Leggende metropolitane giapponesi: le 5 più spaventose

Leggende metropolitane giapponesi: le 5 più spaventose

Luoghi infestati, poemi maledetti, spiriti vendicativi e vittime di un destino efferato condannate a perpetrarlo a loro volta. Il paese del Sol Levante è da sempre un luogo affascinante dove bellezza e cultura creano un connubio mozzafiato, ma dove c’è luce si creano sempre anche delle ombre. Nei secoli sono state inventate e diffuse innumerevoli leggende metropolitane giapponesi, alcune così angoscianti da far accapponare la pelle! Ma cosa rende queste storie così inquietanti? La loro natura al di là della logica umana, oppure le strane coincidenze che sembrano legarle al mondo reale?

Ecco 5 delle leggende metropolitane giapponesi più spaventose!

1. Teke Teke

Questa storia parla del fantasma o più precisamente dell’onryō (uno spirito vendicativo) di una donna vittima di un tragico incidente in cui sarebbe stata tranciata in due da un treno in corsa. Questo spirito si dice aggirarsi nelle stazioni ferroviarie di notte con una falce, trascinando la parte superiore del proprio corpo sui gomiti. Il suo nome, Teke Teke, deriva proprio da questo: lo scricchiolio o ticchettio prodotto dal suo corpo sull’asfalto. Spiriti come gli onryō prendono di mira chiunque incontrino in modo del tutto irrazionale e nel caso specifico di Teke Teke, la sorte della vittima sarà quella di essere tagliata a metà proprio come lei.

Nel corso degli anni varie teorie hanno associato l’identità di questo spirito a quella di una donna di nome Kashima Reiko, le cui gambe furono effettivamente trascinate via da un treno dopo che la giovane cadde su dei binari. Di Reiko tuttavia si narra anche un’altra leggenda, secondo cui la ragazza infesterebbe i bagni chiedendo alle sue vittime se abbiano visto le sue gambe e perseguitando come Teke Teke chiunque non sappia darle una risposta.

2. La maledizione della camera rossa

La maledizione della camera rossa è una leggenda che circola dagli anni ’90 e narra dell’apparizione di una finestra informatica che preannuncerebbe la morte dell’utente a cui appare. La leggenda spiega che la finestra pop-up si aprirebbe in modo del tutto casuale sul computer del mal capitato e sarebbe caratterizzata da uno sfondo rosso e dalla frase: «あなたは-好きですか» («Ti piace…?»), pronunciata da una voce stridente. Nel momento in cui l’utente si accingerebbe a chiudere la finestra, ecco che questa si riaprirebbe, stavolta con la frase completa: «あなたは赤い部屋が好きですか» («Ti piace la camera rossa?»). Ogni altro tentativo di far sparire la finestra risulterebbe vano, fino a che lo schermo non diventerebbe nero, per poi mostrare i nomi delle altre vittime della maledizione. A questo punto, il povero utente sarebbe lentamente condotto alla follia e in molte versioni al suicidio nella propria stanza, tinta del rosso del proprio sangue.

Ad oggi si pensa non si tratti altro che di uno scherzo di cattivo gusto generato dalla diffusione di un’animazione horror in cui un giovane sarebbe caduto vittima di tale maledizione, eppure sembrerebbe esserci stato nel 2004 un violento crimine conosciuto come l’omicidio di Satomi Mitarai (o l’incidente di Nevada-tan) legato in qualche strano modo alla vicenda. Il gesto fu commesso da una bambina di dodici anni verso una sua compagna di classe e si dice che nella cronologia del suo computer vi fosse proprio l’”annuncio” della camera rossa.

3. L’inferno di Tomino

Una poesia che non deve mai essere letta a voce alta o si andrà incontro a una terribile sventura. L’Inferno di Tomino sembra essere apparsa per la prima volta in una raccolta poetica di nome Sakin (Polvere D’oro, 1919), del popolare poeta di filastrocche per bambini, Saijō Yaso. Le voci su questa poesia si fecero strada negli animi della gente solo negli anni 2000, nonostante alcuni già sostenessero ci fosse un legame tra il testo e due morti avvenute intorno agli anni ’80: quella di Terayama Shuji, direttore cinematografico che realizzò un film ispirato proprio all’Inferno di Tomino e quella di una studentessa universitaria morta intorno allo stesso periodo dopo aver letto la poesia ad alta voce.

