Kumari: la Dea bambina del Nepal

Kumari: la Dea bambina del Nepal

La Kumari, o anche detta la “Dea Vivente” è una delle tradizioni culturali e ancestrali più intriganti del Nepal.
La traduzione letterale di kumari è “vergine”, ma deriva anche dalla parola sanscrita Kaumarya, che significa “principessa“. Sia gli indù che i buddisti adorano la Kumari: i buddisti la considerano la personificazione della suprema divinità femminile Vajradevi, mentre gli indù la adorano come incarnazione della dea Durga e persino come manifestazione di Taleju Bhawani.
Non c’è solo una Dea Vivente in Nepal, infatti ce ne sono circa 10 nella Valle di Kathmandu, tuttavia, solo quella che vive in Durbar Square (al Kumari Chhen la Casa della Dea Vivente) è la Kumari vera e propria e considerata come quella più importante.

Origini della tradizione
La dea bambina è adorata dalla gente di Newari in Nepal a partire da una tradizione che risale al diciassettesimo secolo: si narra che l’ultimo re della dinastia Malla, Jayaprakash, facesse degli incontri con la dea Taleju, ed un giorno, mentre giocavano a dadi, lui iniziò ad avere pensieri impuri sulla dea che, rendendosene conto, minaccia di non farsi vedere mai più se non nel corpo di una bambina vergine. Principalmente le Kumari vengono identificate all’interno di un’alta casta buddista chiamata Newar Shakyra, tra le bambine dai 2 ai 4 anni.

Requisiti e rapporti con l’esterno
Il processo di selezione di un Kumari è intenso e coinvolge molti dettagli intricati.
I custodi della Kumari di solito iniziano a cercare una nuova bambina di quattro-cinque anni pochi anni prima che quella attuale abbia la sua prima mestruazione. Il custode della casa Kumari, l’astrologo capo e i sacerdoti conducono il processo di selezione, e sono tenuti a verificare le varie qualità delle potenziali candidate Kumari prima di dichiarare una di loro come nuova Dea Vivente.

Ecco alcuni dei numerosi aspetti e requisiti essenziali che una piccola bimba nepalese deve controllare per diventare una Kumari:

  • non deve aver versato una sola goccia di sangue prima (nessun taglio, nessuna ferita, nessuna malattia);
  • deve non aver perso i denti;
  • deve corrispondere alle 32 qualità di perfezione delle dee nella religione indù, per esempio: avere un petto come un leone, le cosce come un cervo e le ciglia come una mucca.
  • il colore degli occhi deve essere nero, dovrebbe avere ventidue denti, un corpo come un albero di banyan e la sua voce dovrebbe essere chiara e limpida.

Inoltre, deve superare prove  rigorose per assicurarsi di possedere le qualità necessarie per essere il  vascello vivente della Dea Durga: la futura Kumari deve camminare senza paura attraverso un cortile pieno di bufali sacrificati e uomini danzanti con indosso delle maschere; dopo di che, deve trascorrere una notte da sola in una stanza con le capre e i bufali macellati ritualmente senza mostrare paura.
Per il periodo in cui è la Kumari, non le è permesso di salire sul pavimento, e può uscire dalla sua residenza solo in occasioni speciali, come il festival di Indra Jatra. In queste occasioni, i suoi custodi (una famiglia diversa dalla sua famiglia di nascita) la portano ovunque perché non deve toccare terra.

Come Dea Vivente, deve seguire regole e tradizioni specifiche. Ad esempio, deve sempre indossare un vestito rosso con trucco completo (il rosso è il colore della Dea); siede sul suo trono tutto il giorno e la gente le va in visita per ricevere benedizioni e fortuna. Si ritiene che la sua benedizione sostenga la pace e la prosperità del paese, e protegge la nazione dal male. In passato, alla Dea Vivente non era permesso ricevere un’istruzione perché si credeva che sapesse tutto. Al giorno d’oggi, però, le è permesso avere un tutor privato per facilitare la sua integrazione nella società dopo essere stata sostituita da un’altra Kumari. Può anche accedere a servizi Internet, libri e documenti e frequentare gli esami nazionali sotto speciale supervisione.

I membri della sua famiglia non possono visitarla molto spesso, e può giocare solo con i figli dei suoi custodi della stessa casta. Comunque, secondo diritti umani, si considera venga privata di vari diritti del bambino. Al giorno d’oggi, queste credenze sono state riconsiderate, e lei può incontrare e giocare con altri membri della famiglia e amici. La Kumari è considerata divina fino al suo primo sanguinamento; questo di solito significa la sua prima mestruazione, o può anche perdere immediatamente il titolo se si ammala o subisce un taglio, piccoli graffi o altre perdite di sangue.
In passato si riteneva che la donna stata Dea bambina, non si dovesse sposare da adulta perché destinava al consorte una breve vita. Ad oggi però non è più così, anzi, la si incoraggia a sposarsi dopo che il “mandato divino” si esaurisce.

È possibile visitare la casa della Kumari ma è severamente vietato scattare delle foto. Se si programma un viaggio in Nepal, sicuramente sarebbe un’esperienza affascinante entrare in contatto con questa tradizione.

Fonte immagine: wikipedia

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