Carne coltivata: cos’è e quali sono i vantaggi e i limiti

Carne coltivata: cos'è e quali sono i vantaggi e i limiti

Lo scorso novembre la Camera ha approvato il disegno di legge che sancisce il divieto di produzione e distribuzione in Italia della carne coltivata, chiamata erroneamente anche carne sintetica. Una decisione, questa, che ha creato un vero e proprio dibattito e che ha diviso l’opinione pubblica: da un lato i sostenitori della carne coltivata, che ne sottolineano i vantaggi soprattutto dal punto di vista ambientale, dall’altro i tradizionalisti che per nulla al mondo mangerebbero un hamburger prodotto in laboratorio.

Scopriamo, quindi, cos’è la carne coltivata e quali sono i suoi pro e contro

Carne coltivata o carne sintetica?

Innanzitutto, è importante sottolineare che il termine sintetico, in riferimento alla carne prodotta in laboratorio, è di uso improprio: in inglese, infatti, viene chiamata cultivated meat o cultured meat, quindi la traduzione più appropriata sarebbe carne coltivata. L’uso dell’aggettivo sintetico -che nell’immaginario collettivo ha spesso un’accezione negativa- rimanda a un qualcosa di finto, non naturale e, per questo, non sicuro per la salute.

Cos’è la carne coltivata e come viene prodotta

La carne coltivata è prodotta in vitro, quindi in laboratorio, mediante un processo che si basa sulle tecniche della medicina rigenerativa e che non prevede il macello degli animali di allevamento, a differenza della carne tradizionale.

Il processo di produzione della carne coltivata inizia con una biopsia, che consiste nel prelevare un piccolo campione di cellule staminali dal muscolo dell’animale. Queste cellule vengono poi inserite in appositi contenitori, chiamati bioreattori, all’interno dei quali sono presenti condizioni di temperatura e ossigenazione ottimali e determinati ormoni necessari per la proliferazione delle cellule. Affinché ciò avvenga, sono necessari due elementi: il terreno di coltura, ovvero una sorta di siero contenente tutte le sostanze nutritive per favorire la crescita delle cellule, e il supporto -in inglese scaffold– grazie al quale conferire alle cellule una struttura tridimensionale. Al termine di questo processo si ottiene un macinato di carne, con cui è possibile creare delle polpette oppure un hamburger. Per quanto riguarda invece il sapore, sono stati condotti dei test durante i quali diversi esperti hanno assaggiato della carne di pollo tradizionale e della carne di pollo coltivata in laboratorio. Il risultato? Tutti hanno avuto difficoltà a distinguerle e alcuni hanno addirittura espresso una preferenza di gusto per la carne coltivata.

Prezzo della carne coltivata e Paesi in cui è possibile consumarla

Il primo hamburger di carne coltivata è stato prodotto nel 2013 dal professore universitario Mark Post con un costo totale di circa 375mila euro. Con l’aumento dei finanziamenti e quindi con l’avanzare della ricerca in questo campo, i costi si sono ridotti notevolmente, anche se sono ancora elevati rispetto a quelli di produzione della carne tradizionale. Attualmente è possibile produrre e consumare carne coltivata soltanto a Singapore, in Israele e negli Stati Uniti, dove il prezzo si aggira tra i 400 e i 2000 dollari al kg. In UE, invece, non è ancora possibile produrla, né tantomeno distribuirla  e prima che ciò avvenga è necessario che l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) approvi questo nuovo alimento. Se dovesse essere legalizzata anche nel territorio europeo, l’Italia sarebbe costretta ad annullare il divieto della distribuzione della carne coltivata per non incappare in una sanzione.

I vantaggi della carne coltivata

Prima di analizzare quali potrebbero essere i vantaggi e i limiti della carne coltivata, occorre sottolineare che, trattandosi di ricerche recenti, i dati a disposizione sono pochi, quindi è difficile sapere con certezza, almeno per ora, quali possono essere gli effetti a lungo termine.

