L’isola di Pasqua: tra storia e leggende

L’isola di Pasqua: tra storia e leggende

L’isola di Rapa Nui, anche conosciuta comunemente come isola di Pasqua, è uno dei luoghi più evocativi ed esotici del mondo, soprattutto grazie alla particolarità delle sue imponenti statue, che le hanno dato la possibilità, nel 2007, di entrare nella lista delle 21 finaliste in lizza per il titolo di Meraviglia del mondo moderno, che sfortunatamente non riuscì ad ottenere. Ma Rapa Nui non è solo un territorio di natura incontaminata costellata di statue megalitiche a forma di testa, è anche un luogo colmo di misteri ed è la culla di una storia che ancora nessuno è riuscito a ricostruire con precisione. Popoli e religioni sconosciuti si sono alternati in questa terra ai confini del mondo contribuendo alla creazione di vere e proprie leggende. Oggi infatti prenderemo in esame la storia e le leggende riguardanti l’isola di Pasqua.

La storia dell’isola di Pasqua

È il 1722, più precisamente il giorno della domenica di Pasqua di quell’anno (da cui l’isola prende il nome), quando l’ammiraglio olandese Jacob Roggeveen si ritrova ad approdare sulle coste di questo misterioso luogo non evidenziato dalle cartine geografiche della zona. Ci troviamo infatti nell’Oceano Pacifico meridionale, più precisamente nelle aree appartenenti al Cile e la nostra isola è una delle aree abitate più isolate del mondo, perciò non c’è da stupirsi se nell’anno della sua scoperta non ci fosse nessuna mappa a testimoniarne l’esistenza. Ciononostante la sua scoperta da parte degli olandesi, porta ad un progressivo interesse della corona spagnola che cerca di far annettere quel territorio alle proprie colonie in tutti i modi. Da questo momento in poi una serie di eventi spiacevoli hanno peggiorato le condizioni di una popolazione che è stata vittima di numerose epidemie come il vaiolo, la sifilide, l’influenza e la lebbra, che hanno portato alla decimazione della popolazione stessa e non solo, alcuni esploratori europei, infatti, iniziano, nel 1862, un vero e proprio processo di schiavizzazione che ha obbligato tantissimi indigeni alla deportazione nelle aree peruviane. Alla fine viene annessa al Cile nel 1888, ma questo evento non è stato assolutamente sinonimo di pace per il territorio.

Dalla sua scoperta fino agli anni più recenti quest’isola carica di storia non ha dunque avuto un attimo di pace: basti pensare che nel suo periodo più fiorente, tra il 1500 e il 1600 circa, si potevano contare all’incirca 15.000 abitanti e invece nel 1877 (meno di un secolo dopo la sua scoperta), il tasso demografico contava solo 111 abitanti. Questo proprio a causa delle deportazioni e delle numerose malattie che hanno letteralmente portato il tasso quasi a sfiorare lo 0.

A partire dagli anni ’60 del ‘900, dopo numerosi altri scontri per il controllo del territorio da parte del Cile, così come da parte delle altre potenze mondiali interessate a quelle aree, l’isola di Pasqua sembra trovare la sua stabilità politica e con l’arrivo del turismo nel 1967, ricomincia la sua lenta ripresa.

Le leggende

È un dato di fatto, ormai, che la storia delle origini di quest’isola sia da considerare quasi sconosciuta. Alcuni studi hanno dimostrato che le prime popolazioni che ne hanno abitato i territori, fossero di origine polinesiana piuttosto che sudamericana (come invece si credeva), ma i dati che sono stati rilevati non hanno portato a nulla di concreto, rendendo impossibile realizzare una ricostruzione storica precisa. Il mistero che aleggia attorno a questo luogo remoto ha quindi preso vita, spingendo i visitatori a cercare delle spiegazioni attraverso numerose leggende.

I Moai

La prima di tutte riguarda le curiose teste di pietra di cui l’isola di Pasqua è interamente costellata (siamo intorno alle 700 statue). Si tratta dei Moai: giganti di roccia, dai 2 ai 20 metri d’altezza, che raffigurano volti di uomini dal naso appuntito, orecchie allungate ed espressioni austere e severe, spesso abbellite da cappelli o acconciature, che sono state innalzate in tempi molto antichi. Scavate in un tufo particolare presente solo all’interno della cava del vulcano Ranu Raraku (dove ancora oggi si possono ritrovare numerosi reperti incompleti), venivano fatti scivolare con l’ausilio di tronchi e poi innalzati nel terreno. Oltre ad essere interessanti per il loro aspetto, ciò che alimenta il mistero che aleggia attorno a queste statue, è la loro posizione: spalle al mare e sguardo diretto verso i centri abitati, c’è chi dice che fossero divinità o antenati il cui scopo era quello di proteggere le popolazioni che abitavano quei territori. Pare che le cavità oculari, ad oggi completamente vuote, fossero in realtà state riempite da bulbi realizzati in corallo ed ossidiana. Inoltre queste mastodontiche statue erano in grado di muoversi e di spostarsi sul territorio per proteggere chi ne aveva più necessità, solo due sacerdoti erano in grado di controllare questi spostamenti ma, in seguito alla loro misteriosa sparizione, cessò anche l’attività di produzione di queste teste, motivo per cui molti esemplari sono stati abbandonati all’interno della cava.

Ad oggi però, la permanenza di queste statue monolitiche rende l’isola di Pasqua un vero e proprio museo a cielo aperto che si sta cercando di preservare in tutti i modi poiché a causa dei fenomeni atmosferici le teste stanno via, via ritornando alla loro forma originale.

L’uomo uccello

Non si conosce l’origine di questa leggenda, ma pare che un uomo uccello, esistesse già dal 1500 in moltissime culture polinesiane. Non era però ancora arrivato nei territori dell’isola di Pasqua, dove gli indigeni erano ancora fortemente legati alla costruzione dei Moai. Poco dopo però, la costruzione di queste statue viene misteriosamente interrotta e con essa si cessa anche di venerare gli avi e le divinità ad esse relazionati. Un vero e proprio stravolgimento religioso che porta alla nascita della figura di questo nuovo “dio”: un essere per metà umano e per metà uccello, che sarebbe stato in grado di volare.

La realtà dei fatti, però è che quest’uomo uccello non era solo una credenza fittizia a cui gli indigeni si appellavano per poter ottenere fortuna e benestare. Ogni inizio di primavera le tribù di guerrieri che abitavano l’isola di Pasqua sceglievano un rappresentante che aveva il compito di portare a termine un percorso specifico: dopo un pericoloso tuffo dallo strapiombo di Rano Kao (uno dei vulcani che compongono l’isola), i guerrieri dovevano raggiungere a nuoto – evitando preferibilmente gli squali – la piccola isola di Motu Nui, dove la rondine di mare oscura aveva deposto il suo uovo. L’uovo doveva essere recuperato e portato in salvo dal Gran Sacerdote. Chi riusciva a completarlo per primo otteneva il titolo di uomo uccello e veniva venerato come protettore dell’isola fino alla primavera successiva.

Queste sono solo alcune delle leggende che riguardano la misteriosa isola di Rapa Nui, ma sono sicuramente identificative di un popolo molto distante dal nostro.

Fonte immagine: Wikipedia

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