allusiva, e una più diretta ed esplicita, nota come Chunhwa. L’eros nelle opere allusive è spesso velato perché la società era dominata da rigidi principi confuciani, dove la castità femminile e l’autocontrollo maschile erano considerati pilastri morali. Si credeva che la passione sessuale portasse alla corruzione. La corrente esplicita, chiamata Chunhwa (춘화, letteralmente “pitture di primavera”), venne invece spesso e erroneamente accostata alla semplice pornografia, un’etichetta che ne ha limitato per secoli la diffusione e lo studio.
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L’arte erotica allusiva: la satira di Sin Yun-bok
Il principale esponente dell’arte erotica allusiva coreana è Sin Yun-bok (1758-1813), noto con il nome d’arte Hyewon. Egli fu un maestro del Pungsokhwa, la pittura di genere che rappresentava scene di vita quotidiana. Hyewon utilizzava l’eros come strumento di satira per criticare l’ipocrisia della classe aristocratica degli yangban. Le sue opere sono dominate da figure femminili, in particolare le kisaeng, cortigiane-artiste che incarnavano un ideale di libertà e sensualità. Fu proprio questa audacia a causare la sua espulsione dal Dohwaseo, l’accademia reale di pittura.

Un esempio magistrale è “Sa Si Jang Chun”. Sebbene non mostri atti espliciti, l’opera è carica di simbolismi sensuali. La vallata a destra, attraversata da un ruscello, allude ai genitali femminili, mentre i rami protesi verso di essa rappresentano la virilità maschile. La scena è ambientata in primavera, stagione della fertilità. A suggerire l’incontro amoroso sono dettagli narrativi: la giovane serva che esita a entrare e, soprattutto, le scarpe di seta sullo scalino, con quelle maschili gettate disordinatamente, tradendo la foga della passione.
Il ruolo delle kisaeng e la critica sociale
Nel suo dipinto più celebre, “Donne nel giorno di Dano“, visibile nella collezione del Google Arts & Culture, Sin Yun-bok esplora il tema del voyeurismo. Un gruppo di kisaeng celebra una festa facendo il bagno in un ruscello, spiate da due giovani monaci nascosti tra le rocce, in totale spregio della rigida gerarchia confuciana.

Le donne sono seminude, ma il loro atteggiamento non è di vergogna; quella in piedi guarda direttamente l’osservatore, una figura unica nella pittura dell’epoca. Sin Yun-bok critica così il doppio standard della società Joseon. Le donne aristocratiche erano subordinate agli uomini, mentre le kisaeng, pur appartenendo alla classe più bassa (chonmin), godevano di maggiore libertà. Potevano studiare, partecipare a eventi pubblici e non erano costrette a sopprimere la loro sessualità, ma questa libertà era bilanciata da una perenne instabilità sociale.

Questo dualismo è evidente in “Una serata allo stagno delle ninfee“, dove tre yangban e tre kisaeng si intrattengono in un giardino. Ogni elemento ha un doppio significato: il fiore di loto simboleggia sia la purezza confuciana sia la sessualità femminile; lo strumento musicale, tradizionalmente simbolo di amicizia, qui assume una connotazione immorale. Gli yangban sono ritratti come ipocriti che cedono alle tentazioni che la loro stessa etica condanna. L’eros, quindi, non è il fine, ma il mezzo per una potente critica sociale.
L’arte erotica esplicita: il genere Chunhwa
Con l’indebolirsi del sistema confuciano, molti artisti iniziarono a creare opere Chunhwa su commissione, commerciandole in segreto. Sebbene l’attribuzione sia incerta, molti di questi lavori sono stilisticamente ricondotti a Sin Yun-bok e al suo contemporaneo Kim Hong-do. Pochissimi esempi sono sopravvissuti e sono stati esposti al pubblico solo di recente.

Questi dipinti, come quelli raccolti nell’album “Unudocheop” attribuito a Kim Hong-do, sono caratterizzati da un’armonia unica tra l’incontro amoroso e la natura circostante. Elementi naturali come pini e azalee simboleggiano la virilità, mentre le rocce richiamano le forme femminili, creando un parallelismo tra l’atto sessuale e il paesaggio.

Le opere attribuite a Sin Yun-bok, invece, mostrano una maggiore attenzione al realismo dell’ambiente, con dettagli minuziosi di mobilio e oggetti. Questa cura per i particolari eleva il genere Chunhwa ben al di sopra della mera pornografia, fondendo la sessualità con un’alta qualità artistica. È interessante notare come in queste opere sopravvissute vi sia un unico esempio di bisessualità femminile e nessuno di omosessualità maschile, come documentato anche da fonti autorevoli come il National Museum of Korea.
Arte allusiva vs Chunhwa: un confronto
Per comprendere meglio le due anime dell’arte erotica coreana, ecco una tabella che ne riassume le differenze fondamentali.
| Arte erotica allusiva (Hyewon) | Arte erotica esplicita (Chunhwa) |
|---|---|
| Scopo: critica sociale e satira dell’ipocrisia aristocratica. | Scopo: rappresentazione dell’atto sessuale per committenti privati. |
| Stile: elegante, dettagliato, inserito nella pittura di genere (pungsokhwa). | Stile: diretto, esplicito, con una forte integrazione simbolica della natura. |
| Soggetti: kisaeng e yangban in scene di svago e intrattenimento. | Soggetti: coppie (principalmente eterosessuali) durante l’intimità. |
| Simbolismo: complesso e duale, usato per suggerire l’eros e la critica. | Simbolismo: naturale (piante, rocce) per echeggiare e fondersi con l’atto fisico. |
Fonte immagini: Wikipedia, National Museum of Korea, Google Arts & Culture
Articolo aggiornato il: 01/10/2025
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