Stato canaglia: cos’è?

Stato canaglia

Stato canaglia è un termine utilizzato per riferirsi a tutti quegli Stati che minano la pace mondiale. Si ritiene che il termine sia stato utilizzato per la prima volta nel 1980 da Ronald Reagan riferendosi alla Libia, all’epoca guidata dal dittatore Gheddafi che minacciava attacchi terroristici di matrice islamica nei confronti degli Stati Uniti.

Origine del termine “Stato canaglia”: da Reagan a Clinton

Il termine è stato utilizzato nel 1994 anche da Bill Clinton, che poi successivamente preferirà alla nozione di Stato canaglia quella di State of concern, ossia Stato su cui porre una determinata attenzione. Stato canaglia è la traduzione del termine originale “rogue state”, aggettivo utilizzato per descrivere una persona disonesta, che attua comportamenti pericolosi. Diviene poi un termine politico che sta ad indicare tutti gli Stati che si sono distaccati dall’ordine costituito della comunità degli Stati internazionali.

Rogue state è uno Stato che non si confronta con gli altri attori politici internazionali e che viene tenuto alla larga. La traduzione italiana è una traduzione che mette in luce, per la maggior parte, l’aspetto offensivo del termine rogue, questa definizione però combacia col quadro in cui è stato utilizzato questo termine.

Da “Stato canaglia” a “Asse del male”: l’evoluzione del termine con Bush

Infatti, la nozione di Stato canaglia è stata poi sostituita da Bush con il concetto di “axis of evil”, ossia “asse del male”, che sarebbe una linea che congiunge Iran, Iraq e Corea del Nord. Dopo l’11 settembre 2001, l’amministrazione Bush ha adottato una politica estera più aggressiva, identificando questi tre paesi come una minaccia alla sicurezza nazionale e internazionale, a causa del loro presunto sostegno al terrorismo e dei loro programmi di sviluppo di armi di distruzione di massa.

I criteri per definire uno Stato canaglia

Ma quali sono i criteri per definire uno Stato canaglia? Non esiste una definizione univoca e universalmente accettata, ma generalmente si considerano tali quegli Stati che:

  • Cercano di procurarsi o sviluppare armi di distruzione di massa;
  • Sostengono o finanziano il terrorismo internazionale;
  • Violano sistematicamente i diritti umani dei propri cittadini;
  • Rifiutano di cooperare con la comunità internazionale e di rispettare le norme del diritto internazionale.

Chi sono gli Stati canaglia? Un elenco in evoluzione

Oltre agli stati già citati (Iran, Iraq e Corea del Nord), nel corso degli anni sono stati definiti Stati canaglia, soprattutto da parte degli Stati Uniti, anche Cuba, la Siria, il Sudan e altri. Tuttavia, la lista è cambiata nel tempo, in base alle evoluzioni del contesto geopolitico e alle scelte di politica estera delle diverse amministrazioni americane. Ad esempio, la Libia di Gheddafi, considerata uno Stato canaglia da Reagan, è stata in seguito rimossa da questa lista, per poi essere nuovamente attaccata militarmente nel 2011, durante la Primavera Araba.

Noam Chomsky e la critica all’uso propagandistico del termine

Secondo Noam Chomsky, uno Stato canaglia non è altro che un aggettivo affibbiato a degli Stati da parte degli USA, per giustificare la loro politica egemonica e colonialista. Con la fine della guerra fredda e di conseguenza la labilità del confine di un mondo diviso in due blocchi, l’America cerca un nuovo nemico contro cui schierarsi e lo categorizza sotto il nome di Stato canaglia, la cui pericolosità è dovuta ad un estremo nazionalismo. Ma per estremo nazionalismo molto spesso si intende il non sottostare alle logiche occidentaliste.

Il “fardello dell’uomo bianco” e le giustificazioni dell’imperialismo

La lista degli Stati canaglia perse molti componenti poiché paesi come l’Iraq e il Pakistan, col tempo, decisero di avvicinarsi diplomaticamente agli Stati Uniti. Questo termine, per molti studiosi come il già citato Chomsky e Jacques Derrida, non è altro che un lessico propagandistico volto a giustificare l’imperialismo statunitense. Un po’ come il White man’s burden, il “fardello dell’uomo bianco”, una poesia di Rudyard Kipling, che si serve alle logiche colonialiste, definendo l’espansione coloniale e l’indottrinamento e oppressione da parte delle potenze occidentali, in questo caso l’Inghilterra, un compito di civilizzazione, faticoso e imprescindibile, che spetta all’uomo bianco nei confronti di popoli che altrimenti sarebbero destinati all’estinzione e risulterebbero in ritardo nella scala evolutiva. La stessa giustificazione è utilizzata nella Dichiarazione Balfour per giustificare l’operato di Israele e Gran Bretagna in Palestina.

L’efficacia e le alternative al concetto di Stato canaglia

L’uso del termine “Stato canaglia” è stato criticato da molti studiosi ed esperti di relazioni internazionali, che lo ritengono un concetto semplicistico, ideologico e controproducente. Secondo alcuni, tale etichetta impedisce di comprendere le reali motivazioni e i diversi interessi degli Stati, ostacola il dialogo e la ricerca di soluzioni diplomatiche, e rischia di alimentare le tensioni e i conflitti. Un approccio più costruttivo potrebbe essere quello di abbandonare categorie vaghe e propagandistiche, e di affrontare le sfide alla sicurezza internazionale caso per caso, attraverso la cooperazione, il rispetto del diritto internazionale e la ricerca di soluzioni politiche condivise.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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A proposito di Marika Burani

Mi chiamo Marika, sono nata a Napoli il 13 Aprile del 2000. Ho frequentato il Liceo delle Scienze Umane ''Eleonora Pimentel Fonseca''. Attualmente studio Mediazione Linguistica e Culturale all'Università degli studi di Napoli ''L'Orientale''. I miei interessi sono la Storia, la Musica, il Cinema e la Politica. Nel mio tempo libero creo vestiti all'uncinetto e ai ferri e gioielli in alluminio e rame.

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