Perché “Essere Gigione” sarà il docufilm dell’anno

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GigioneSono passati solo pochi giorni da quando la notizia si è sparsa per il web, diventando virale nell’arco di una manciata di ore: il MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) promuoverà e  finanzierà Valerio Vestoso e la Capetown Srl nella produzione del suo documentario, Essere Gigione.
Il popolo della rete e la sua pratica di ironia e dissacrazione di ciò che non capisce non si sono fatti attendere, guardando a questa vicenda con sarcasmo e ritenendola l’ennesima “italianata”, fatta su misura per sporcare ulteriormente il nostro curriculum artistico già pieno di macchie.
Considerata a prescindere un’operetta da quattro soldi, la quale parlerà di un presunto artista ai limiti della farsa, il lavoro di Vestoso sembra non godere dell’approvazione di una gran fetta di pubblico, il quale lo demonizza senza aver probabilmente neanche provato a leggere o vedere qualcosa al riguardo.
Il motivo principale di questo dissenso è, ovviamente, il fulcro dell’opera intera: Gigione e la sua presenza artistica.
Perlopiù percepito come un simpatico intrattenitore da sagra di paese, un grande istrione del trash, Gigione non sembra essere convincente come base su cui far ruotare una qualche visione del reale. Solo che questo punto di vista non è da tutti condiviso, tanti altri appoggiano il progetto e lo apprezzano.
Proviamo a vedere insieme perché “Essere Gigione” potrebbe essere il docufilm dell’anno.

Chi è Gigione?

Luigi “Gigione” Ciaravola tiene banco, sui palchi partenopei e non, fin dagli anni Settanta, portando al pubblico la sua musica e il suo stile.
Dai suoi inizi, sono passate diverse decine di anni e Gigione ha al suo attivo più di 10 album e diversi singoli che, per quanto faccia ridere i più, sono rimasti ben impiantati nella cultura di massa di più di una generazione.
Nonostante non sia mai stato insignito di un Grammy Awards, da più di trent’anni Gigione si esibisce senza sosta, continuando a tenersi ben stretto un pubblico affiatato e caloroso.
Se parlassimo numeri alla mano, di sicuro non si arriverebbe a grandi cifre, eppure nel nostro quotidiano continuiamo ad assistere alla rapida ascesa e caduta di “campioni discografici”, personaggi con cento volte le possibilità economiche e strutturali di un Gigione,  amati e dimenticati in un paio di primavere.

Com’è possibile che costoro sfumino così velocemente e Gigione resti imperituro al suo posto? Qual è il segreto?

Sembra essere proprio questa la chiave di lettura del lavoro di Vestoso: l’attenzione all’artista, ma anche verso la realtà che c’è dietro, quella del Ciaravola uomo che ha a che fare col successo da lungo tempo.
Non sembra voler fare, come qualcuno teme, un’apologia di Gigione, bensì desidera posizionare un occhio meccanico su una realtà esistente, dilagante e che certi presunti intellettuali fingono di non vedere: l’unicità del fandom partenopeo e sudista, in generale.
Il potente e voluto rifiuto di qualsiasi avvento, il dissenso profondo verso il nuovo e il desiderio di continuare a idolatrare e amare una tipologia peculiare di artisti nel tentativo di mantenere una staticità culturale ed esistenziale della provincia.
Nulla, ma proprio nulla, può essere venduto in assenza di un acquirente e se Gigione è Gigione, ciò accade perché c’è qualcuno che continua a comprare i suoi dischi e finanziare la sua musica.
Ci vuole coraggio a parlare di una realtà su cui molti tacciono, fingendo di non vederla o minimizzandola, e non rendendosi conto di quanto tutti noi entriamo continuamente in contatto con una parallela corrente culturale indomabile e poderosa, pur se crediamo di rifiutarla.

Ecco perché bisogna provare a credere nel progetto di Vestoso, stando lontani dalla solita e ritrita ironia e mettendo assieme un’aggregazione di inutili preconcetti a servizio di un “male superiore”.
Diamo al suo autore e a Gigione la possibilità di stupirci, di rivelarsi Caronte in quell’inferno culturale che può essere la provincia per alcuni e mostrarci l’esistenza di un’arte diversa da quella dei soliti canoni. Poiché se è compito dell’arte dare un’emozione, per il suo pubblico Gigione è un grande artista ed esso, a sua volta, è composto da grandi estimatori della musica.
Insomma non sono voi, ma #iostocongigione.

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A proposito di Gennaro Esposito

Iscritto a Lettere Moderne, decide di abbandonare gli studi umanistici per l’ Università della Strada. Segue da qualche tempo i corsi di Marketing della Nocciolina Zuccherata. Alcune voci lo vogliono a La Repubblica, altre, invece, parlano di una sua assunzione a Il Fatto Quotidiano. Lui assicura di star seguendo una terapia psicofarmacologica per farle smettere del tutto.

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