Poesie di Kahlil Gibran, le 5 più belle

Poesie di Kahlil Gibran, le 5 più belle

Kahlil Gibran (1883-1931) è stato un poeta, aforista e pittore libanese naturalizzato statunitense, le cui opere sono spesso considerate breviari mistici. Fu tra i fondatori, insieme a Mikhail Naimy, dell’Associazione della Penna, punto d’incontro dei letterati arabi emigrati negli USA. Gibran ha cercato di unire nelle sue opere la civiltà occidentale e quella orientale. Ecco le 5 poesie più belle di Kahlil Gibran, tradotte in italiano.

Le 5 poesie in sintesi

Poesia Tema principale
Ricordo La consapevolezza che il dolore legato ai ricordi è preferibile alla gioia superficiale, poiché conferisce profondità alla vita.
I vostri figli I figli non sono un possesso dei genitori, ma frecce lanciate verso il futuro, da amare e guidare senza pretendere di controllarli.
Camminavo sulla sabbia La caducità dei pensieri e dei desideri umani, destinati a essere cancellati dal tempo, come scritte sulla sabbia.
L’amore L’amore come un flusso continuo che va nutrito costantemente, altrimenti rischia di gelare e svanire.
Uno sguardo La vera bellezza di un volto non risiede nella simmetria, ma nella sua capacità di rivelare il tormento e i misteri dell’anima.

1. Ricordo

Questa poesia esplora la bellezza agrodolce dei ricordi e del dolore che a volte comportano. Per Gibran, la sofferenza che deriva dalla memoria del passato è più preziosa di una felicità vuota. È una riflessione profonda sulla scelta di abbracciare la pienezza dell’esperienza umana, compreso il suo lato malinconico, piuttosto che cercare una gioia superficiale che non lascia traccia nell’anima.

Non lascio che neanche un singolo fantasma del ricordo
svanisca con le nuvole,
ed è la mia perenne consapevolezza del passato
che causa a volte il mio dolore.
ma se dovessi scegliere tra gioia e dolore,
non scambierei i dolori del mio cuore
con le gioie del mondo intero.

2. I vostri figli

Tratta da “Il Profeta”, questa è una delle poesie più celebri di Gibran e parla della differenza inevitabile tra genitori e figli. I genitori sono visti come l’arco che lancia i figli, le “frecce vive”, verso il futuro. È un invito ad amare e sostenere i propri figli senza mai tentare di possederli, riconoscendo che essi appartengono alla Vita stessa e hanno un loro percorso da compiere.

I vostri figli non sono figli vostri… sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.

3. Camminavo sulla sabbia

Questa poesia riflette sulla difficoltà di concretizzare i nostri pensieri e sulla caducità dei desideri. Il poeta scrive un verso sulla sabbia, simbolo dei suoi sogni e delle sue speranze più intime, ma la marea lo cancella inesorabilmente. Al suo posto, trova solo le tracce di un “cieco”, una potente metafora dell’indifferenza del destino o dell’incapacità di vedere oltre l’effimero presente.

Camminavo sulla sabbia. Bassa marea.
E giù, oltre, la curva, scrissi un verso sulla sabbia.
E in quel verso scrissi quel che la mia mente pensava
e ciò che la mia anima desiderava.
E quando la marea fu alta,
ritornai, ancora, su quel lido,
e di ciò che avevo scritto nulla trovai.
trovai solo i segni del bastone di uno che aveva lì camminato da cieco.

4. L’amore

Questa poesia parla dell’importanza di non dare per scontati i rapporti d’amore. Gibran paragona l’amore a un fiume che deve essere in continuo movimento per rimanere vivo. Le coppie che smettono di nutrire questo flusso con attenzione e cura rischiano di vederlo gelare e spegnersi, comprendendo troppo tardi che nulla nella vita è garantito e che l’amore richiede un impegno costante.

L’amore, come un corso d’acqua,
deve essere in continuo movimento,
ed è proprio per quello che tu fai con me.
Ma che cosa accade alla maggioranza delle coppie?
Credono che le acque del fiume
scorrano per sempre, e non se ne
preoccupano più. Poi arriva
l’inverno, e le acque gelano.
Solo allora comprendono che niente,
in questa vita, è assolutamente garantito.

5. Uno sguardo

Questa poesia parla della bellezza nascosta in uno sguardo vissuto e profondo. Per Gibran, un volto non è bello per la sua simmetria, ma per la sua capacità di esprimere i misteri e i tormenti dell’anima. Un volto che rivela un mondo interiore acquista una profondità che lo rende affascinante, proprio come un calice attrae perché lascia intravedere il colore del vino che contiene.

Uno sguardo che rivela
il tormento interiore
aggiunge bellezza al volto,
per quanta tragedia e pena riveli,
mentre il volto
che non esprime, nel silenzio,
misteri nascosti non è bello,
nonostante la simmetria dei lineamenti.
Il calice non attrae le labbra
se non traluce il colore del vino
attraverso la trasparenza del cristallo.

Fonte immagine: Pixabay


Articolo aggiornato il: 27/08/2025

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