Salvador Dalì e Gala, storia di un amore surreale

Salvador Dalì e Gala, storia di un amore surreale

Sul significato di amore vero, sulla sua esistenza reale o presunta, le pagine si sprecano. Esiste l’amore vero ed eterno o si tratta soltanto di una trovata pubblicitaria dell’industria dei cioccolatini? Salvador Dalì e Gala ci possono aiutare a dare una risposta, quanto meno per i più romantici. Il loro è stato un amore surreale, non un amore come quello dei film, niente a che vedere con le canzoni di Baglioni ma un amore che fa male e al tempo stesso fa bene, controverso, forse tossico, ma indissolubile.

L’incontro:

Gala, il cui vero nome era Elena Ivanovna Diakonova, era una donna di nazionalità russa che si avvicinò al movimento surrealista in seguito al suo fidanzamento con Paul Éluard, uno dei principali poeti del movimento in questione. Era una donna molto libertina, non di particolare bellezza ma con una forte personalità dominante che le permise di attrarre a sé molti uomini, tra cui anche Ernst con il quale intraprese una storia d’amore adultera. La sua vita, però, cambia irrimediabilmente nell’anno 1929, quando incontra il suo compagno di vita, Salvador Dalì. Il loro è un amore a prima vista, il famoso colpo di fulmine, che li porterà ad amarsi da quel momento per il resto dei loro giorni. In seguito a quell’incontro fatale, Gala lascia il marito e inizia la sua relazione con Salvador Dalì, il cui padre non approvava l’unione del figlio con una donna russa e divorziata.

La loro diventa un’unione totalizzante, Gala è la sua migliore amica, sposa, musa ispiratrice ma anche ossessione. Così assoluta è la loro storia che Gala abbandonerà la figlia avuta con il poeta surrealista, Céline, la quale in alcune interviste parla di come la madre fosse una donna poco affettuosa e come, in seguito all’incontro con Salvador Dalì, si disinteressò completamente di lei. I due viaggiano molto, vivono la loro vita tra Spagna, Parigi e New York. Nel 1958 finalmente si sposano, e Dalì affermerà di aver voluto aspettare la morte di Paul Éluard, ex marito di Gala, ma anche grande amico e collega dell’artista, prima di poter sposare la sua amata.

«Amo Gala più di mia madre, più di mio padre, più di Picasso e perfino più del denaro› affermò Salvador Dalì, il quale amò la donna in maniera estrema. Gala infatti esercitava su Dalì un forte controllo, era lei ad avere le redini del loro amore, lui fu completamente sottomesso, definendola il suo sosia, il suo doppio e il suo gemello. «Grazie Gala! E’ per merito tuo che sono un pittore. Senza di te non avrei creduto ai miei doni.», questa affermazione di Dalì fa comprendere quanto sia stata importante la storia d’amore tra lui e Gala non solo banalmente dal punto di vista sentimentale, ma fu essenziale per Dalì anche dal punto di vista creativo e artistico. Gala fece sì che Salvador riuscisse a raggiungere un equilibrio mentale e psicologico, con lei al suo fianco lui riuscì a esprimere liberamente la sua arte.

Nel 1972 Salvador Dalì le regalò un Castello a Púbol, dove circa un decennio più tardi morì Gala e con lei anche una parte dell’artista. In seguito alla morte della sua compagna di vita, Salvador si rinchiuse in sé stesso, riducendo al minimo le interazioni sociali e chiudendosi all’interno del castello che lui aveva regalato alla moglie. Qui aspetterà la morte, che per lui non era altro che un modo per ricongiungersi con Gala, morte che sopraggiunge nel 1989, dopo svariati tentativi di suicidio. «Io non ho mai fatto l’amore con nessun’altra a parte Gala. Sono molto cattolico e credo che si debba fare l’amore con la compagna legittima. Nella mia vita ciò che amo di più sono la liturgia e il sacro».

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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