Storia di Mata Hari, da danzatrice a spia fatale

Storia di Mata Hari, da danzatrice a spia fatale

James Bond non è l’unica spia 007 ad aver fatto jackpot al botteghino mondiale. Ebbene sì, nella Belle Époque parigina una misteriosa e affascinante ballerina è entrata nei meandri della guerra di spie, dando vita alla storia di Mata Hari. All’anagrafe Margaretha Geertruida Zelle, la donna nasce il 7 agosto 1876 in una piccola cittadina olandese e sin da subito dimostra una grande ed invidiata perspicacia. Il suo destino le riserverà un posto nella sala da ballo più famosa di Francia: il Moulin Rouge. Universalmente conosciuto come luogo d’origine del Can-can e di puro intrattenimento, il teatro ha davvero solcato la storia francese, tanto da vantare clienti famosi e politici in cerca di svago. Le ballerine rappresentano la parte nodale del Moulin Rouge, tutte animate dal desiderio di poter scalare le classi sociali. Tra quest’ultime spicca la nostra Mata Hari, la cui bravura ammalia immediatamente i parigini: si tratta di movenze totalmente sconosciute alla Francia del primo Novecento, poiché appartenenti alla tradizione indonesiana ed orientale, alquanto lontana dai costumi europei. Cosa la spinge, dunque, ad accettare patti insidiosi ed alleanze inaspettate?

Lo spionaggio nella storia di Mata Hari

Nel passato della giovane ammaliatrice norvegese, il ballo non era di certo il perno centrale della sua vita: sposata con il vecchio ufficiale Rudolph Mac Leod, ella è costretta a viaggiare l’intero mondo a causa delle sue commissioni militari. La coppia avrà due figli, ma il dolore li metterà alla prova con la morte del primogenito. La crisi tra i due si fa sempre più accesa, portando Margaretha a lasciare la famiglia e partire per Parigi, intenzionata ad assaporare una libertà mai provata. Da quel momento, la storia di Mata Hari prenderà una piega ben diversa, godendo dello sviluppo socio culturale e artistico parigino. Il successo della ragazza sarà tale da portarla nei salotti più importanti di Francia, richiesta personalmente da finanzieri e politici influenti. Le avventure d’amore e i botteghini guadagnati, però, avranno un brusco arresto con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914), che la costringe a ritornare nella cittadina olandese d’origine.

Ciononostante, la storia di Mata Hari spicca per spirito, scaltrezza e coraggio. Difatti, l’artista tenta di recarsi dal console tedesco Kremer, ad Amsterdam, al fine di ottenere un diversivo e riuscire a tornare a Parigi. L’uomo offre il suo aiuto, ma in cambio le chiede di suggerirgli tutte le informazioni che regnano nei salotti francesi e che hanno un peso essenziale per i diversi interessi del governo tedesco. Chi dice per ingenuità, chi per astuzia, Margaretha accetta la proposta e subentra nel mondo dello spionaggio. Ritornando a Parigi, la vita riprende ad avere un senso di leggerezza, basata su uno sfondo francese traumatizzato dall’orrore delle trincee. Le sue movenze artistiche, in questo caso, si trasformano in danze di inganni ed estrapolazioni politiche. La donna, però, non sa che il capitano dell’intelligenza artificiale francese, Georges Ladoux, è alle sue calcagna, propenso a scoperchiare le sue carte. 

Tuttavia, il doppio gioco della storia di Mata Hari sarà fatale, poiché la relazione amorosa con il soldato russo Vladim Masslov la risucchierà in un vortice di tradimenti, delusioni e prigionie. Siamo nel 1916, e Margaretha riesce a mettersi in contatto con Georges Ladoux per ottenere un “lasciapassare” che l’aiutasse a raggiungere l’amante Masslov, in guerra a Vittel. Ladoux, questa volta, diventa partecipe del gioco della danzatrice ed acconsente di aiutarla a patto che lavori per l’intelligenza francese. Mata Hari non solo accoglie la proposta, ma richiede anche la somma di 1 milione di franchi. Ebbene, «Tenere il piede in due scarpe» è l’espressione giusta per descrivere la sua attività doppiogiochista, basata sulla convenienza e sull’ossessione del denaro. 

Il suo camaleontismo avrà vita breve, portando la donna ad essere accusata di alto tradimento, mediante la scoperta di messaggi subliminali inviati alla radio centrale parigina della Tour Eiffel. Processata e rinchiusa nel carcere di Saint-Lazare, passano sei mesi prima che la Corte d’Appello le conferma la condanna a morte. Segnata dalla prigionia, il 15 ottobre 1917 l’ex spia viene trasportata al Castello di Vincennes e lacerata da undici colpi di pistola. La sua esecuzione è ricordata per lo spirito combattente della donna, vestita con uno degli abiti più eleganti e decisa a porre fine alla storia di Mata Hari con onore e rispettabilità.

Eravate a conoscenza della storia? Vi è mai interessato il campo dello spionaggio?

 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia (esibizione al museo Guimet di Parigi)

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