Nel 1945, mentre l’Europa provava a risollevarsi dalle rovine lasciate dalla Seconda guerra mondiale, Simone de Beauvoir portava a teatro Le bocche inutili, una delle sue opere più intense, sebbene probabilmente la meno conosciuta. Ambientato nella città fiamminga di Vaucelles, assediata da nemici mai del tutto visibili, il dramma indaga temi profondi come la guerra, il sacrificio e la posizione delle donne nella società. È una storia di resistenza, di potere, ma soprattutto di esclusione, in particolare quella delle donne, dichiarate “inutili” quando non sono più funzionali alla causa comune.
Il contesto storico di Le bocche inutili
Le bocche inutili prende forma in un periodo di grandi cambiamenti. L’Europa, profondamente segnata dalle ferite della guerra, si ritrova a fare i conti con le sue macerie materiali ma anche con le sue fratture morali e psicologiche. In questo clima instabile, figure come Simone de Beauvoir avvertono la necessità di riflettere sul senso dell’individuo, sul peso della memoria e sul ruolo della società. Nonostante sia ambientata in un’epoca lontana, la pièce riesce a restituire efficacemente il senso di smarrimento del presente, dove convivono forti tensioni tra sopravvivenza e ideali, tra inclusione e marginalizzazione.
De Beauvoir non si limita a mettere in scena soltanto un dramma a sfondo storico, ma costruisce un’indagine complessa su come la guerra disumanizza e ridefinisce i confini del “valore umano”, stabilendo chi merita di vivere e chi invece no. Il teatro, con la sua forza simbolica e la centralità del dialogo, diventa per lei lo strumento perfetto per esprimere questa visione, in un testo che ancora oggi colpisce per la sua profondità e attualità.
La tragedia del conflitto e la sua influenza sul teatro
La guerra, pur non apparendo mai in scena in modo diretto, aleggia su tutta l’opera come una minaccia perenne, capace di influenzare ogni scelta e determinare ogni destino. La città è sotto assedio, le risorse si esauriscono, e il potere politico decide di sbarazzarsi di chi non partecipa attivamente al conflitto: gli anziani, i malati e, soprattutto, le donne.
De Beauvoir ambienta la storia in un passato lontano, ma i richiami alla realtà del 1945 sono più che evidenti. Attraverso l’espediente della distanza temporale, l’autrice riesce a parlare liberamente non solo della brutalità della guerra, ma anche della violenza ideologica che essa porta inevitabilmente con sé. La pièce, messa in scena per la prima volta nello stesso anno della fine del conflitto, rimase però in ombra rispetto ai testi più celebri di Beauvoir e, dopo una cinquantina di repliche, non fu più rappresentata.
Donne e sacrificio: la voce delle escluse
In Le bocche inutili, le figure femminili non vengono relegate ai margini del racconto. Al contrario, diventano il fulcro di una narrazione parallela, quella delle donne che subiscono la guerra lontano dal fronte, nella fatica quotidiana, sopportando in silenzio il peso del conflitto. Simone de Beauvoir dà loro voce, riconoscendo il loro ruolo e la loro forza, e si oppone alla logica dell’esclusione che, nell’ideologia militare dominante, ha spesso confinato le donne all’invisibilità.
Jeanne e Catherine: le voci femminili di Le bocche inutili
Al centro della scena ci sono Catherine, moglie del capo degli scabini di Vaucelles, e Jeanne, una giovane idealista sempre pronta a lottare. Le due donne incarnano modi diversi, e allo stesso tempo complementari, di vivere la femminilità in tempi di crisi. Catherine è riflessiva, cauta, madre, profondamente legata a un’etica della cura e della responsabilità; Jeanne, invece, è impulsiva, appassionata, guidata dalla forza delle sue convinzioni.
Tuttavia, entrambe finiscono per essere considerate “inutili”, in forme diverse, ma con lo stesso risultato. Nonostante il loro impegno, la lucidità e soprattutto il coraggio, restano escluse dalle scelte che davvero contano. In Le bocche inutili, la resistenza femminile si manifesta non con gesti eclatanti, ma con un’energia silenziosa, autentica, troppe volte ignorata. Ed è proprio in questa energia nascosta che de Beauvoir riconosce il reale valore delle sue tenaci protagoniste.
Il “superfluo” come strumento di denuncia
Il titolo dell’opera è particolarmente esplicativo e colpisce immediatamente, costringendo lo spettatore a confrontarsi con la crudeltà di determinate decisioni politiche. Definire alcune persone come “bocche inutili” significa accettare l’idea distorta che il valore di una vita umana possa essere misurato in base alla sua utilità economica, militare o sociale. Simone de Beauvoir sceglie di utilizzare appositamente questa espressione parecchio dura e provocatoria proprio per denunciare una dinamica di esclusione che non si limita soltanto al contesto bellico, ma che attraversa inesorabilmente tutti gli aspetti delle società patriarcali.
