Le lingue del mondo: quali sono e come si classificano

Le lingue del mondo: quali sono e come si classificano

Quando parliamo di lingue del mondo facciamo riferimento ad un numero molto ampio; infatti, si parla di un minimo di circa 2200 fino ad arrivare a circa 5100, anche se per alcuni studiosi le lingue parlate sarebbero addirittura 12.000. Tuttavia, l’unica certezza è che enumerare tutte le lingue esistenti risulta essere un lavoro piuttosto complicato.

È bene sottolineare un aspetto fondamentale ovvero che, delle migliaia di lingue del mondo, moltissime di esse sono in via di estinzione e altrettante si sono estinte nel corso dei secoli. Questa è la ragione per cui è opportuno dare un ordine a queste lingue e raggrupparle in famiglie, secondo dei criteri di parentela genealogica, il cui obiettivo è quello di cercare di ricondurle ad un antenato comune. La famiglia linguistica rappresenta il più alto livello di parentela tra le lingue perché permette di individuare le varie somiglianze (fonetiche, lessicali, grammaticali) fra di esse. Poi, all’interno di una famiglia linguistica e a seconda del grado di parentela, si possono riconoscere anche delle sottofamiglie (o rami) che, a loro volta, si possono suddividere in gruppi e questi, via via, in sottogruppi con un grado di parentela sempre più stretto.

Ad oggi, le lingue del mondo si possono suddividere in un massimo di 18 famiglie linguistiche:

  1. Lingue indoeuropee (celtiche, germaniche, romanze, baltiche, slave etc.);
  2. Lingue uraliche (ugrofinniche);
  3. Lingue altaiche (turchiche, mongoliche etc.);
  4. Lingue caucasiche;
  5. Lingue dravidiche;
  6. Lingue sinotibetane (cinesi etc.);
  7. Lingue paleosiberiane;
  8. Lingue austroasiatiche;
  9. Lingue kam-thai;
  10. Lingue austronesiane;
  11. Lingue australiane;
  12. Lingue indo-pacifiche;
  13. Lingue afro-asiatiche (semitiche, berbere etc.);
  14. Lingue nilo-sahariane;
  15. Lingue niger-cordofaniane;
  16. Lingue khoisan;
  17. Lingue amerindiane (nordamericane, centroamericane, sudamericane);
  18. Lingue isolate.

A queste famiglie linguistiche andrebbero aggiunte anche le cosiddette lingue pidgin e creole, cioè quelle lingue nate dal contatto e dalla mescolanza di parlate molto distanti e diverse tra loro. Le lingue pidgin sono lingue non materne a nessuno e prive di una grammatica, poiché nascono solo per necessità e in un contesto specifico, ad esempio nelle relazioni commerciali; mentre si parla di lingue creole quando queste diventano le lingue madri di una determinata comunità (es. giamaicano).

Nonostante l’elevato numero di famiglie e sottofamiglie linguistiche, non tutte le lingue del mondo possono essere considerate “grandi lingue”, dal momento che ci sono una serie di fattori che fanno sì che una lingua sia diffusa e venga riconosciuta ufficialmente: il dato demografico, il numero di nazioni in cui la lingua è parlata, la sua diffusione nei vari ambiti sociali, la tradizione letteraria e culturale, l’importanza politica ed economica dei Paesi in cui la lingua è parlata; l’insegnamento della lingua a scuola come lingua straniera etc.

Come si classificano le lingue del mondo?

A seconda di come si presentano le parole in una data lingua, si possono distinguere 4 tipi morfologici principali di lingue:

1. Lingue isolanti

Una lingua si dice isolante quando la struttura delle sue parole è la più semplice possibile, ovvero si compone di un solo morfema (unità minima di articolazione della parola). Tra queste lingue ci sono: il vietnamita, il cinese, il thailandese, l’hawaiano, l’inglese etc.

2. Lingue agglutinanti

Una lingua si dice agglutinante quando la struttura delle sue parole è complessa, per via della giustapposizione di uno o più morfemi. Questo rende le parole delle lingue agglutinanti molto lunghe in quanto formate da una serie di affissi. Di queste, ci sono alcune tra le lingue del mondo più note: il turco, l’ungherese, il giapponese, il basco, il finlandese etc.

3. Lingue flessive

Una lingua si dice flessiva quando la struttura delle sue parole è abbastanza complessa, perché costituita da una base lessicale semplice (radice) e da uno o più affissi flessionali (desinenza) che permettono di esprimere diverse relazioni grammaticali. Rispetto alle lingue agglutinanti, le lingue flessive hanno una struttura meno complessa e le parole sono più corte. Tra queste lingue ci sono soprattutto le lingue indoeuropee, tra cui quelle romanze: l’italiano, lo spagnolo, il francese, il portoghese etc.. In questo gruppo flessivo rientra anche un sottotipo introflessivo, caratterizzato dal fatto che la flessione avviene anche nella radice lessicale stessa. Un esempio di questo tipo è l’arabo.

4. Lingue polisintetiche

Una lingua si dice polisintetica quando la struttura delle sue parole è molto complessa. Come nel caso delle lingue agglutinanti, anche qui si tratta di parole molto lunghe, poiché formate da più morfemi giustapposti, ma la differenza principale è che le parole delle lingue polisintetiche possono avere due o più radici lessicali. Nella maggior parte dei casi, le parole di queste lingue corrispondono a ciò che nelle altre lingue del mondo sarebbero delle frasi. Tra le lingue polisintetiche ci sono le lingue amerindiane e le lingue australiane (es. l’eschimese, il groenlandese).

Infine, le lingue del mondo si suddividono in lingue analitiche, ovvero lingue che spezzano il contenuto da codificare e lo trasmettono con parole semplici e brevi (è il caso delle lingue isolanti), e in lingue sintetiche, cioè lingue il cui contenuto da codificare viene trasmesso in più blocchi e con parole più complesse (è il caso delle lingue agglutinanti e, soprattutto, di quelle polisintetiche). Esiste anche una posizione intermedia che sta tra l’analiticità e la sinteticità, cioè quando le parole si presentano con due o più blocchi ma mantengono una struttura non troppo complessa (lingue flessive).

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

A proposito di Alessia Galante

Studentessa presso l'Università "L'Orientale" di Napoli

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