Nel vasto paesaggio delle lingue mondiali, alcune rimangono avvolte nel mistero, usate solo dai pochi a cui possono essere trasmesse. Queste lingue sconosciute sono spesso a rischio estinzione (alcune già perdute), isolate o poco documentate. Ne esistono moltissime e qui ne presenteremo tre in particolare: il Toda, il Taa e il Kallawaya.
Il Toda (தோதா): una delle lingue sconosciute indiane
Parlata dall’omonimo popolo pastorale degli altopiani dei Nilgiri, nell’India meridionale, la lingua Toda appartiene alla famiglia dravidica. Gli studi, come quelli di M. B. Emeneau, mettono in risalto l’isolamento linguistico: ciò è dovuto al fatto che non ha parentele strette con le lingue dravidiche maggiori circostanti (Tamil e Kannada). Questo indica un’antichissima separazione dal proto-dravidico (come accadde probabilmente per il gotico con il proto-germanico) e un prolungato isolamento geografico nelle montagne, dove la cultura Toda si è sviluppata per millenni attorno al bufalo sacro, come spiegato dallo studioso Tarun Chhabra. Probabilmente questo isolamento linguistico è uno dei motivi per i quali questa rientra tra le lingue sconosciute.
Ha caratteristiche molto particolari: una fonologia complessa che comprende un numero significante di vocali (infatti si possono identificare fino a 16 fonemi distinti). Il sistema consonantico, inoltre, è ricco di suoni retroflessi rari. Per quanto riguarda il lessico è fondamentalmente legato alla cultura sacra e pastorale del luogo.
Nonostante a livello morfologico essa si mostri agglutinante come le altre lingue dravidiche, il Toda conserva alcune strutture arcaiche, sviluppando allo stesso tempo anche delle innovazioni linguistiche.
Ad oggi, sono diversi gli elementi che possono portare questa lingua “esoterica” verso l’estinzione. Oltre all’erosione dell’habitat, infatti, c’è un’incessante pressione da parte delle lingue maggioritarie (ovvero il Tamil e il Badaga) e si registra un calo demografico storico. Nonostante ciò, la sua persistenza testimonia una forte resilienza culturale. Proteggere questa lingua significa proteggere una cultura millenaria legata al territorio.
Il !Xóõ (Taa) e il primato per la fonologia più complessa
Parlata dalle comunità San in Botswana, Namibia e Sudafrica, la lingua !Xóõ, nota anche come Taa, è un’importante testimonianza delle lingue khoisan meridionali, un ramo linguistico isolato e antichissimo. Classificata nel ramo Taa (o Tuu) delle lingue khoisan, la caratteristica più particolare è sicuramente la sua fonetica, ritenuta la più complessa al mondo grazie ai suoi oltre 100 fonemi distinti.
I suoi dialetti si dividono in varietà orientali, parlate principalmente in Botswana (come Tshaasi e !Huan), e occidentali, diffuse in Namibia. Nonostante il territorio sia molto ampio, si stima che i parlanti siano solo poche migliaia, distribuiti in piccoli insediamenti. Sfortunatamente, alcune varianti dialettali come Koon e Kakia sono già estinte, mettendo in risalto la tendenza di questa lingua a scomparire.
La fonetica dello !Xóõ include click prodotti in quattro o cinque punti di articolazione diversi, consonanti eiettive, cluster consonantici rari e un sistema tonale elaborato con modificazioni glottali delle vocali. Il lessico, invece, mostra un profondo legame con l’ambiente, le migrazioni stagionali e i luoghi sacri, riflettendo una conoscenza ecologica che porta dentro di sé millenni di storia. Tuttavia, è proprio questa ricchezza fonetica a rappresentare un problema per la codifica ortografica.
Come spesso accade per le altre lingue sconosciute, anche lo !Xóõ è minacciato da diversi fattori. Primo fra tutti, le politiche di reinsediamento, che hanno trasferito forzatamente i !Xóõ dai loro territori a insediamenti controllati, in aree dominate da gruppi Bantu come i Bakwena e i Bakgalagari. Inoltre, le scuole insegnano esclusivamente in setswana e in inglese, marginalizzando attivamente lo !Xóõ. Un altro problema è il fatto che le le lingue “San” non vengono riconosciute dalla Costituzione del Botswana; a ciò si aggiunge il numero di parlanti fluenti, in costante declino.