1) Secondo diversi studiosi, uno dei vantaggi principali della carne coltivata sarebbe di carattere ambientale: gli allevamenti intensivi, infatti, sono responsabili del 18% delle emissioni di gas serra a livello mondiale, a cui si aggiungono consumo di terreno (30%), energia (8%) e acqua. La carne in vitro potrebbe rappresentare la svolta e diventare un’alternativa più sostenibile, considerando che più aumenta la popolazione mondiale, maggiore è la domanda di cibo.

2) Un altro vantaggio, altrettanto importante, riguarderebbe invece la sicurezza alimentare: la carne prodotta in laboratorio potrebbe essere più sana, perché priva di antibiotici e farmaci che vengono somministrati agli animali negli allevamenti intensivi, e meno contaminata da batteri e altri agenti esterni pericolosi per la salute.

3) L’ultimo vantaggio, che dal punto di vista etico è il più importante, riguarda il benessere degli animali. Se fino a qualche anno fa veniva utilizzato il siero fetale di vitello come sostanza essenziale del mezzo di coltura, negli ultimi tempi si sta cercando di risolvere questa problematica adoperando esclusivamente sostanze di origine vegetale. Quindi, attualmente, produrre carne in vitro non richiede la macellazione di bestiame e ciò potrebbe non solo contribuire a migliorare il benessere degli animali, ma anche a rassicurare tutti quei consumatori attenti alle condizioni in cui vivono gli animali allevati per la produzione di cibo.

I limiti della carne coltivata

Attualmente la produzione di carne coltivata presenta anche diversi limiti, delle problematiche che potrebbero essere difficili da risolvere in tempi brevi.

1) Il primo è costituito dagli elevati costi di produzione, e ciò è dovuto a tre elementi fondamentali: la manodopera specializzata, gli strumenti necessari per la proliferazione delle cellule e i bioreattori. Secondo diversi studiosi sarà difficile estendere la produzione di carne coltivata su larga scala, di conseguenza ci vorrà molto tempo prima che i costi -e quindi il prezzo finale- si abbassino.

2) Da una serie di studi riportati da The Good Food Institute sui possibili vantaggi della carne coltivata dal punto di vista ambientale, è emerso che in realtà a lungo termine questa potrebbe avere un impatto ambientale addirittura maggiore rispetto alla carne tradizionale: infatti, questo tipo di produzione richiede un consumo non indifferente di energia, necessaria per infrastrutture e strumenti come i bioreattori, anche se per ovviare a questo problema si potrebbero utilizzare fonti di energia rinnovabile. Inoltre, per assicurare un elevato livello di sterilità -fondamentale per evitare la proliferazione di batteri e quindi la contaminazione- è necessario utilizzare dispositivi monouso in plastica e ciò potrebbe peggiorare ulteriormente l’inquinamento da plastica, che è attualmente uno dei problemi ambientali più urgenti da affrontare.

3) Infine, restano poco chiari i metodi di smaltimento delle sostanze contenute nel siero, che a lungo andare potrebbero provocare problemi di inquinamento del suolo, e bisogna considerare l’accettazione da parte dei consumatori, che può essere compromessa da aspetti culturali, etici, dalla disinformazione, dalla sfiducia nella scienza e nella tecnologia e dalla preoccupazione circa la salubrità di un alimento prodotto in laboratorio.

Prospettive future

La produzione di carne coltivata rappresenta una vera e propria sfida tecnologica e può contribuire allo sviluppo di tecniche adoperabili anche in altri settori. Al momento è difficile valutare l’impatto ambientale a lungo termine della transizione dalla carne tradizionale alla carne coltivata in quanto tutti gli studi condotti si basano esclusivamente su previsioni e non è detto che in futuro non si riescano a superare tutti i limiti attuali.

Quello che è certo è che prima l’Unione Europea legalizzi la produzione e distribuzione della carne coltivata, saranno necessari studi, ricerche e test approfonditi per verificare che si tratti di un alimento sicuro per la salute, e solo allora sarà possibile commercializzarla e trovarla nei supermercati, ma si tratterà indubbiamente di un processo lungo e che richiede una transizione graduale.

Fonte immagine in evidenza: tilialucida tramite Canva.com

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