Poesie di Primo Levi: 3 da leggere

Poesie di Primo Levi: 3 da leggere

Primo Levi, scrittore e chimico italiano, nasce a Torino il 31 luglio 1919. Un particolare evento, accaduto durante il suo trasferimento a Milano, segnerà per sempre la sua vita: dopo aver deciso di entrare in una banda partigiana, viene arrestato ed interrogato dalla milizia fascista. Per non essere fucilato si dichiara ebreo invece che partigiano, e viene rinchiuso nel campo di concentramento di Fossoli. Successivamente viene trasferito ad Auschwitz: qui vive un anno molto difficile e racconterà le atrocità subite in molte delle sue opere, considerate una testimonianza degli orrori vissuti nei campi di concentramento. Le sue opere sono spesso aperte o chiuse da testi poetici. Vediamo alcune delle più celebri poesie di Primo Levi.

1. Schemà: la più struggente tra le poesie di Primo Levi

È la poesia che apre il libro Se questo è un uomo, resoconto di una terribile esperienza personale vissuta all’interno di un campo di concentramento nazista. Il titolo, Schemà, significa ‘ascolta’ ed è una parola che richiama l’obbiettivo del poeta di rivolgere un appello al lettore. Si tratta, infatti, di una preghiera ebraica che viene recitata due volte al giorno. Nella prima strofa, il poeta si rivolge alle persone che vivono al sicuro nelle proprie case senza essere a conoscenza di ciò che accade all’interno dei campi di concentramento. Nella seconda strofa, Primo Levi descrive la sofferenza e l’angoscia di chi è stato deportato: queste persone vivono in condizioni disumane, lottano ogni giorno per la sopravvivenza, sono sottoposte a sforzi continui e costrette a lavorare duramente tutto il giorno. Nella terza strofa, si descrive la condizione in cui vivono le donne detenute, che sono ormai persone prive di identità e hanno perso ogni tratto umano, ogni tipo di ricordo.
Nelle strofe successive, che costituiscono la seconda parte della poesia, Primo Levi si rivolge direttamente al lettore attraverso un appello molto forte: lo obbliga a ricordare quegli avvenimenti e a raccontarli anche ai figli per far sì che atrocità del genere non accadano mai più. Come molte delle poesie di Primo Levi, qui troviamo dunque un contatto diretto con il lettore, rappresentato da un augurio che suona come una minaccia: chiunque tratti con sufficienza quanto è accaduto merita il male.

2. L’approdo: il raggiungimento della felicità nelle poesie di Primo Levi

È una poesia contenuta nell’opera L’osteria di Brema. Il concetto che Primo Levi intende descrivere è quello della felicità, raggiunta dopo tante fatiche e momenti difficili. Per rendere questo concetto utilizza la figura del marinaio che, dopo aver attraversato tempeste burrascose, approda nel porto sicuro, simbolo della felicità desiderata, lasciandosi alle spalle un percorso tortuoso. Ora l’uomo approdato può godere della pace tanto desiderata, non ha più sognisperanze. La sua mente è libera da ogni pensiero e preoccupazione. L’uomo può godersi la quiete in un luogo semplice come un’osteria, davanti al fuoco e con un calice di vino che simboleggia la consolazione.

3. Alzarsi: i ricordi tormentati del campo di concentramento

Contenuta nel libro La tregua, è una delle poesie di Primo Levi in cui si narrano alcuni ricordi del campo di concentramento che tormentano l’ex detenuto anche dopo la fine di ciò che ha vissuto. La poesia è divisa in due parti che descrivono due tipi di sonno. Nella prima parte, l’autore racconta del periodo di detenzione: la vita era così atroce che anche i sogni diventavano violenti. Il poeta rievoca qui il comando polacco “Wstawac” che significa ‘Alzarsi’. Nella seconda parte, si racconta del ritorno a casa, un ritorno alla vita quotidiana e semplice tanto atteso e desiderato. In qualche modo, però, il trauma vissuto è troppo grande e torna sempre. Il sonno non è un momento sicuro nemmeno nell’ambiente di casa, e sembra quasi di sentire ancora il comando polacco che ordina ai detenuti di alzarsi.

Fonte dell’immagine in evidenza: Wikimedia Commons

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A proposito di Valeria Esposito

Studentessa presso la facoltà di lingue e culture comparate

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