Il termine giapponese moidon si traduce letteralmente come “signore della foresta”, combinando i termini foresta (mori, 森) e signore (don, 殿).
Moidon è il titolo d’onore conferito ai grandi e antichi alberi considerati sacri nel Giappone antico e moderno. Energeticamente carichi grazie alle venerazioni millenarie ricevute dai giapponesi e dai visitatori da tutto il mondo, questi alberi non vengono rispettati solo per la sacralità che viene loro attribuita, ma anche per il timore che l’abuso o l’indifferenza nei loro confronti faccia attivare le loro potenzialità malefiche inaugurando spaventose maledizioni.
Il ruolo religioso dei moidon
Nel passato, molto prima che i santuari shintoisti venissero costruiti, i moidon servivano come luoghi di culto per i fedeli. Gli alberi massicci e antichi erano considerati (e tutt’oggi rimangono) le dimore delle divinità shintoiste. Venivano particolarmente venerati gli alberi sempreverdi a foglia larga, come il faggio, la canfora e i fichi.
Con l’emergere dello shinto moderno, molti dei santuari più antichi furono ricostruiti nelle vicinanze di questi alberi sacri, poiché l’area era già considerata un luogo sacro grazie alla presenza del moidon stesso (o di un complesso di questi che prende il nome di chinju no mori).
Le potenzialità malefiche dei moidon
I moidon sono adorati per via degli spiriti dei kami che vi risiedono, ma sono allo stesso tempo temuti per la loro reputazione di dispensatori di maledizioni. Si dice infatti che si offendano facilmente (come le divinità shintoiste d’altronde) e che infliggano maledizioni più prontamente delle benedizioni.
Secondo alcune superstizioni, coloro che chiedono troppo agli alberi o raccolgono i rami caduti per bruciarli vengono colpiti da malattie che portano bruciore e prurito insopportabile alla pelle. A volte invece, anche il semplice tocco dell’albero può provocare una maledizione. In questi casi gli abitanti del villaggio tendono a mantenere una distanza rispettosa da questi particolari alberi, eccetto durante le celebrazioni.
Si ritiene che i moidon, con la loro duplice capacità di benedizione e maledizione, possano aver contribuito all’origine delle leggende sugli yokai, esseri soprannaturali del folklore nipponico, non sempre alleati dell’essere umano.
Quali sono le aree del Giappone in cui è possibile incontrare diversi moidon?
Nella regione meridionale del Kyushu, così come nella penisola di Osumi – dove sono conosciuti come Moriyama – si possono trovare numerosi moidon. In particolare, nella prefettura di Kagoshima, nell’isola di Yukushima vi sono più di cento esemplari di questi alberi, tra cui il famoso albero Jomon Sugi. Inoltre diversi alberi sono stati designati come moidon in alcuni siti storici e paesaggi culturali come Nikko nella Prefettura di Tochigi, specialmente nei dintorni del Santuario di Toshogu. Così come nei pressi del Monte Haguro nella Prefettura di Yamagata, parte delle Tre Montagne di Dewa.
Nella città di Ichiki, nel quartiere Hioki, è possibile visitare un moidon particolarmente venerato, la cui festa viene celebrata ogni anno il 5 novembre secondo l’antico calendario lunare giapponese. In questa occasione, le persone mangiano riso rosso e ne offrono un piatto davanti all’albero sacro. Tuttavia, rimane ancora la credenza che portare a casa una foglia dell’albero o bruciare qualsiasi parte di questo grande albero come legna da ardere possa attirare una maledizione su di sé.
La duplice natura sacra e temuta dei moidon riflette una complessa relazione tra venerazione e paura che influenza a distanza di secoli l’affascinante cultura giapponese e le sue antiche tradizioni animistiche.
Fonte immagine in evidenza: Veeterzy su Pexels.com