Per evitare l’estinzione di questa lingua, i ricercatori utilizzano archivi digitali con registrazioni audio e video che catturino le complesse pronunce, la tradizione orale e il lessico. Importanti e necessarie possono essere anche le riforme educative inclusive, che dovrebbero prevedere programmi bilingui integrando lo !Xóõ nell’istruzione formale. Per fare tutto questo, però, serve innanzitutto una riforma politica che riconosca e tuteli la lingua Taa a livello costituzionale.
Il Kallawaya: la creazione delle lingue sconosciute degli sciamani
L’ultima delle lingue sconosciute presentate è nascosta tra le montagne della regione di Charazani, a nord di La Paz, in Bolivia: il Kallawaya, conosciuto dai suoi custodi come Machaj Juyai (“la parlata degli uomini”). Può essere descritto come un codice segreto, utilizzato esclusivamente dai guaritori tradizionali (i kallawayas) durante rituali curativi. Non è una lingua autonoma, ma una vera e propria creazione linguistica che unisce il lessico del Paquina (un’antica lingua legata all’impero preincaico di Tiwanaku, del VII-XI secolo) con la struttura grammaticale del Quechua meridionale, la lingua dominante delle Ande.
Per creare parole e frasi, i guaritori sostituiscono sistematicamente le radici dei vocaboli quechua con equivalenti puquina o termini enigmatici, utilizzando le strutture grammaticali quechua. Questa sostituzione selettiva rende il discorso incomprensibile ai non iniziati, proteggendo i segreti rituali. Alcuni termini, inoltre, sono probabilmente invenzioni deliberate o prestiti da lingue scomparse. La fonologia adotta i suoni del quechua, ma la vera originalità resta nell’ibridazione morfologica.
Dato che questa lingua può essere appresa solo attraverso iniziazioni sciamaniche che coinvolgono anni di apprendistato, è parlato da poche decine di guaritori anziani, tutti uomini. Le donne e gli estranei sono esclusi dalla trasmissione, e la segretezza rituale ostacola la documentazione. Secondo l’UNESCO, al momento ci sono meno di 100 parlanti attivi, tra essi nessuno giovane: questo mette a serio rischio la sopravvivenza di questa magnifica e complessa creazione linguistica.
Il Kallawaya custodisce centinaia di termini etnobotanici puquina per piante medicinali locali, conoscenze tramandate da millenni che potrebbero estinguersi con essa. Ogni parola è un collegamento con il Tiwanaku, l’ultimo pezzo di eredità linguistica di questa civiltà precolombiana. Le pratiche curative che descrive restano autentiche proprio grazie alla barriera linguistica che la protegge da appropriazioni esterne.
Progetti come Lenguas de Bolivia avanzano proposte per evitarne la scomparsa, tra cui archivi digitali accessibili solo alle comunità kallawaya. Nonostante ciò, senza una trasmissione attiva potrebbe svanire entro una generazione, trascinando con sé l’ultima traccia linguistica del mondo pre-incaico.
Conclusioni
Possiamo, dunque, concludere che lo studio di tutte le lingue sconosciute (e non) si rivela importante e necessario affinché non si perdano le tracce delle identità culturali nuove e antiche. È fondamentale trasmettere, nel rispetto delle tradizioni locali, alle nuove generazioni ciò che è conducibile alle origini della cultura. Ognuno di noi, in ogni parte del mondo, ha il diritto e il dovere di non dimenticare né far scomparire un passato che plasma l’identità del presente.
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Fonti bibliografiche:
Chhabra, T. (2016). The Toda Landscape. India International Centre. https://www.jstor.org/stable/23005699
Emeneau, M. B. (1938). Toda culture thirty-five years after: An Acculturation Study (2nd ed., Vol. 19). Bhandarkar Oriental Research Institute. https://www.jstor.org/stable/41694139
pp. 101-121
Emeneau, M. B. (1974). Ritual structure and language structure of the todas. Transactions of the American Philosophical Society, 64(6), 1. https://doi.org/10.2307/1006327
Moumakwa, T. V., & Monaka, K. C. (2017). Speakers living and languages dying: The endangerment of !Xóõ and øHua in Botswana. Journal of University of Namibia Language Centre. https://repository.unam.edu.na/handle/11070/2398
Muysken, P. (n.d.). Studying the languages of the Andes. ReVista. https://revista.drclas.harvard.edu/studying-the-languages-of-the-andes/