Per quanto riguarda la poesia in sé, essa sembra raccontare un vero e proprio viaggio tra le fiamme dell’Inferno e girano una vasta quantità di interpretazioni sul suo significato: ci sono creepypasta che attribuirebbero il testo a una bambina dell’800 vittima di pesanti abusi familiari e c’è chi la vede come una metafora di guerra, offrendo una chiave di lettura forse ancora più spaventosa di quella letterale. Ad ogni modo, negli anni molte persone avrebbero testimoniato di essersi sentite in modo strano leggendo il componimento, se non addirittura di aver sofferto di malori fisici.

4. Il villaggio Inunaki

Situato ad est del Monte Inunaki nella prefettura di Fukuoka, questo villaggio è un luogo in cui «la Costituzione giapponese non ha effetto». Questa è la leggenda che cominciò a diffondersi negli anni ’90 e che parla degli aggressivi abitanti del villaggio di Inunaki, isolatosi dal resto della nazione intorno al periodo Edo e così piccolo da essere considerato “facile da mancare”.

Una delle prime voci diffusesi su questo luogo ha come protagonisti una coppia in viaggio verso Hisayama negli anni ’70, che sarebbe andata verso la foresta in cerca di aiuto poiché la loro auto si era rotta. Una volta giunta al villaggio apparentemente abbandonato, la coppia sarebbe stata “accolta” da un vecchio armato di falce e poi uccisa. Molti suggeriscono invece che Inunaki sia del tutto abbandonato (forse decimato da un’epidemia), infestato o vi si pratichino cannibalismo e sacrifici umani.

Ma omicidi, trappole mortali, incidenti, maledizioni e il passaggio obbligatorio tramite un tunnel infestato sono solo alcune delle storie che si narrano su questo luogo e il fatto che si trovi anche vicino ad una foresta di certo non è dei più rassicuranti. Potrebbe tuttavia essere rassicurante sapere che in realtà l’esatta posizione del villaggio non è mai stata confermata, quindi non si sa se esista o meno (sebbene in passato vi fosse un posto con un nome molto simile).

5. I passeggeri fantasma

L’ultima tra le leggende metropolitane giapponesi qui proposte è la storia dei cosiddetti “passeggeri fantasma”, tanto inquietante quanto struggente. Questa leggenda non è esattamente una novità all’interno del folklore giapponese, ma la sua diffusione più recente risulta essere legata agli eventi del terremoto e maremoto Tōhoku e del disastro di Fukushima, entrambi avvenuti nel marzo 2011.

Le vittime di tali catastrofi, incapaci di trovare pace o addirittura inconsapevoli di essere morte, vagherebbero per le strade del Giappone chiedendo passaggi ai taxi in corsa per tornare a casa dai propri cari. Esse tuttavia svanirebbero nel nulla prima di arrivare a destinazione, lasciando dietro di sé solo un sedile bagnato e un viaggio non pagato. In alcuni casi, i tassisti hanno testimoniato non solo di non essere riusciti a portare i passeggeri a destinazione, ma di aver ricevuto indirizzi ormai inesistenti in quartieri completamente rasi al suolo dai disastri. Alcuni di loro, dato il profondo rispetto per i defunti, avrebbero pagato essi stessi le corse, mentre i templi e i monaci buddhisti vicini alle aree coinvolte ricevettero numerose richieste di esorcismi e riti purificatori. I più scettici affermano tutt’oggi che non si tratti altro che di un trauma collettivo, alimentato dai profondi sensi di colpa dei sopravvissuti.

Che le origini di queste storie siano reali o meno probabilmente resterà impossibile da confermare, ma ciò che è certo è che leggende metropolitane come quelle giapponesi non smetteranno mai di essere tramandate insieme alla fiorente cultura del proprio paese.

 

Fonte immagine di copertina: Freepik

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