Sistema scolastico giapponese: come funziona tra rigore e pressione
Le caratteristiche uniche del sistema scolastico giapponese
Attraverso i cartoni animati giapponesi abbiamo imparato a conoscere un sistema scolastico giapponese molto diverso dal nostro, a partire dalle iconiche divise alla marinara che abbiamo tanto invidiato. La celebre divisa alla marinara, o セーラー服 (seeraa fuku), fu introdotta da Elizabeth Lee, preside americana del Fukuoka School for Girls, per creare un aspetto diligente e omogeneo tra le alunne. Ma dietro l’uniformità estetica si nasconde un sistema complesso, che mira a formare cittadini modello attraverso disciplina, merito e un forte senso della comunità, non senza un lato oscuro fatto di competizione estrema.
Origini e struttura del sistema scolastico giapponese
La scuola pubblica in Giappone fu istituita nel periodo Meiji (1868-1912). Inizialmente osteggiata perché sottraeva forza lavoro ai campi, prese forma come un miscuglio di influenze straniere. La struttura si ispira al modello tedesco, con sei anni di elementari, tre di medie e tre di superiori. L’anno scolastico, diversamente da quello occidentale, inizia ad aprile e termina a marzo. Per l’insegnamento, invece, il modello di riferimento fu la Cina e il suo sistema basato sul merito. I funzionari governativi venivano scelti attraverso un esame imparziale, che non teneva conto del ceto sociale. Un principio giusto, che però ha generato un’ossessione per il superamento dei test.
L’ossessione per l’esame: juku e juken jigoku
Questa enfasi sugli esami ha portato alla nascita del 受験地獄 (juken jigoku), letteralmente “l’inferno degli esami di ammissione”. Per gli studenti giapponesi, la vita diventa una corsa a ostacoli per entrare nell’ università desiderata. Dopo le lezioni, la giornata prosegue nei doposcuola privati, i juku, dove si studia fino a tarda sera. La competizione è tale che il percorso verso il successo accademico inizia prestissimo: per entrare in un’università prestigiosa, bisogna frequentare la giusta scuola superiore; per accedere a quella superiore, serve la giusta scuola media, e così via, fino all’asilo. I genitori investono enormi risorse per assicurare ai figli un percorso scolastico d’eccellenza fin dalla tenera età.
Oltre le lezioni: l’importanza dei club scolastici e delle pulizie
Il sistema scolastico giapponese non è solo studio matto e disperato. La vita scolastica è arricchita da pratiche che mirano a formare il carattere e il senso di responsabilità. Due elementi fondamentali sono i club e le pulizie comunitarie.
I club scolastici (bukatsu): formazione del carattere e socialità
Nelle scuole medie e superiori la partecipazione ai club scolastici, o bukatsu (部活), è una parte integrante della formazione. Dopo le lezioni, gli studenti si dedicano ad attività sportive (baseball, pallavolo, judo) o culturali (calligrafia, cerimonia del tè, musica, letteratura). Queste associazioni non sono un semplice passatempo, ma un impegno serio che insegna disciplina, lavoro di squadra e rispetto per i più anziani (senpai), valori centrali nella società giapponese.
Le pulizie (o-soji): responsabilità e rispetto per gli spazi comuni
Una delle caratteristiche più sorprendenti per un occidentale è l’assenza della figura del bidello. Nel sistema scolastico giapponese, la pulizia della scuola è un compito affidato a studenti e insegnanti. Ogni giorno, un momento chiamato o-soji (お掃除) viene dedicato alla pulizia di aule, corridoi e bagni. Questa pratica non ha solo uno scopo igienico, ma serve a educare al rispetto per gli spazi comuni, a promuovere l’umiltà e a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità scolastica.
Luci e ombre del sistema scolastico giapponese
In conclusione, il sistema scolastico giapponese è un modello a due facce. Da un lato, riesce a formare cittadini estremamente preparati, disciplinati e rispettosi, capaci di eccellere in un ambiente competitivo. Dall’altro, questa ricerca della perfezione impone una pressione psicologica enorme. Le aspettative della famiglia e della società diventano un fardello insostenibile per molti giovani, portando a tassi di ansia, depressione e, nei casi più tragici, al suicidio. Un sistema che, nel suo tentativo di creare i perfetti cittadini giapponesi, a volte dimentica la fragilità e l’unicità dell’individuo. Per approfondire, è possibile consultare le risorse del MEXT, il ministero giapponese di riferimento.
Fonte immagine dell’articolo “Sistema scolastico giapponese: come funziona?”: Wikimedia Commons