Mahasweta Devi (1926-2016) è stata una scrittrice e attivista indiana, considerata una delle voci più potenti della letteratura postcoloniale del XX secolo. Nata a Dacca, nell’attuale Bangladesh, in una famiglia di artisti e letterati, si trasferì in India dove, dopo un master in letteratura inglese, lavorò come insegnante e giornalista. La sua opera letteraria è indissolubilmente legata al suo impegno civile, in particolare alla difesa dei diritti delle comunità tribali dell’India.
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Attivismo e letteratura: la lotta per gli adivasi
A partire dal 1967, Mahasweta Devi ha dedicato la sua vita e la sua scrittura alla causa degli adivasi, i popoli indigeni dell’India. Questi gruppi, come documentato da organizzazioni come Survival International, sono da secoli vittime di emarginazione, espropriazione terriera e sfruttamento. La sua opera più rappresentativa in questo senso è la raccolta Imaginary Maps (1995), tre racconti che denunciano le ingiustizie subite da queste comunità. Le storie di Devi non sono semplici narrazioni, ma potenti atti di accusa contro un sistema che marginalizza i più deboli, con un’attenzione particolare alle donne, spesso doppiamente oppresse.
Analisi di “the hunt”: la preda che diventa cacciatrice
All’interno di “imaginary maps”, il racconto “the hunt” sovverte lo stereotipo della donna indigena sottomessa. La protagonista, Mary Oraon, è una donna indipendente e fiera, ma segnata da un passato doloroso: è figlia di un abuso sessuale perpetrato da un colonizzatore bianco. Quando un altro uomo bianco cerca di ingannarla per sottrarle la terra, Mary non cade nel ruolo di vittima. In un potente rovesciamento simbolico, durante la festa annuale della caccia del suo villaggio, lei stessa diventa la cacciatrice. Uccidendo il suo oppressore, la “bestia bianca”, Mary non solo vendica il destino di sua madre, ma spezza il ciclo di sottomissione, affermandosi come soggetto attivo e degno di rispetto. Il racconto è un perfetto esempio di come Devi utilizzi la finzione per esplorare la resistenza contro il patriarcato e le dinamiche di potere postcoloniali.
I temi chiave nell’opera di Mahasweta Devi
| Tema | Come viene rappresentato nei suoi scritti |
|---|---|
| Sfruttamento degli adivasi | Attraverso storie di espropriazione di terre, lavoro forzato e cancellazione culturale da parte dello stato e dei proprietari terrieri. |
| Critica postcoloniale | Mostrando come le strutture di potere coloniali persistano anche dopo l’indipendenza, continuando a opprimere i gruppi subalterni. |
| La condizione della donna | Rappresentando donne forti e ribelli che sfidano il patriarcato, la violenza sessuale e le norme sociali. |
| Violenza e resistenza | La violenza dello stato e dei potenti è una costante, ma i suoi personaggi spesso rispondono con atti di resistenza, sia aperti che simbolici. |
L’eredità di una scrittrice fondamentale
L’importanza di Mahasweta Devi è stata riconosciuta da numerosi premi, tra cui il Jnanpith Award, il più alto riconoscimento letterario indiano. La sua opera ha offerto al mondo una visione senza filtri delle conseguenze della colonizzazione britannica e delle ingiustizie della società indiana contemporanea. Come sottolinea la sua celebre traduttrice, la teorica Gayatri Chakravorty Spivak, la scrittura di Devi dà voce ai “subalterni”, coloro che la storia ha sempre messo a tacere. Leggere Mahasweta Devi, come attestato da fonti autorevoli come l’Encyclopedia Britannica, significa immergersi in una realtà complessa e riflettere sul potere della letteratura come strumento di cambiamento sociale.
Fonte immagine: lacittadiisaura.it
Articolo aggiornato il: 03/10/2025

