Songs of a Lost World dei The Cure| Recensione

Dopo più di quindici anni di silenzio discografico, i The Cure tornano con Songs of a Lost World,  un album che conferma la loro capacità di attraversare le epoche rimanendo fedeli a sé stessi, senza mai risultare datati. Robert Smith consegna un lavoro denso, stratificato, emotivamente devastante che richiama i loro lavori migliori come Open e Disintegration. Un ritorno attesissimo. Songs of a Lost World è uscito nel novembre del 2024.

L’album Songs of a Lost World

L’album consiste in 8 canzoni di una lunghezza importante: in totale dura ben 49 minuti. La selezione delle canzoni è stata chiaramente curata. Le caratteristiche che sono presenti in tutto l’album sono le seguenti: la lentezza delle canzoni, la voce di Robert Smith che non è cambiata affatto nonostante la sua età (seriamente, dovrebbe essere studiata!), è un chiaro “return to form” della band dopo il deludente 4:13 Dream del 2008.

Le canzoni dell’album Songs of a Lost World

Alone

Canzone che apre l’album, dura ben 7 minuti con il classico “build up dei The Cure”, ovvero un’introduzione instrumentale molto lunga con Robert Smith che inizia a cantare dopo 3 o 4 minuti. Il suono è lento, malinconico, ma quasi bombastico, con suoni di organi mischiati a un basso lancinante. Il ritmo e l’atmosfera ricorda Plainsong di Disintegration, un chiaro callback al loro lavoro migliore. La canzone funziona per comunicare che i The Cure sono tornati alla “tradizione”.

And Nothing is Forever

Una lenta ballata di piano che tratta di temi ricorrenti nella discografia dei The Cure e la filosofia di Robert Smith: l’amore, la caducità delle cose e l’invecchiamento. Il testo infatti richiama questi elementi in modo molto efficace: «As you hold me for the last time / I know, I know / That my world has grown old / And nothing is forever». Funziona come pastiche di tutti i lavori dei The Cure precedenti.

A Fragile Thing

Una canzone più frenetica e veloce: il basso lento viene contrapposto da una batteria frenetica che va a ritmo “start-stop”, dando una sensazione di non avere alcun ritmo e stabilità e un testo che, di nuovo, tratta della caducità delle cose, ma questa volta con sfumature d’amore: «This love is my everything, but nothing you can do to change the end».

Warsong

Una canzone corta ma molto lenta. Il titolo richiama esattamente la sensazione che vuole dare: tratta di discussioni in una relazione. «Vengeful anger, burning deep inside/Poison in our blood…For we were born to war», sembra richiamare sia la natura guerrafondaia dell’umanità sia in modo macrocosmico che microcosmico.

Drone:NoDrone

Forse la canzone meno “nostalgica” dell’album poiché contiene un ritmo molto veloce, con una melodia del basso davvero unica e una batteria stabile che conferisce alla canzone una consistenza davvero piacevole. Ricorda Fascination street di Disintegration.

I Can Never Say Goodbye

La canzone più fredda dell’album: tratta della morte del fratello di Robert Smith, con un testo davvero personale: «There’s nowhere left to hide… I’m down on my knees, empty inside». Sicuramente la canzone più malinconica fin ora.

All I Ever Am

Il ritmo funerario dell’album cambia leggermente con questo brano veloce che ricorda il synthpop degli anni 80, se non per il testo che continua la tradizione della paura di invecchiare: «My weary dance with age/And resignation moves me slow/Toward a dark and empty stage».

Endsong – Il degno finale di Songs of a Lost World

Il finale dell’album è anche la canzone più mastodontica: una lugubre riproduzione di 10 minuti dove Robert Smith combatte un’ultima volte con il concetto della fine; «Wondering what became of that boy/And the world he called his own…I’m outside in the dark, wondering how I got so old». In questo brano ci regala un ultimo assaggio di tristezza e malinconia in un album dove effettivamente non c’è un singolo momento di pace o felicità.

 

L’album è davvero impressionante considerando che Robert Smith ha più di 60 anni ormai e, dopo 16 anni d’inattività, è riuscito a sfornare una serie di brani di ottima fattura. Si dice che esista una seconda parte dell’album più energetica che dovrebbe uscire quest’anno, nel 2025, quindi vedremo quali altri orizzonti esplorererà la band. Da ascoltare con calma.

Immagine in evidenza: copertina dell’album, fonte: Youtube

Altri articoli da non perdere
The Army, The Navy: 3 canzoni da ascoltare
The Army, The Navy: 3 canzoni da ascoltare

In un panorama musicale attanagliato dalla digitalità, emergere dall’anonimato e restare artisti di calibro mantenendo il proprio stile è raro, Scopri di più

Campionocose, intervista ad Alessandro Fontana
Campionocose, intervista a Alessandro Fontana

Come suona il gin tonic? E la mozzarella di bufala? CampionoCose nasce con l'intento di rispondere, con creatività ed ironia, Scopri di più

Thank you for your complaints, intervista ad Emilya Ndme
Thank you for your complaints

Thank you for your complaints è il debutto discografico di Emilya Ndme La nostra intervista all'artista Thank you for your Scopri di più

Le Rose e il Deserto: sono “Cocci Sparsi” e sono canzoni delicate
Le Rose e il Deserto: sono “Cocci Sparsi” e sono canzoni delicate

Canzone d’autore, post rock, folk, elettronica. Dichiara tutto questo e dimostra anche tantissima coerenza e adesione nel modo di fare Scopri di più

Canzoni di Guè: 5 imperdibili
Canzoni di Guè: 5 imperdibili

Le canzoni Guè, precedentemente conosciuto come Guè Pequeno, sono un’icona della musica rap italiana. Scopriamone 5 insieme. Cosimo Fini, meglio Scopri di più

Dutch Nazari, un’intervista tra progetti vecchi e futuri
Dutch Nazari

In prossimità del concerto di domenica sera al Rapsodia di Caserta, che vedrà esibirsi Dutch Nazari in occasione dell’ “Amore Scopri di più

A proposito di Vincenzo Scuoppo

Vedi tutti gli articoli di Vincenzo Scuoppo

Commenta