Cosa c’entra il nichilismo con il Buddhismo? Il dualismo Oriente-Occidente è stato a lungo un nodo di contrapposizione. Fino all’inizio del XX secolo, in un Occidente che cercava di decifrare le filosofie orientali, il Buddhismo era spesso percepito come una dottrina nichilista, un “culto del nulla”. Questa visione si fonda su un’interpretazione distorta di concetti cardine come il Nirvana, il Vuoto (śūnyatā) e il Non-sé (anātman).
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Le interpretazioni ottocentesche: il Buddhismo come “culto del nulla”
In un’epoca in cui l’Europa si confrontava con il proprio nichilismo e la “morte di Dio”, il Buddhismo divenne uno specchio su cui proiettare queste ansie. Il filosofo Victor Cousin lo definì un “cult of nothingness” (culto del nulla). Il poeta Paul Claudel parlò di una “comunione mostruosa” con il Nulla. L’impressione predominante era quella di un fondamentale abbandono alla via del nulla, un’immagine opposta a quella odierna di dottrina compassionevole e terapeutica.
Il Nirvana non è il Nulla: estinzione del desiderio, non dell’essere
Il concetto di Nirvana gioca un ruolo chiave in questo fraintendimento. “Nirvana” è la parola sanscrita che indica la liberazione dal Samsara, il ciclo di rinascita e sofferenza. Nella tradizione Theravada (Hinayana), esso è associato all’estinzione (lett. “spegnimento”) dei desideri e degli attaccamenti che causano il dolore. Nella tradizione Mahayana, è definito in termini positivi: beatitudine, permanenza, soggettività e purezza, coincidendo con l’Illuminazione. In nessun caso il Nirvana implica la distruzione totale dell’essere, ma la fine della sofferenza.
Nirvana vs Nichilismo: due concetti a confronto | Descrizione |
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Obiettivo finale | Nirvana: liberazione dalla sofferenza (dukkha) e dal ciclo delle rinascite (samsara), raggiungendo uno stato di pace e beatitudine. Nichilismo: il riconoscimento che la vita non ha significato, scopo o valore intrinseco, portando all’annichilimento come esito possibile. |
Concezione del “nulla” | Nirvana: non è il nulla, ma la cessazione dell’illusione dell’ego e dell’attaccamento. Nichilismo: il nulla come assenza totale di essere e valore. |
Atteggiamento verso la vita | Buddhismo: promuove un percorso etico (compassione, saggezza) per porre fine alla sofferenza qui e ora. Nichilismo: può portare a disperazione, apatia o a un rifiuto radicale dei valori morali. |
Śūnyatā e Anātman: i concetti fraintesi alla base dell’equivoco
Due dottrine buddhiste, in particolare, sono state interpretate come nichiliste. La prima è Śūnyatā (Vuoto), che non significa “nulla”, ma “vacuità”. Afferma che nessun fenomeno possiede un’esistenza intrinseca, indipendente e permanente, ma esiste solo in relazione ad altro. Non è la negazione dell’esistenza, ma la negazione di un certo *modo* di esistere. La seconda è Anātman (Non-sé), la negazione di un’anima (ātman) eterna e immutabile. Per il pensiero occidentale, abituato a identificare l’essere con un’anima, la sua negazione è suonata come un’affermazione di annichilimento totale.
Hegel, Schopenhauer e Nietzsche di fronte al Buddhismo
La filosofia tedesca ha fortemente contribuito a questa lettura. Hegel interpretò il Nirvana come il Nulla che è però anche “principio del Tutto”, un assoluto indeterminato che assorbe l’individualità. Schopenhauer, pur ammirando il Buddhismo, lo lesse attraverso la sua filosofia pessimistica: il Nirvana diventa la negazione della sua “volontà di vivere”, e quindi, dalla nostra prospettiva, appare come il Nulla. Nietzsche, infine, etichettò il Buddhismo come una forma di “nichilismo passivo”: una religione decadente che, di fronte alla sofferenza, promuove la rinuncia e l’estinzione del desiderio, anziché un superamento attivo e una trasvalutazione di tutti i valori. Come spiegato da fonti autorevoli come la Stanford Encyclopedia of Philosophy, questa interpretazione nasce dalla proiezione di categorie occidentali su una tradizione di pensiero radicalmente diversa.
Fonte foto in evidenza: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 06/09/2025