La prima rivoluzione industriale fa riferimento a un processo di sviluppo economico dovuto alla trasformazione delle società agricole e artigianali in sistemi industriali. L’inizio di questa fase storica, che va indicativamente dal 1760 al 1840, viene convenzionalmente fatto coincidere con l’invenzione della macchina a vapore nella seconda metà del ‘700. È in Gran Bretagna che si assistette per la prima volta a questo processo di industrializzazione, inizialmente nel settore tessile, metallurgico ed estrattivo, per poi estendersi in altri Stati.
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Perché la prima rivoluzione industriale iniziò in Gran Bretagna?
L’industrializzazione prese avvio in Gran Bretagna per una combinazione unica di fattori:
- Agricoltura di mercato: fu il primo Paese a fare dell’agricoltura un’attività non dedita all’autoconsumo ma al profitto. Questo, unito all’innovazione, liberò manodopera dalle campagne.
- Crescita demografica: l’aumento della popolazione e un livello di reddito pro capite più elevato rispetto ad altri Paesi europei fecero crescere la domanda di beni.
- Risorse naturali: la grande disponibilità di materie prime, in particolare carbone e ferro, fu fondamentale per alimentare le nuove industrie.
- Stabilità politica ed economica: un sistema politico stabile e un impero coloniale vasto garantirono mercati di sbocco e capitali da investire.
A testimoniare questo processo fu la crescita del PIL pro capite più rapida rispetto all’incremento demografico, così come anche l’aumento della produttività.
Le invenzioni chiave della rivoluzione industriale
Uno dei punti cardine della prima rivoluzione industriale fu l’innovazione tecnologica, che trasformò radicalmente la produzione.
Invenzione | Anno e inventore |
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Giannetta (Spinning Jenny) | 1765 – James Hargreaves |
Filatoio idraulico | 1767 – Richard Arkwright |
Macchina a vapore (perfezionata) | 1775 – James Watt |
Telaio meccanico | 1787 – Edmund Cartwright |
Locomotiva a vapore | 1804 – Richard Trevithick |
Nel settore tessile, la giannetta accelerò la filatura, il filatoio idraulico la potenziò e il telaio meccanico la automatizzò. Ciò permetteva di ottenere più prodotti in tempi ristretti, ma queste macchine richiedevano ingenti risorse energetiche. Fu così che James Watt modificò la macchina a vapore, rendendola capace di produrre un’energia potente ed efficiente. La tecnologia influì molto anche sul sistema dei trasporti: vennero inventate le locomotive e costruite le ferrovie. Infine, furono impiantati l’illuminazione a gas, i telefoni e i telegrafi, che permettevano di comunicare anche a distanza.
Le conseguenze della prima rivoluzione industriale
Se fino ad ora abbiamo preso in considerazione gli aspetti positivi della rivoluzione industriale, bisogna fare riferimento anche ai danni da essa provocati.
Urbanizzazione e problemi sociali
Con l’urbanizzazione si diffuse la presenza di quartieri malsani, costituiti da “case popolari” che ospitavano più di una famiglia e nei quali le condizioni igienico-sanitarie erano precarie. La manodopera cominciò a essere sempre più sfruttata, si diffuse il lavoro minorile e i salari erano sempre più bassi. Questa condizione di miseria fu talmente grave da diventare una delle principali tematiche della letteratura dell’epoca: ne parleranno Zola in “Germinal” e ancora Dickens e Verga.
Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay
Articolo aggiornato il: 25/08/2025