Tanizaki ed Akutagawa sono due degli scrittori più rilevanti della tradizione letteraria giapponese di tutti i tempi. Nonostante le divergenze tematiche e stilistiche, i loro nomi sono legati da un celebre dibattito pubblico sul ruolo della trama nella creazione letteraria, avvenuto nel contesto del circolo letterario giapponese noto come bundan.
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Due visioni a confronto: trama vs. lirismo
Jun’ichirō Tanizaki | Ryūnosuke Akutagawa |
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La trama (suji) è l’elemento fondamentale, la struttura portante su cui si costruisce un romanzo. | La trama è importante, ma non fondamentale. Altri aspetti come il lirismo e la poetica sono più importanti per l’artisticità di un’opera. |
Difende il valore della letteratura popolare (taishū bungaku), che si basa su trame avvincenti. | Si interroga sulla purezza artistica di un’opera basata principalmente sulla trama, come il suo stesso racconto ‘Yabu no Naka’ (Nel bosco). |
Il contesto del dibattito: letteratura “alta” e “bassa”
La discussione nasce in un periodo in cui la critica giapponese distingueva nettamente tra Jun bungaku (letteratura pura, “alta”) e Taishū bungaku (letteratura popolare, “bassa”). Tanizaki, con opere di grande successo come “Il passo del grande Buddha“, si fece involontariamente portavoce del valore della letteratura popolare, sostenendo l’importanza cruciale della trama per il coinvolgimento del lettore. Autori come Mishima o Kawabata, invece, erano considerati capaci di muoversi tra le due categorie.
La critica di Akutagawa: l’arte non è solo trama
Durante una “tavola rotonda” pubblica, Akutagawa espose con rispetto la sua critica a Tanizaki, sollevando una questione che tormentava anche lui stesso: «se la trama possa essere artisticamente pura oppure no». Secondo Akutagawa, la trama è importante, ma non è l’elemento fondamentale. Ritiene che ci siano altri aspetti, come il lirismo e la poetica, che contribuiscono in modo più significativo al valore artistico di un’opera. Non bisogna pensare, a suo avviso, che tutto vada strutturato unicamente sulla trama. Questa sua posizione rifletteva una fase più introspettiva della sua vita, segnata da stati d’animo conflittuali.
La risposta di Tanizaki: una difesa della libertà
Tanizaki, ringraziando Akutagawa per i suoi interventi, ampliò il discorso per evitare una diatriba personale, difendendo un principio più universale:
«Quello che mi sta più a cuore è che non c’è niente di peggio in tutta l’arte che fissare la regola del ‘così dev’essere’. L’arte è una cosa viva e, come il genere umano, progredisce.»
Con questa affermazione, Tanizaki difende la libertà creativa contro ogni dogma. Ricorda come anche nel teatro antico le rigide regole (come l’unità di tempo e luogo) venissero spesso infrante. La sua posizione è una celebrazione della vitalità dell’arte, che non può essere ingabbiata in precetti fissi. Come sottolineato da diversi studi accademici disponibili su piattaforme come JSTOR, questo tipo di dibattito pubblico era molto frequente nel *bundan* e contribuiva a definire il panorama letterario del Giappone moderno.
Fonte foto: Pixabay
Articolo aggiornato il: 07/09/2025
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