Storia del pannier, dalla corte di Versailles ad oggi

Storia del pannier

La storia del pannier e il suo utilizzo hanno inizio nel XVII secolo. Per capire esattamente di cosa si tratta, ci rifacciamo alla definizione proposta dall’enciclopedia The Dictionary of Fashion History:

«Il termine pannier corrisponde a quello francese per side hoops o falsi fianchi. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo descriveva uno stile di drappeggio della gonna o della sopragonna quando era raccolta sui fianchi». 

Storia del pannier: etimologia e funzione sociale

Il nome deriva dal francese “panier” (in italiano paniere, ossia cestino in vimini), da cui si prese spunto per il pannier: si tratta una struttura a gabbia formata da asticelle in metallo o legno, in grado di piegarsi in maniera flessuosa per non ostacolare il movimento del corpo. Sopra di esso veniva adagiato un rivestimento in tessuto, poi si procedeva con l’indossare il corsetto stretto in vita e infine l’abito vero e proprio. Dunque la funzione di questo indumento intimo era quella di estendere la larghezza delle gonne lateralmente, lasciando la parte anteriore e posteriore relativamente piatte. Ciò forniva una superficie maggiore su cui i motivi intrecciati, le decorazioni elaborate e gli opulenti ricami potevano essere maggiormente notati e pienamente apprezzati.

A dispetto dell’etimologia del termine, la storia del pannier ebbe origine in Spagna, quando veniva indossato dalle nobildonne di corte nel XVII secolo. Una chiara testimonianza infatti la si può riscontrare nel dipinto più celebre del pittore spagnolo Diego Velázquez, Las Meninas (in italiano Le damigelle d’onore) che ritrae la piccola Margherita, figlia del re Filippo IV e della sua seconda moglie Marianna d’Asburgo, con indosso un abito provvisto di pannier. Si pensa che questa moda si sia diffusa in Francia agli inizi del 1700, durante gli ultimi anni del regno del Re Sole, dove acquistò grande popolarità e prese poi piede in altre corti europee.

L’utilizzo del pannier e la sua storia si intrecciano con il pensiero illuminista, che ne esplica la sua funzione sociale. Infatti, a frutto della visione antropocentrica riacquisita in questo periodo e dalla consapevolezza dell’uomo di poter dominare e piegare le leggi della natura, ne consegue il tentativo di voler alterare la figura umana. Il pannier quindi contribuisce a segnare una netta linea di demarcazione tra chi si fa artificio (ovvero gli aristocratici) anteponendo l’ingegno dell’uomo alla sua naturale fisionomia, e chi deve umilmente accettare la propria condizione plebea.

Il pannier nella moda di oggi

La rivoluzione francese segnò la fine dell’opulenza e del pannier, ma ancora oggi vi è un richiamo nelle collezioni di moda: un esempio sono, negli anni Novanta, quelle di Vivienne Westwood, il cui animo romanticamente sovversivo si lasciava sedurre da echi barocchi riadattandoli in chiave moderna.
La storia del pannier prosegue fino al 2013, quando la designer Sarah Burton ha presentato la collezione Alexander McQueen Ready-to-Wear. Qui la funzione del pannier è quella di restituire una figura femminile dai contorni esagerati, a celebrarne la femminilità, su ispirazione delle pinup ritratte dal pittore peruviano Alberto Vargas, come ha affermato la stessa designer. 
La sua apparizione più recente è nella collezione Primavera Estate 2023 della casa di moda spagnola Loewe, in cui il pannier sembra riacquisire la sua funzione originaria, ovvero quella di distorcere e alterare, spingendosi verso un’astrazione che rinnega la fisionomia umana.

Curioso constatare come un’indumento desueto ed elitario possa giungere sino ai giorni nostri, modellandosi alle tendenze attuali e alle visioni dei designer. La storia del pannier d’altronde testimonia propio questo.

Fonte immagine in evidenza: Freepik

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