Le FAD giapponesi: ruolo ed evoluzione

Le FAD giapponesi: ruolo ed evoluzione

FAD è l’acronimo di Forze di Autodifesa giapponesi (o Jieitai in giapponese), che sono un corpo armato istituito a partire dal 1954 tramite una reinterpretazione dell’articolo 9 della Costituzione del 1946 (che prevedeva che il Giappone non avesse a disposizione un esercito per indire guerre e risolvere contese internazionali). Secondo la nuova interpretazione del nesso tra i due comma dell’articolo, venne resa costituzionale la creazione di un corpo militare per supportare la difesa e la pace internazionale.

Origini delle FAD giapponesi

Se la fermezza dell’articolo 9 derivava da un’iniziale necessità americana durante l’occupazione di tenere a bada un Giappone che già aveva dato prova della sua prodezza militare mettendo a segno il colpo di Pearl Harbour nel 1941, durante il Reverse Course (cominciato  nel 1948 con gli esperimenti atomici dell’URSS che presagivano la guerra fredda) la prima potenza mondiale capisce di aver commesso un errore: senza un esercito proprio e con l’ombrello militare inattivo, poiché i soldati erano impegnati nella guerra di Corea del 1950, il Giappone alleato si ritrovava scoperto e alla mercé di potenziali nemici. Perciò si rende necessario un iter di reinterpretazione dell’articolo che porterà alla formazione nel 1950 della Riserva Nazionale di Polizia, nel 1952 delle Forze di Sicurezza Nazionale, e alla fine nel 1954 alle Forze di Autodifesa, ossia le FAD giapponesi, con il compito di preservare l’ordine interno e di difendere il paese in caso di attacco. Tuttavia, l’opinione popolare era avversa a questo gruppo poiché visto come anti-pacifista, andando contro l’articolo di una costituzione che, per quanto fosse stata fortemente influenzata dalle ingerenze di un paese straniero, era già stata interiorizzata come propria dai cittadini nipponici.

Polemiche e allargamento delle mansioni

Durante la prima guerra del Golfo in Iraq nel 1990 il Giappone venne accusato di checkbook diplomacy, ossia di contribuire solo economicamente alle operazioni di pace senza offrire uomini sul campo: così, nel 1992 vennero stipulate delle leggi che permisero alle FAD giapponesi di prendere parte con compiti logistici alle Peace Keeping Operations (PKO) dell’ONU una volta soddisfatte 5 condizioni fondamentali:

  • Cessate il fuoco;
  • Tutte le parti accettano le FAD;
  • Le FAD non si schierano;
  • L’uso della forza è consentito solo per legittima difesa;
  • Ritiro delle FAD immediato se le regole non vengono rispettate.

Nel 1996, il Vertice Clinton-Hashimoto (tra il presidente americano e il primo ministro del Giappone), a seguito di una nuova crisi nello stretto di Taiwan e dello scandalo di Okinawa dell’anno prima, discusse la nuova traiettoria dell’alleanza nippo-statunitense e venne approvato l’intervento giapponese immediato in caso di emergenze in territori limitrofi (come Corea, Cina e Taiwan).

La svolta post-11 Settembre

Subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle l’11 Settembre 2001 venne prontamente approvata la Legge sulle misure speciali anti-terrorismo, che autorizzava l’invio all’estero delle FAD giapponesi nell’Oceano Indiano per la prima volta, a sostegno delle forze in Afghanistan con compiti logistici. Nel 2004, con la Legge concernente misure speciali sull’assistenza umanitaria e la ricostruzione in Iraq, le FAD intervengono in concomitanza con la seconda guerra del Golfo. È in questo periodo che l’opinione popolare verso l’esercito per il pacifismo attivo comincia a scollarsi dal presunto sottotesto militarista del gruppo, ed a divenire più positiva tenendo in conto le numerose azioni umanitarie che ha realizzato.

Destino delle FAD giapponesi

La conversione a vero esercito si ha soltanto nel 2007, quando l’Agenzia della Difesa viene trasformata in Ministero della Difesa. Da quel momento in poi le mansioni delle FAD giapponesi non fanno che aumentare, tanto che nel 2011 arrivarono anche a porre una base marittima operativa in Gibuti (Africa) per placare le azioni di pirateria locali che intaccavano i commerci. Grandi passi avanti verso l’indipendenza militare del Giappone sono stati compiuti in poco tempo: quello che sorprende di più è il fatto che ad anelare ad un più concreto impegno giapponese nel settore bellico siano gli alleati americani, che auspicano almeno ad un investimento giapponese del PIL pari al 2% verso il settore militare (che invece ad oggi si aggira solo intorno all’1%, o poco più sotto il governo di Abe e pochi altri primi ministri).

Fonte immagine in evidenza:Wikipedia

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A proposito di Eleonora Sarnataro

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