Madonna Litta: fascino e ambiguità del dipinto di Leonardo

Madonna Litta

Russia, Ermitage di San Pieroburgo, Palace Square numero 2. È in questo luogo meraviglioso che è conservato l’altrettanto straordinario dipinto noto con il nome di “Madonna Litta”. La paternità dell’opera è stata a lungo discussa ma oggi viene attribuita al grande maestro toscano Leonardo Da Vinci.

Commissione e concezione del dipinto

La datazione dell’opera varia dal 1481 al 1490. Durante questo periodo Leonardo si trovava presso la corte milanese di Ludovico il Modo per occuparsi della miglioria dei canali navigabili della città. La sua presenza nell’attuale capoluogo lombardo diede modo alla prestigiosa famiglia Visconti – allora appena imparentatasi con gli Sforza – di commissionare al genio toscano una Madonna con Bambino.

La Madonna passò agli eredi Sforza e, nel 1780 ai Litta, nota famiglia di patrizi milanesi, prendendo così il loro nome. Nel 1865 Antonio Litta Visconti vendette il dipinto allo zar Alessandro II di Russia che, pur di averlo, pagò l’equivalente di 2 milioni e mezzo di euro. L’opera giunse dunque a Mosca e venne trasferita poi all’Ermitage di San Pietroburgo, dove fu esposta solo dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Madonna Litta: descrizione dell’opera

Madonna Litta è un quadro realizzato su una tavola di dimensioni 42×33 cm.

Il dipinto rappresenta Maria che allatta il Bambino sorreggendolo e dedicandogli il suo sguardo: la Vergine è ritratta in una posa naturale e disinvolta. La scena ha come sfondo un paesaggio montano che esalta la sacralità del momento. Il modo di vedere l’orizzonte nelle anonime catene montuose sono la firma di Leonardo.

La Madonna Leonardesca presenta volto candido e capelli morbidamente intrecciati. Il copricapo con dettagli in foglia d’oro dona lucentezza alla chioma e la stacca dal buio della stanza. La mantella della Madonna riprende il colore del panorama e dona lucentezza al complesso. Il panneggio della veste è in velluto. Dalla veste rossa emerge lievemente e quasi senza protuberanza il seno sinistro, quasi a nascondere la femminilità della Donna; il seno destro, al contrario, è visibile e rigonfio di latte materno. Pudicizia e femminilità.

Il Bambino è finemente rappresentato non come neonato ma all’età di circa un anno. Egli osserva un punto fuori dallo schermo, come distratto, mentre è sostenuto dalle mani stabili della Madre. Il corpo in torsione del Bambino è un altro elemento classico Leonardesco.

All’altezza del ventre della vergine si nota anche un cardellino, volatile che nell’iconografia cristiana e pagana assume significato spirituale. Una leggenda cristiana narra che un cardellino si fosse poggiato sulla corona di Cristo morente e avesse iniziato ad estrarre le spine dal capo. Compiendo quest’azione il cardellino si sarebbe trafitto con una delle spine, macchiandosi il capo con il sangue di Gesù. Con questa macchia rossa, caratteristica del volatile, egli sarebbe volato verso il cielo, portando al Padre il messaggio della vicina morte di suo figlio. Leonardo inserisce il cardellino come legame indissolubile dell’amore tra madre e figlio.

La controversia sulla paternità dell’opera

La Madonna Litta deve gran parte della sua fama a quella dose di ambiguità e mistero che spesso contraddistingue i lavori del maestro fiorentino. Fino a qualche decennio fa non si era ancora sicuri che si trattasse di un dipinto di Leonardo.

La prima perplessità viene dal fatto che sappiamo della presenza in bottega dell’allievo Boltaffio ma, conoscendo anche il modo di lavorare del maestro, è dubbia una partecipazione di entrambi alla stessa opera.

Un dubbio stilistico viene invece dall’ombreggiatura delle figure che nella Madonna Litta è quasi assente, pur essendo essa un tratto distintivo di Leonardo. La gradazione delle tinte scure in quelle chiare appare netta, priva dello sfumato leonardesco caratteristico delle altre opere.

Che si tratti dunque di un dipinto non terminato? Leonardo spesso si circondava di opere incompiute perché attendeva tempi migliori con più creatività oppure perché presentava ai committenti bozze incomplete per fargliele revisionare o, ancora, perché non riusciva a completare tutte le sue opere.

Una terza perplessità viene dallo studio di M. A. Gukovskij, tra i maggiori esperti russi sul Rinascimento italiano; egli confrontò la Madonna Litta con alcuni manoscritti autografi presenti all’ Louvre di Parigi, traendo le conclusioni che nell’opera fosse presente la tecnica della tempera, piuttosto atipica per Leonardo, rispetto all’ordinaria tecnica ad olio.

Secondo il professor Carlo Pedretti è probabile invece che Leonardo abbia lasciato le parti dei ritocchi finali ai suoi allievi. Per lui la Madonna Litta rappresenta la nascita del “Leonardismo”, quella scuola lombarda caratterizzata da colori brillanti e figure nitide.

All’Ermitage di San Pietroburgo non c’è alcun dubbio: il dipinto è attribuito ad un solo nome, quello del grande maestro toscano. E l’ambiguità e i segreti che si celano dietro questo quadro non fanno altro che ricondurci a lui.

Fonte immagine: Wikipedia.

A proposito di Federica Grimaldi

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