La Via della seta, il filo conduttore del mondo

La Via della seta, il filo conduttore del mondo

La Via della seta venne denominata così per la prima volta nel 1877, nell’introduzione del libro “Diari dalla Cina” del geografo tedesco Ferdinand von Richthofen. Se volessimo descriverla, dovremmo parlare di una serie di itinerari terrestri, marittimi e persino fluviali, lunghi più di ottomila chilometri, che hanno favorito scambi commerciali tra Oriente e Occidente per centinaia di anni. Questo straordinario reticolo di strade affonda le sue radici nella dinastia cinese degli Han, per durare poi fino al quindicesimo secolo.

La Via della seta unisce Impero Romano e Cina

Uno dei momenti più importanti della Via della seta si raggiunse quando, grazie ad essa, due dei più grandi imperi della storia riuscirono ad entrare in contatto. I Romani, infatti, divennero i principali consumatori di seta, tessuto così costoso da costringere il senato ad emanare editti per vietarne l’utilizzo. La Cina degli Han e l’Impero Romano si avvicinarono innanzitutto grazie all’ambasciata di Zhang Quian e poi con il successivo tentativo del generale Ban Chao di inviare una delegazione a Roma nel 97 d.C. Anche gli storici cinesi registrarono alcune ambasciate romane in Cina, la prima, risalente all’imperatore romano Marco Aurelio, raggiunse l’oriente nel 166 d.C. Una delle testimonianze più importanti di questa collaborazione commerciale è osservabile in un passo della “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, in cui leggiamo la falsa credenza che i cinesi creassero la seta dagli alberi. Un’altra causa essenziale dell’avvicinamento tra questi due popoli fu il tempismo, il periodo di massimo splendore militare e culturale dell’Impero Han combacia infatti con quello dell’Impero Romano. Dal 206 a.C. al 220 d.C. la Cina visse un periodo di grande espansione e di notevoli progressi culturali, agricoli e scientifici. Roma negli stessi anni si espanse a Oriente e attraversò innumerevoli cambiamenti economici, politici e commerciali. Come conseguenza della conquista romana della Grecia, la Via della seta si rafforzò e il commercio si intensificò. Ciò che impedì che il legame diventasse saldo furono i Parti, che gestivano e tassavano i beni in entrata e in uscita, facendo da mediatori. Essi infatti dissuasero Gan Ying dal dirigersi a Roma per assicurarsi di rimanere in una posizione favorevole per guadagnare.

Scambi culturali

Oltre che sul carattere economico, è bene fermarsi a riflettere anche su quello culturale di questi flussi. Insieme alle varie merci, si muovevano anche idee astronomiche, matematiche e religiose. Sulla Via della seta hanno viaggiato anche molti influssi artistici che hanno finito per mescolarsi, uno degli esempi più folgoranti è il Ghandhara, stile che deriva da una mescolanza di elementi stilistici greco-buddhisti nella scultura e nell’architettura. Alcuni particolari iconografici sono facilmente riconoscibili, come il riferimento ad Eracle per alcune divinità guardiane presenti davanti ad alcuni templi buddhisti in Giappone e in Corea, o l’influenza greca nelle rappresentazioni coreane del Buddha. Anche Borea, dio greco del vento, ha ispirato la rappresentazione della divinità giapponese shintoista del vento, Fujin. Innumerevoli artisti hanno lasciato testimonianze di inestimabile valore, come le 492 grotte affrescate dai monaci buddhisti, le celebri grotte di Mogao/Dunhuang. Proprio in una di queste grotte furono ritrovati oltre 60.000 rotoli di pergamena, scritti in varie lingue asiatiche (tra cui alcune ancora non decifrate, come la lingua Nam parlata nelle zone del Tibet) che trattavano vari argomenti come la storia, la religione, la medicina e altri ancora.

La Via della seta nel Medioevo

I viaggi lungo la Via della seta cessarono per alcuni secoli dopo il 600, a causa della proliferazione dell’Islam. Essi ricominciarono solo con l’espansione in Asia dei Mongoli nel 1200, che garantirono la pace necessaria affinché la Via della seta potesse essere percorsa da innumerevoli viaggiatori come il veneziano Marco Polo. Purtroppo il successivo declino dell’impero Mongolo in Asia centrale causò la divisione degli stati e rese difficile l’utilizzo della Via della seta. In questo periodo, inoltre, iniziarono ad essere più frequenti le spedizioni via mare che quelle via terra e gli europei tentarono di raggiungere la Cina in altri modi.

La Via della seta oggi

Nel ventunesimo secolo la Via della seta è tornata a giocare un ruolo fondamentale e pone la Cina come fulcro dell’economia mondiale per la crescita dell’area asiatica, europea ed africana. L’iniziativa è stata annunciata nel Settembre 2013 dal Presidente Xi Jinping durante un discorso alla Nazarbayev University di Astana, in Kazakistan, e porta il nome di “One Belt One Road”. Il Presidente cinese ha parlato di popoli di diversi paesi che «hanno scritto insieme un capitolo traboccante di amicizia, tramandato e fatto risuonare nei secoli», ha descritto «una storia di scambi lunga più di duemila anni che testimonia come Paesi di differenti etnie, credenze e culture possano godere di una pace e uno sviluppo comuni» e ha condiviso un nostalgico momento biografico dicendo: «La mia provincia natale, lo Shaanxi, si trova proprio sul punto di partenza dell’antica Via della seta. Stando qui a rievocare la storia, mi sembra di sentire il tintinnio delle campane dei cammelli, che risuonano tra le montagne, e di vedere le colonne di fumo arricciarsi verso l’alto, fluttuando nel vasto deserto. Tutto ciò mi è estremamente caro». Dopo quasi quattro anni da questo discorso sono stati investiti 50 miliardi di dollari in progetti di infrastrutture e trasporti, allo scopo di creare una zona di cooperazione economica che potenzi gli antichi percorsi carovanieri della Via della seta e ne crei di nuovi. Nel 2017, l’allora premier italiano Paolo Gentiloni, al primo Forum One Belt One Road del 14 e 15 Maggio a Pechino, ha parlato di «sintonia e amicizia tra due antiche civiltà, che si ritrovano oggi sulla Via della seta» e ha sottolineato l’importanza della posizione strategica dell’Italia, che potrebbe diventare, infatti, un punto di connessione imprescindibile tra la rotte marittime e quelle terrestri del progetto cinese OBOR.

La Via della seta è stata testimone di innumerevoli eventi nel corso della storia. Alessandro Magno, le ambasciate Romane, i guerrieri di Gengis Khan, persino i musulmani, i cristiani e i buddhisti hanno calpestato le sue polveri. Potremmo definirla anche un palcoscenico su cui si è svolta la storia dell’umanità, e su cui speriamo si possano nuovamente promuovere armonia e prosperità tra popoli che hanno collaborato in passato per divenire ciò che sono oggi.

Fonte immagine: Oleksandr Ryzhkov su Freepik

A proposito di De Fenzo Benedetta

Benedetta De Fenzo (1995) studia Coreano e Giapponese presso l'Università di Napoli L'Orientale. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni principali: la cucina, la musica, gli animali e la letteratura.

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