Recenti contributi alle investigazioni sulla musica provengono dall’introduzione di nuove tecniche di testing e imaging mentale, come l’elettroencefalogramma, che permettono di osservare il cervello in azione. L’esperienza musicale tra bambini e adulti si poggia su una sostanziale affinità per quanto riguarda i meccanismi di strutturazione, della percezione che sono di probabile origine innata e operanti già dai primi giorni di vita.
Tra le somiglianze abbiamo: il tutto è più della somma delle parti, figura/sfondo (ci sono alcuni caratteri in preminenza e altri secondari), prossimità (elementi vicini a livello spaziale tendono ad essere raggruppati), somiglianza (elementi tra loro simili tendono ad essere raggruppati), continuità di direzione (elementi che si muovono nella stessa direzione tendono ad essere colti come appartenenti alla stessa configurazione), buona forma (gli stimoli vengono strutturati in forme percettive equilibrate e regolari).
Questi principi descrivono le operazioni di raggruppamento messe in atto, affinché la complessità degli eventi possa essere semplificata e codificata. Si fa riferimento alla legge di Miller del 7 ± 2, ovvero il numero limitato di dimensioni manipolabili da parte della nostra percezione.
Quindi, il problema è ritenere il maggior numero di informazioni nel limite di tempo disponibile agli span di memoria (elenco più lungo di elementi che una persona può ripetere nell’ordine corretto). Questo è reso possibile grazie all’articolazione degli eventi in chunks (pezzi) che contengono un certo numero di informazioni che andranno organizzate gerarchicamente, ad esempio la memorizzazione di un numero di telefono che per essere ricordato va suddiviso in gruppi di 2-3 cifre anziché 10 cifre di seguito tutte insieme. Sarà l’esperienza che aiuterà nell’economizzare il carico di memoria riconoscendo ad esempio ripetizioni di moduli che ci permettono di semplificare le strutture.
Il raggruppamento opera in base al principio dell’uguale/diverso, quando si sente una discontinuità si delimita il gruppo, esempio acuto/grave, lungo/corto, legato/staccato, piano/forte. Le segmentazioni possono essere utilizzate anche su larga scala. Il raggruppamento non è sempre facile perché a volte possono esserci strutture ambigue.
L’esperienza musicale tra bambini e adulti, dunque sono segnati da meccanismi di segmentazione percettiva ma i bambini in alcuni contesti ottengono dei risultati migliori perché negli adulti prende il sopravvento l’acculturazione musicale indotta dalle abitudini; i bambini risultano quindi inoltre anche più flessibili nella percezione di complessi metri irregolari di altre musiche. Questa plasticità la ritroviamo anche a livello neuro-fisiologico attraverso l’adozione di tecniche di imaging cerebrale da cui si rileva che i bambini attirano aree cerebrali simili sia nel processo ritmico che melodico, a differenza degli adulti che evidenziano una maggiore specializzazione emisferica.
Parliamo dunque di ‘’l’apprendimento per disapprendimento’’ ovvero l’apprendimento non procede per accrescimento progressivo ma per selezione di strategie che sono più efficaci.
Un problema è quello dei periodi critici per lo sviluppo di abilità musicali, ovvero se la fascia di età relativa al periodo prescolare è quella più importante per la costruzione dello schema corporeo e per lo sviluppo delle capacità coordinative, risulta essere precocissima l’attivazione del circuito di feedback orecchio-voce funzionale allo sviluppo dell’acquisizione del linguaggio: ad esempio, bambini sordi dalla nascita non riusciranno ad acquisire completamente il linguaggio se non indossano precocemente delle protesi, a differenza di bambini colpiti dalla sordità dopo i 6 anni.
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