Rembrandt Harmenszoon van Rijn, più conosciuto semplicemente come Rembrandt, è stato uno degli artisti più importanti della storia dell’arte europea, e – soprattutto – olandese. A differenza di molti suoi colleghi, godette di fama già in vita, tanto da essere un costante punto di riferimento per artisti suoi compatrioti di ogni età per più di vent’anni. I quadri di Rembrandt vengono ricordati soprattutto per le sue scene bibliche, i suoi ritratti e i suoi autoritratti.
Scopriamo insieme quali sono i cinque quadri di Rembrandt da conoscere assolutamente:
1. Lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp
Dipinto nel 1632, la Lezione di anatomia del dottor Nicolaes Tulp è sicuramente uno dei più conosciuti quadri di Rembrandt; il suo soggetto è appunto una lezione di anatomia – più precisamente un’autopsia sul braccio del cadavere di Adrian Adrianeszoon, detto Het Kindt, impiccato nel mese di gennaio del 1623 ad Amsterdam – tenuta pubblicamente dal professor Nicolaes Tulp, il primo anatomista della storia.
Quest’opera – commissionata a Rembrandt dalla Corporazione Gilda dei chirurghi di Amsterdam – ricade nel genere del ritratto di gruppo, all’epoca molto in voga in Olanda; a differenza dei tipici ritratti di gruppo (nei quali i membri del gruppo dipinto sono posizionati in fila, mentre guardano lo spettatore), però, l’artista olandese dipinge – con esemplare naturalezza – il maestro nell’atto di insegnare ai suoi studenti, a loro volta dipinti nell’atto di osservare e imparare dal maestro. L’idea dello spazio è data dall’intersecazione delle direzioni degli sguardi e della posizione del cadavere; i suoi limiti sono rappresentati da tre elementi: il libro a destra, la figura a sinistra e l’arco della parete sullo sfondo. Elemento caratteristico di quest’opera, oltre la sua asimmetria (il dottore, la figura più importante, non è al centro ma sulla destra), è senz’altro la presenza della luce, la quale illumina con grande realismo i suoi elementi più significativi: primo tra tutti – appunto – il cadavere, ma anche i volti dei personaggi, messi in risalto dai loro bianchi colletti (detti gorgiere).
Ultima curiosità su quest’opera è che il movimento della mano sinistra che compie il professore somiglia molto al gesto di un pittore nel tenere il pennello: questo fu il modo di Rembrandt di sottolineare l’importanza sia della professione medica che del mestiere dell’artista.
2. Lezione di anatomia del dottor Deijman
Non tutti sanno che oltre alla Lezione di anatomia appena descritta, Rembrandt ne dipinse un’altra poco più di vent’anni dopo, nel 1656. La Lezione di anatomia del dottor Deijman, come la precedente, ha come soggetto l’autopsia del cadavere di un giustiziato – anche in questo caso, un delinquente impiccato qualche giorno prima, Joris Fontein.
Anche questo dei quadri di Rembrandt fu commissionato dalla Corporazione Gilda dei Chirurghi di Amsterdam, i cui membri più illustri sono rappresentati. In realtà, il quadro ammirabile oggi non è che una parte dell’opera intera – si ha notizia, infatti, di un incendio che la danneggiò nel 1723, lasciandoci solo la rappresentazione del dottor Deijman (di cui è andato perduto, purtroppo, il volto) che opera appena dietro il capo sezionato del giustiziato mentre il maestro della Gilda, Gysbreacht Calcoen, osserva e monitora. La luce è utilizzata anche in questo caso per evidenziare gli elementi più importanti: innanzitutto le mani del dottore, che sono “illuminate” ancora di più dai polsini bianchi del suo abito (in questo modo, Rembrandt ci dona l’immagine delle mani sapienti dell’uomo che operano con cura e con esattezza), ma anche il viso e le mani di Gysbreacht Calcoen, il quale mantiene non una ciotola, come potrebbe sembrare a primo impatto, ma la calotta cranica di Fontein. Un’ultima particolarità del quadro è la posizione del cadavere, molto reminiscente del Cristo morto di Andrea Mantegna.
3. Ronda di notte
Molti pensano che sia la prima Lezione di anatomia che abbiamo esplorato ad essere il più famoso dei quadri di Rembrandt; in realtà, quel titolo spetta senza dubbio alla Ronda di notte, dipinta nel 1642 per gli ufficiali della Corporazione degli archibugieri di Amsterdam (costituita da facoltosi cittadini – la maggior parte dei quali erano borghesi – che amavano esercitarsi con le armi), i quali gliela commissionarono tramite il capitano Frans Banning Cocq. Facciamo ora luce su un malinteso: il quadro rappresenta non una scena notturna ma una scena diurna – il titolo col quale l’opera è conosciuta risale al Settecento, ed è stato influenzato dalla scarsa qualità della pittura utilizzata da Rembrandt, la quale si scurì col tempo e diede l’impressione che gli uomini armati rappresentati mentre si radunavano (apparentemente) nel mezzo della notte non potevano che costituire una ronda, ossia un servizio d’ordine pubblico.
