Poesia latinoamericana contemporanea: un viaggio attraverso le voci più influenti

Poesia latinoamericana contemporanea: un viaggio attraverso le voci più influenti

Quando si parla di poesia latinoamericana il primo nome a cui si pensa è senza dubbio quello di Pablo Neruda, uno dei più grandi poeti non solo dell’America Latina ma del mondo intero, nonché Premio Nobel per la letteratura nel 1971. Semplicemente nominando una delle sue poesie più famose Qui ti amo, pubblicata nel 1924, non si può fare a meno di emozionarsi:

Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s’inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d’argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l’orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s’affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei cosi distante.
La mia noia combatte con i lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.

Gabriela Mistral

Ma il panorama ispano-americano è pieno di voci degne di essere ascoltate; quando si parla di poesia latinoamericana non si può fare a meno di citare di Gabriela Mistral, anche lei Premio Nobel per la Letteratura nel 1945. Una voce, la sua, che racconta di amori e solitudini, perdite, morte e abbandono e delle meraviglie del paesaggio cileno. Ispirata al suicidio del suo vecchio amore, una delle sue più famose poesie recita:

Dalla nicchia congelata in cui ti mettono gli uomini,
Ti porterò giù nella terra umile e soleggiata.
Che ci devo dormire, gli uomini non lo sapevano,
e che dobbiamo sognare sullo stesso cuscino.

Ti sdraierò sulla terra soleggiata con a
dolcezza di madre al figlio addormentato,
e la terra deve diventare morbidezza culla
dopo aver ricevuto il tuo corpo come un bambino dolorante.

Poi spargerò terra e polvere di rose,
e nella polvere azzurra e leggera della luna,
frattaglie leggere saranno imprigionate.

Me ne andrò cantando le mie belle vendette,
Perché a quell’onorevole nascosto la mano del no
scenderà a contestare la tua manciata di ossa!

Octavio Paz

E ancora la voce di Octavio Paz, poeta rivoluzionario messicano, con influenze dal panorama sudamericano ed europeo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1990. Ha lasciato un segno indelebile nella poesia latinoamericana. Tra le sue poesie d’amore, forse la più bella, I tuoi occhi:

I tuoi occhi sono la patria
del lampo e dello strappo,
parlare in silenzio,
tempeste senza vento,
mare senza onde, uccelli imprigionati,
bestie dorate dormienti,
topazio malvagio come verità,
autunno in una radura della foresta
dove la luce canta sulla spalla
di un albero e tutte le foglie sono uccelli,
spiaggia quella mattina
trova occhi costellati,
cesto di frutti di fuoco,
bugia che nutre,
specchi di questo mondo,
porte dell’aldilà,
calma pulsazione del mare a mezzogiorno,
lampeggiante assoluto, deserto.

César Vallejo

César Vallejo, poeta peruviano dei primi anni Novanta, altro grande nome quando si parla di poesia latinoamericana. I suoi versi, che trovano nella lotta per il progresso sociale la fonte di ispirazione principale, sono versi duri, di una sincerità quasi dolorosa, animati da un sentimento di pietà umana e da una profonda tristezza, dovuta soprattutto al suo esilio in Europa, come traspare nella sua poesia più famosa, Pietra nera sopra una pietra bianca:

Morirò a Parigi mentre fuori diluvia
un giorno del quale possiedo già il ricordo.
Morirò a Parigi – e non mi confondo
forse un giovedì, come oggi, d’autunno.

Sarà di giovedì, perché oggi, giovedì, che scrivo
questi versi, gli omeri mi si son messi
alla meno peggio e, mai come oggi, son tornato
con tutto il mio cammino, a vedermi solo.

César Vallejo è morto, lo picchiavano
tutti senza che lui avesse fatto nulla
gli davano duro con un bastone e duro

anche con una corda: testimoni
i giorni giovedì e gli ossi omeri
la solitudine, la pioggia e le strade.

José Marti

Chi non ha mai ascoltato almeno una volta la canzone Guantanamera simbolo della canzone cubana nel mondo? Ebbene, pochi sanno che quelle strofe sono tratte dalla raccolta dei Versi semplici del poeta cubano José Marti. Considerato uno dei più esponenti della poesia latinoamericana nel mondo, dedicò la sua vita a porre fine al regime coloniale a Cuba. Usa la sua poesia come mezzo per comunicare il suo amore per la patria e i valori di libertà, sincerità e moralità. Il suo stile è impetuoso, privo di raffinatezza letteraria, genuino ed esuberante; i suoi versi cantano le sue inquietudini, i suoi affetti, le ansie malinconiche della sua terra e della sua vita.

Coltivo una rosa bianca
a giugno come gennaio
per l’amico sincero
che mi dà la sua mano franca.

E per il crudele che mi strappa
il cuore con cui vivo,
Nè cardo nè gramigna coltivo;
Coltivo la rosa bianca.

Rubén Darìo

Chiudiamo con un altro grande nome così come abbiamo iniziato, quello di Rubén Darìo, considerato il padre del modernismo e il rinnovatore della poesia latinoamericana grazie all’introduzione di motivi e metriche provenienti dalla poesia francese. Il suo è un vero e proprio dono naturale, infatti inizia a comporre poesie quando era poco più che un bambino e lo farà fino al giorno della sua morte. Il suo contributo alla poesia latinoamericana influenza tutt’oggi i poeti moderni. Tra le più belle e famose: Malinconia.

Fratello, tu che hai la luce, dimmi la mia.
Sono come un cieco. Vado senza rotta e cammino a tentoni.
Vado sotto tempeste e tormenti,
cieco di sogno e pazzo di armonia.

Questo è il mio male. Sognare. La poesia
è la camicia ferrea dalle mille punte cruente
che porto sopra l’anima. Le spine sanguinanti
lasciano cadere gocce della mia malinconia.

E così vado, cieco e folle, per questo mondo amaro;
a volte mi pare che il cammino sia molto lungo,
a volte che sia molto breve…

E in questa esitazione di respiro e agonia,
carico colmo di pene quel che appena sopporto.
Non odi cader le gocce della mia malinconia?

 

Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay

 

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