Il peso di un’espressione spietata
In tempi di carestia o di assedio, l’espressione “bocche inutili” veniva usata appositamente per indicare chi non era in grado di contribuire concretamente alla sopravvivenza della collettività. Oggi suona crudele, ma Simone de Beauvoir la riutilizza proprio per denunciare e smascherare la logica patriarcale e utilitaristica che spesso domina in tempo di guerra, dove il valore di una persona viene misurato soltanto in base alla sua produttività o utilità bellica.
Il sacrificio delle donne, in questo contesto, è doppio, poiché al dolore fisico e psicologico si aggiunge l’opprimente invisibilità. Se prima vengono chiamate a sostenere, a curare, a farsi carico del peso del quotidiano, quando non servono più vengono scartate e messe da parte, in un angolo. Eppure, è proprio in questa condizione di esclusione che de Beauvoir riconosce una nuova forma di eroismo, silenzioso ma al tempo stesso potente.
La scrittura teatrale di Simone de Beauvoir
Chi è abituato a pensare a Simone de Beauvoir prettamente come filosofa o saggista potrebbe essere sorpreso dalla forza drammatica di questa opera teatrale. Tuttavia, il teatro si rivela per lei uno strumento perfetto per riuscire a dare corpo e voce alle sue idee, attraverso personaggi sfaccettati, caratterizzati da dubbi morali e conflitti interiori. La scena teatrale, grazie alla fisicità insita nella sua espressione, offre un terreno diretto, immediato, concreto, dove visioni del mondo e principi etici possono scontrarsi senza filtri né astrazioni.
Uno stile essenziale e filosofico
Il linguaggio della pièce è estremamente essenziale, teso, intriso di una marcata forza etica. Ogni battuta è pensata per trasmettere un significato preciso, politico e morale. I dialoghi sono sempre costruiti con grande precisione e intenzione, mentre ogni scambio tra i personaggi mette in scena il vivo confronto tra visioni opposte del mondo – tra ideali e pragmatismo, tra il bisogno di sopravvivere e il desiderio di conservare la propria dignità.
Lo stile si muove tra il rigore del dramma classico e le inquietudini del teatro dell’assurdo, richiamando per certi versi l’alienazione espressa da autori come Beckett o Ionesco, ma restando comunque saldo ai fondamenti dell’esistenzialismo. In effetti, non stupisce che Le bocche inutili sia stata rivalutata nel tempo come un’opera in grado di intrecciare pensiero filosofico e pathos teatrale in modo efficace e persuasivo.
L’attualità di Le bocche inutili
A quasi ottant’anni dalla sua prima pubblicazione, Le bocche inutili non ha perso nulla della sua forza comunicativa. I temi che affronta, tra i quali l’esclusione, il sacrificio ed il potere, restano attuali e sentiti nell’immaginario collettivo. La marginalizzazione delle donne nei contesti di conflitto, tanto simbolica quanto reale, continua purtroppo a rappresentare una ferita aperta nella società contemporanea–•.
Le donne nella guerra di ieri e di oggi
Le dinamiche di esclusione, le gerarchie imposte e il silenzio che da sempre soffoca le donne nei contesti di guerra non sono per nulla scomparse. Anzi, ancora oggi i conflitti rivelano quanto il corpo femminile resti un terreno di scontro, sia metaforico che tangibile.
Rileggere questa pièce ai giorni nostri significa interrogarsi a fondo su quanto le narrazioni ufficiali abbiano spesso trascurato e ignorato il ruolo e il sacrificio delle donne. Ciò ci porta anche a riconoscere che, in ogni epoca, sono proprio quelle “voci inutili” a raccontare e svelare la verità più autentica e amara del loro tempo.
Dove leggere Le bocche inutili oggi
Simone de Beauvoir, dunque, non è solo l’autrice de Il secondo sesso, ma anche un’abile drammaturga, capace di scuotere e smuovere intensamente le coscienze. Oggi, riscoprire questa opera è più importante che mai.
Un testo da riscoprire
Per chi vuole avvicinarsi a Le bocche inutili, il testo è disponibile in diverse edizioni in italiano e francese, sia nelle librerie che sulle principali piattaforme online come Amazon, Feltrinelli e Mondadori Store. È un lavoro che vale indubbiamente la pena (ri)leggere, studiare e riportare in scena.
Un teatro che interroga il presente
Le bocche inutili, oltre ad essere un penetrante dramma ambientato nel passato, è a tutti gli effetti un manifesto sulla necessità impellente di dare ascolto a quelle voci spesso messe ai margini. È una storia che continua inevitabilmente a parlarci, a porre quesiti difficili e di conseguenza a farci riflettere su scelte etiche ancora irrisolte.
L’eredità di Le bocche inutili
Simone de Beauvoir ci insegna come, anche in situazioni estreme (assedi, fame, morte) ci sia sempre spazio per la dignità, per la libertà di scelta e per la resistenza delle donne. In un’epoca segnata da pregiudizi e stereotipi, in cui si discute ancora di ruoli, discriminazioni ed esclusioni, questa pièce ci ricorda che nessuna voce è davvero “inutile”, basta avere il rispetto e il coraggio di ascoltarla.
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