Leggende polinesiane: le 4 più interessanti

Leggende polinesiane: le 4 più interessanti

Le leggende polinesiane raccontano di storie d’amore e di magia, di dèi e di regine, di indomite principesse e di pescatori coraggiosi. Si trattano di racconti nati per spiegare fenomeni naturali, come formazioni rocciose o passaggi nei reef, la nascita di un frutto o di una pianta, la celebrazione di un evento, ma soprattutto per dare un significato a nomi di luoghi e isole, prendendo spunto dalla tradizione polinesiana. Adesso, facciamo un tuffo in 4 delle leggende polinesiane più avvincenti!

  1. La leggenda di Tahiti

Un esempio che meglio rende quest’importante utilizzo delle leggende polinesiane di spiegare i nomi assegnati alle isole è senz’altro la leggenda di Tahiti, un’isola della Polinesia francese. La storia vuole che una principessa, di nome Perei-tai, fosse innamorata di un pescatore, che si chiamava Temuri. Quando il suo innamorato morì, la principessa fuggì dall’isola di Tahiti, dove si erano conosciuti, per rifugiarsi a Raiatea. Qui dopo poco tempo incontrò il principe Terei-marama e lo sposò, dando alla luce una graziosa bimbetta. Purtroppo, dopo la nascita della figlia, la principessa precipitò nel buco nero del Regno delle Tenebre. Suo fratello, Matairua-puna, venendo a conoscenza della disgrazia, si precipitò nel Regno delle Tenebre per salvarla: trovatala, rimase con lei negli Inferi per un certo tempo. I loro antenati defunti fecero loro dono di una conchiglia gigantesca, che emetteva suoni dolci e armonie aggraziate, chiamata Puna-auia, cioè “conchiglia dagli echi profondi”. Dopo un anno passato negli Inferi, la principessa aveva dimenticato gli affanni e il dolore che aveva vissuto sulla terra. Fu così che lei e il fratello ricevettero l’ordine di tornare alla vita e furono accompagnati fino ad una caverna che si apre nella scogliera più ripida e appartata di Tahiti. Giunti all’aria aperta, il principe soffiò con forza nella conchiglia che aveva avuto in dono: il suono prodotto attirò l’attenzione degli abitanti dell’isola, che ben presto accorsero e furono stupiti nel vedere i due giovani, da lungo tempo dati per dispersi. Da quel giorno le scogliere di Tahiti presero il nome della conchiglia magica: Puna-auia. Ancora oggi, a Tahiti, quando tramonta il Sole, è spesso possibile udire il suono delle spettacolari conchiglie.

  1. La leggenda di Moorea, la lucertola gialla

Una delle leggende polinesiane più caratteristiche è quella che concerne l’isola di Moorea, una meravigliosa isola della Polinesia francese. Il suo nome significa “lucertola gialla” e la leggenda narra di una coppia di innamorati, che abitava sull’isola di Maiao. Quando la donna restò incinta, invece di un bimbo, partorì un uovo, e dall’uovo nacque, appunto, una lucertola gialla (Moorea). I neo-genitori la accudirono e la crebbero con amore. Tuttavia, Moorea crebbe a dismisura, spaventando non solo i suoi genitori, ma anche gli altri abitanti dell’isola. Il padre e la madre della lucertola gialla decisero, così, di allontanarla e, dopo averla fatta salire su una canoa, la abbandonarono a est di Tahiti. La lucertola, impaurita, aspettò per un po’ che i genitori tornassero a prenderla ma, non vedendoli tornare, decise di tuffarsi e tornare a casa a nuoto. Nuotò verso sud, senza incontrare terra e lottando contro le correnti. Incapace di resistere, la lucertola gialla annegò e il suo corpo fu trasportato dalle onde fin su una spiaggia dell’isola di Aimeho. Qui due pescatori la trovarono e, gridando al prodigio, andarono a chiamare gli altri abitanti dell’isola, i quali, ritenendo questo ritrovamento di buon auspicio, decisero di cambiare nome alla loro isola. Fu così che Aimeho divenne Moorea, la lucertola gialla.

  1. La leggenda del cane di Hina

Sempre le leggende polinesiane ci raccontano della storia del cane di Hina. Hina era una giovane regina dotata di fascino, ma anche di intelligenza e coraggio, regnava con onestà e bontà sull’isola di Raiatea. La bellissima fanciulla si era innamorata di un umile pescatore, che ricambiava il suo amore e, per dimostrarglielo, le aveva dato in dono una collana di perle polinesiane, le più belle perle che si fossero mai viste, nere come la notte e scintillanti come milioni di stelle. Tuttavia, la giustizia con la quale governava l’isola era contrastata dal perfido Hiro, il re dei ladri. I due spesso si scontravano ed un giorno, dopo l’ennesima diatriba, Hiro decise di vendicarsi rubando alla regina Hina la sua preziosissima collana di perle e nascondendola laddove nessuno avrebbe mai potuto trovarla. Quello a cui Hiro non aveva pensato, però, è che Hina possedeva il cane più potente in assoluto, dotato di una forza sorprendente e di un olfatto imbattibile. Il cane, guidato dal suo fiuto, si diresse verso l’isola di Huahine, dove Hiro aveva nascosto il gioiello sotto una grossa pietra. Affinché la sua padrona potesse trovare agevolmente il nascondiglio della collana, il cane batté con forza la sua zampa sul masso, lasciando un’impronta che si può vedere ancora oggi.

  1. La leggenda dell’isola di Pasqua

Una delle leggende polinesiane avvolta da un’aura di incredibile mistero è sicuramente quella che narra l’origine dell’isola di Pasqua, nota anche come Rapa Nui, una remota isola vulcanica della Polinesia, appartenente al Cile. Il suo nome è dovuto al fatto che l’isola è stata scoperta il giorno di Pasqua del 1722 dall’esploratore Olandese Jacob Roggeveen. Nell’immaginario collettivo viene identificata con le statue dei Moai, enormi busti monolitici sparsi lungo l’intero territorio. Secondo alcuni studi recenti, le statue rappresenterebbero capi morti di tribù indigene e, secondo la credenza popolare, avrebbero permesso ai vivi di prendere contatto con il mondo dei morti; tuttavia, il loro scopo è ancora incerto. In particolare, una leggenda dell’Isola di Pasqua narra che dal cielo giunsero degli uomini uccello, detti Tangata manu, capaci di volare. Il loro capo si chiamava Makemake e, secondo la mitologia locale, era il creatore dell’umanità, il dio della fertilità e la divinità per eccellenza del culto dell’uomo uccello. La sua immagine è stata scolpita su alcune rocce presenti sull’isola. I colossi di pietra si muovevano grazie a una forza misteriosa che solo due sacerdoti erano in grado di controllare. Un giorno, però, i due sacerdoti scomparvero e da lì il lavoro di costruzione delle statue fu sospeso. Questo è il motivo per cui una schiera di statue è rimasta incompiuta. Gli studiosi fanno coincidere questo momento con l’anno 1500.

Ciò che è interessate è il modo in cui le leggende polinesiane si intrecciano alla vita di tutti i giorni, avvolgendola di un’atmosfera di magia.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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