Illuminata gallerista internazionale, Lia Rumma, salernitana d’origine ma napoletana nell’anima, è anche un’importante collezionista d’arte, e con il marito Marcello, prematuramente scomparso, è stata una delle protagoniste del mecenatismo culturale, regalando stralci di vita d’artisti. Negli anni 80 noi artisti partecipavamo sempre a tutte le inaugurazioni delle mostre ospitate dalle quattro gallerie napoletane di Lucio Amelio, Peppe Morra, Pasquale Trisorio e Lia Rumma, appunto. Spazi che accoglievano il meglio dell’arte e dei grandi di tutto il mondo, punti d’incontro assolutamente imprescindibili per chi amava la creatività e dove sapiente sperimentazione, unita a geniali intuizioni, permetteva di scrivere pagine nuove della storia dell’arte. Un’occasione unica, insomma, per vedere da vicino i loro lavori e conoscerli di persona e, perché no, provare anche a farsi notare. Nel 1999 poi Lia ha inaugurato nel quartiere Brera a Milano una nuova sede espositiva attorno alla quale gravitano prestigiosi progetti internazionali.
Lia Rumma è quindi una figura fondamentale nel panorama artistico contemporaneo. Il suo viaggio è iniziato con una piccola galleria a Napoli, dove ha dimostrato un impegno costante nella promozione degli artisti contemporanei. Si deve sottolineare il suo comportamento accessibile e il suo calore genuino, che l’hanno resa cara sia agli artisti che al pubblico. Lia Rumma si impegna profondamente con la comunità artistica, promuovendo discussioni che illuminano l’essenza dell’espressione artistica. Attraverso le sue interazioni, esemplifica cosa significa essere un sostenitore dell’arte contemporanea in un panorama culturale in rapida evoluzione. Poi la Galleria Lia Rumma di Milano testimonia inoltre la sua influenza e visione. Progettata da CLS Architetti, questa struttura è riconosciuta come una delle più grandi gallerie private d’Europa. Il progetto architettonico non privilegia solo la funzionalità ma anche l’estetica; presenta elementi innovativi come il cemento Bianco TX Millenium che contribuisce alla sostenibilità ambientale offrendo allo stesso tempo ampi spazi favorevoli all’esposizione di diverse opere d’arte e l’integrazione della galleria tra aree interne ed esterne favorisce un dialogo unico tra i pezzi esposti. Quel giorno andai da lei con la mia fotocamera Hasselblad, medio formato, in via Vannella Gaetani a Napoli, dove aveva ad un piano la galleria e ad un altro l’abitazione, che comunque sembrava un museo, perché piena di opere straordinarie di importanti maestri, meravigliosamente disposte in modo armonico. Il suo colore preferito è il nero, infatti non ricordo di averla mai vista indossare abiti di una tinta diversa. Affascinante e fine in ogni posa, da ammirare così come si fa con le sue pregevoli esposizioni. Cominciai a guardarmi intorno in quella suggestiva casa, dove tutto trasudava di Bellezza, e mi colpirono particolarmente due sculture: la Venere di Michelangelo Pistoletto e un profilo in legno, che Mario Ceroli le aveva dedicato, e che la ritraeva diciottenne. Immediatamente decisi di fotografarla proprio con questi capolavori; posizionai le luci e scattai. Il suo sguardo, fiero e sicuro, era sempre talmente magnetico e penetrante che non ci fu bisogno di ripetere i click. Gli originali di queste due foto sono entrambi a colori, ma talvolta preferisco proporli anche in bianco e nero, perché credo che ciò ne aumenti l’intensità e metta maggiormente in evidenza la struttura delle forme nell’immagine.
Augusto De Luca