I trentuno personaggi raffigurati, buona parte dei quali membri della Corporazione, sono rappresentati mentre partecipano all’annuale parata della compagnia. La luce enfatizza il dinamismo dei personaggi: in particolare, il capitano Cocq che invita il suo luogotenente a mettere in riga la compagnia, ancora caotica e distratta, e a iniziare la marcia. Un personaggio che sembra stonare dal resto è una bambina bionda dall’abito giallo e con un pollo appeso alla cintura, alla quale nessuno sembra prestare attenzione; ciò fa pensare che la sua presenza sia semplicemente allegorica, e che rimandi o al cognome del capitano (coq si traduce in gallo dal francese) o al simbolo stesso della Corporazione (due artigli di pollo). Tradizione vuole che nel dipinto ci sia anche Rembrandt stesso che fa capolino tra l’uomo che regge la bandiera e quello con l’elmo.
4. Cena in Emmaus
In Cena in Emmaus, uno dei quadri di Rembrandt a tema religioso, risalente al 1629, il nostro artista si misura con uno degli episodi favoriti in pittura da artisti di ogni epoca: Gesù Risorto che sparisce dopo essere stato riconosciuto dai suoi discepoli.
La taverna rappresentata è abbastanza spoglia: gli elementi più visibili sono il discepolo e Gesù stesso, anche se è possibile vedere altre due figure – una nell’ombra, in primo piano (un altro discepolo), e l’altra nello sfondo. Sebbene sia il discepolo ad essere la prima cosa che cattura l’attenzione dello spettatore – in quanto è l’unico elemento ad essere illuminato e dunque ben visibile – la parte fondamentale della scena è la sagoma di Gesù, che lo illumina con la Sua luce: non è visibile neanche al discepolo che, a terra, cerca di trattenerlo, ma la Sua Presenza è percepibile. Risulta evidente che l’elemento chiave di quest’opera è nuovamente, appunto, la luce, usata sia per indicare il bagliore della Resurrezione di Cristo che l’illuminazione della cucina, in fondo alla taverna (elemento di “normalità” nell’altrimenti totalmente straordinaria scena). Tramite il chiaroscuro, Rembrandt racconta l’episodio in maniera totalmente simbolica, senza seguire le solite regole accademiche; anche l’aria da opera “non finita” è simbolica Presenza- Assenza del Cristo Risorto.
5. Danae
Con quest’opera, uno dei quadri più belli di Rembrandt, dipinto nel 1636 ci si sposta nell’ambito della mitologia greca: la leggenda vuole che Acrisio, re di Argo, data la sua avanzata età, si recò presso un oracolo per sapere se sarebbe mai riuscito ad avere un erede maschio; quando esso gli rispose che sarebbe successo, ma che il nascituro sarà il suo assassino, Acrisio decide di rinchiudere sua figlia Danae, l’unica in grado di dare alla luce un bambino e futuro erede, in una torre di bronzo. Zeus, però, la nota e si invaghisce di lei: si trasforma in pioggia d’oro per penetrare in lei, facendola rimanere incinta col piccolo Perseo. Quando Acrisio lo viene a sapere, abbandona sua figlia e suo nipote in mare, dove vengono salvati da Poseidone, al quale Zeus aveva chiesto di farli approdare su un’isola tranquilla. Perseo cresce e diventa un eccellente guerriero e compie delle imprese eccezionali (fu lui, ad esempio, a uccidere Medusa); un giorno, il giovane decide di partecipare a dei giochi olimpici, in occasione dei quali c’è anche Acrisio: un giavellotto gli sfugge dalle mani e colpisce a morte suo nonno.
Rembrandt rappresenta Danae come una donna terrena dall’aspetto niente idealizzato, la cui bellezza risiede nell’ansiosa attesa dell’amore. La luce dorata indica l’avvicinarsi di Zeus, dando al pittore un espediente per creare un’atmosfera calda e luminosa intorno alla protagonista. Alle spalle si può vedere l’anziana nutrice che era stata posta a cura e compagnia di Danae. Quest’opera è molto particolare per l’arte olandese in quanto le scene di nudo erano piuttosto insolite per l’epoca.
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