Storia della yakuza: struttura e attività della mafia nipponica

Storia della yakuza: struttura e attività della mafia nipponica

Gli yakuza (ヤクザ), noti formalmente in Giappone come bōryokudan (“gruppi di violenza”), sono i membri della tradizionale criminalità organizzata giapponese, una vera e propria mafia locale. Il termine si riferisce sia ai singoli gangster sia ai loro clan, che da secoli operano attraverso estorsioni, gioco d’azzardo e racket, seguendo rigidi codici di condotta e rituali derivati dai samurai.

Si ritiene che la parola yakuza derivi da una mano senza valore in un gioco di carte giapponese: le carte ya-ku-sa (“otto-nove-tre”), sommate, danno il peggior punteggio possibile, simboleggiando la figura di “perdente” o “inutile” dalla quale questi gruppi hanno tratto la loro identità di emarginati.

Glossario dei termini chiave della yakuza

Termine Giapponese Significato e ruolo
Oyabun (親分) Il capo supremo del clan, letteralmente “padre adottivo”. Esige lealtà assoluta.
Kobun (子分) I membri subordinati, letteralmente “figli adottivi”. Sono legati all’oyabun da un patto di fedeltà.
Irezumi (入れ墨) Gli elaborati tatuaggi corporali, realizzati a mano, che simboleggiano status, coraggio e lealtà al clan.
Yubitsume (指詰め) Il rituale di auto-amputazione della falange del mignolo come atto di penitenza per un errore commesso.

Le origini della yakuza: Tekiya e Bakuto

La storia della yakuza è complessa, ma si ritiene che le sue radici affondino nello Shogunato Tokugawa (1603 – 1868), con due gruppi principali di emarginati. Il primo erano i tekiya, venditori ambulanti che vendevano merci di bassa qualità nei mercati. Molti tekiya appartenevano alla classe sociale dei burakumin, un gruppo di “non umani” al di sotto della struttura sociale feudale. Organizzandosi, iniziarono a gestire la sicurezza nei festival e a partecipare a guerre per il territorio.

Il secondo gruppo erano i bakuto, ovvero i giocatori d’azzardo. Poiché il gioco d’azzardo era illegale, i bakuto operavano ai margini della società, sviluppando attività collaterali come lo strozzinaggio. Da loro deriva la tradizione dei tatuaggi estesi su tutto il corpo. Ancora oggi, alcuni clan yakuza si identificano come discendenti dei tekiya o dei bakuto.

La struttura gerarchica: una famiglia criminale

Simile alla mafia italiana, la gerarchia della yakuza ricorda una famiglia patriarcale. Il leader di qualsiasi banda è conosciuto come l’oyabun (“capo” o “stato di genitore”), e i suoi seguaci sono i kobun (“protetti” o “stato di bambino”). Questo legame non è di sangue, ma si fonda su un giuramento di fedeltà assoluta. La rigida gerarchia e la disciplina sono solitamente accompagnate da un’ideologia ultranazionalista di destra.

 

I rituali: tatuaggi e yubitsume

I membri criminali della yakuza hanno adottato rituali simili ai samurai e spesso portano elaborati tatuaggi (irezumi) sul corpo, che nascondono in pubblico. Un membro che infrange il codice deve fare penitenza attraverso il rituale chiamato yubitsume, in cui il kobun si taglia la falange del mignolo con una spada e la presenta al suo oyabun. Sebbene questa pratica sia diminuita, resta un simbolo potente del codice yakuza.

I clan principali e lo status attuale

L’appartenenza alle bande ha raggiunto un picco di circa 184.000 membri negli anni ’60, ma all’inizio del XXI secolo è scesa a circa 80.000. I gruppi più grandi ancora operativi sono:

  • Lo Yamaguchi-gumi: con sede a Kobe, fondato nel 1915, è il clan più grande e potente, comprendendo circa la metà di tutti gli yakuza attivi.
  • Lo Sumiyoshi-kai: originario di Osaka, conta circa 20.000 membri.
  • L’Inagawa-kai: attivo a Tokyo e Yokohama, con circa 15.000 membri.

Le bande si dedicano ad attività come contrabbando internazionale, tratta di esseri umani e armi. Tuttavia, nel corso della storia, la yakuza si è spostata verso la criminalità dei colletti bianchi, affidandosi alla corruzione e infiltrandosi in società legittime, nel settore bancario e nel mercato immobiliare.

Altre informazioni e curiosità sulla yakuza

Esiste ancora la yakuza?

Sì, la yakuza esiste ancora, ma è in forte declino. Leggi anti-gang sempre più severe, introdotte a partire dagli anni ’90, e una minore tolleranza sociale hanno drasticamente ridotto il numero dei membri e la loro visibilità. Molti clan si sono frammentati o sono passati a forme di criminalità meno appariscenti e più legate all’economia legale e digitale.

Cosa rappresentano i tatuaggi della yakuza?

I tatuaggi della yakuza, o irezumi, sono molto più di una decorazione. Rappresentano lo status di un membro all’interno del clan, il suo coraggio (il processo di tatuaggio tradizionale è lungo e doloroso) e la sua determinazione a vivere al di fuori della società convenzionale. I motivi scelti, come draghi, carpe koi o divinità, hanno significati simbolici precisi legati a forza, perseveranza e protezione.

La yakuza compie anche atti benefici?

Sì, e questo fa parte della loro complessa natura. Nonostante le attività criminali, gli yakuza si definiscono ninkyō dantai (“organizzazione cavalleresca”). Sono noti per essere stati tra i primi a fornire aiuti e soccorsi dopo grandi disastri, come il terremoto di Kōbe del 1995 e lo tsunami del 2011. Questi atti di beneficenza rafforzano la loro immagine di “male necessario” che mantiene l’ordine e si prende cura della comunità quando lo stato non è presente.

Immagine di copertina: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 03/09/2025

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A proposito di Valeria

Valeria Vacchiarino (1999), studia Lingue e Culture dell'Europa e delle Americhe a L'Orientale di Napoli, città che ormai considera la sua seconda casa. Amante dei libri, del cinema e del teatro, ha una grande passione per la musica jazz.

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