Kawabata: il primo Nobel per la letteratura giapponese

Kawabata

Kawabata Yasunari è stato il primo scrittore giapponese che ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1968. Oggi il premio Nobel non è più un evento che ha tantissima risonanza, almeno non come all’epoca. Per il Giappone, però, la vincita di Kawabata rappresentò un importante momento di sdoganamento rispetto alla seconda Guerra Mondiale, quindi dopo quel periodo di grande sofferenza e povertà dettato anche dall’occupazione americana. Per di più, nonostante il Giappone fosse uscito sconfitto, impoverito e in gran parte anche distrutto, era ancora considerato con molta ostilità dal resto del mondo e isolato culturalmente. C’erano già stati dei segni di disgelo, come le olimpiadi di Tokyo del ’64, un evento che rappresentò per il Giappone l’occasione di mostrare una propria vetrina e di far vedere al mondo la propria onestà ed efficienza. L’evento delle olimpiadi in effetti aiutò a migliorare l’immagine del Giappone, mostrando un paese pieno di persone gentili e capaci e un sistema all’avanguardia soprattutto nei trasporti. In modo diverso anche il conferimento del premio Nobel a Kawabata ha rappresentato un grandissimo momento. È vero, infatti, che le olimpiadi hanno assicurato un impatto forte, ma a livello culturale il premio Nobel rappresentava un momento di grande importanza per il Giappone che riusciva a farsi conoscere anche per la ricchezza della sua cultura e letteratura. Perciò, le tappe che hanno aiutato a ricostruire l’immagine del Giappone nel dopoguerra sono:

1. La presentazione del cinema giapponese alla mostra di Venezia nei primi anni ’50;
2. Le olimpiadi del ’64;
3. Il premio Nobel per la letteratura.

Nel 1968, quando Kawabata si presentò all’accademia di Svezia per ricevere questa importante onorificenza, lesse il suo discorso di accettazione. Kawabata, magrolino, composto nel suo portamento e vestito in abiti tradizionali giapponesi, ha dato un’immagine che ha fatto il giro del mondo e ha avuto un significato simbolico molto particolare. Kawabata stesso deve averlo fatto apposta, essendosi sentito una sorta di ambasciatore della cultura giapponese nel mondo. Ecco quindi che la presenta sia attraverso il suo discorso che con il suo abbigliamento, omaggiando quindi la bellezza della cultura giapponese.

Kawabata intitolò il suo discorso Utsukushii nihon no watakushi. Il titolo è difficile da tradurre, sia in italiano che in inglese. In italiano, la professoressa Maria Teresa Orsi lo ha tradotto con La bellezza del Giappone e io, mentre in inglese il titolo è Japan the beautiful and myself.

Il discorso era centrato sull’estetica giapponese e sui suoi aspetti tradizionali, quindi la calligrafia, la poesia, il waka, lo zen, in sostanza tutto ciò che più di tradizionale può esistere in Giappone. Anni dopo, il premio Nobel venne vinto da un giapponese per la seconda volta, questa volta da Kenzaburō Ōe, scrittore completamente diverso da Kawabata. Difatti, tanto Kawabata era attento alla calligrafia e all’arte giapponese, tanto più Ōe era polemico e un attivista politico. Ōe vince il premio nel 1994 e intitolò il suo discorso Aimai na nihon no watakushi che tradotto sulla falsa riga del precedente significa L’ambiguità del Giappone e io, mentre in inglese Japan, ambiguosity and myself. Ōe si presentò con un certo atteggiamento polemico nei confronti di Kawabata e fece una sorta di parodia del suo discorso, sottolineando il fatto che del Giappone non doveva essere esaltata la bellezza estetica ma l’ambiguità, cioè il fatto che il Giappone fosse un paese caratterizzato da molti problemi irrisolti. Poi fece molti riferimenti all’occidente, mettendosi in una posizione diverso rispetto a Kawabata, come se volesse dire che il Giappone fosse al tempo meno estetizzante e molto più complesso.

Se andiamo indietro nel tempo, scopriamo che Kawabata nei suoi primi anni era tutt’altro che composto e zen, ha avuto una fase iniziale molto sperimentale. Egli fu uno dei fondatori di una corrente che si chiama “Shinkankakuha” cioè “Scuola delle nuove sensazioni”. Questa nuova corrente era totalmente sperimentale e innovativa e per niente ispirata alla tradizione.

Tra le date più significative troviamo il 1968 che è anche il periodo in cui nel mondo scoppiano tutti quei movimenti di protesta giovanili, Kawabata però sembra indifferente a tutto questo. Un’altra data importante è il 1970, anno in cui Mishima Yukio si suicida. Mishima e Kawabata erano molto legati e anche Kawabata si suicida ma, a differenza di Mishima, non abbiamo chiare le ragioni. Possiamo però presupporre che la morte di Mishima avesse qualcosa a che fare con ciò che deve averlo portato al suicidio. Egli si tolse la vita due anni dopo Mishima e si suppone che, siccome soffriva di insonnia, era solito consumare dei medicinali molto forti che gli procuravano allucinazioni. È possibile quindi che la causa del decesso fu dovuta proprio ad un momento di poca lucidità.

Si è spesso visto che dietro la grande creatività di molti scrittori c’è un’infanzia difficile e Kawabata non fa eccezioni. Egli nasce a Osaka e, quando a due anni muore il padre, va a vivere con la sorella dai nonni, fino alla morte di quest’ultimi. A causa di questa sua familiarità sin da piccolo con la morte si è autodefinito “il maestro dei funerali”, proprio perché toccato in prima persona da tutte queste morti. La sua opera omnia conta 35 volumi e fra tutta questa grande mole di opere spiccano alcune più significative come La danzatrice di Izu.

La danzatrice di Izu è un racconto famosissimo in Giappone, forse il più famoso racconto romantico dell’intera letteratura giapponese, anche se non è una storia romantica nel vero senso della parola. È considerato una storia d’amore tra uno studente e una danzatrice di danze tradizionali giapponesi. E’ un racconto la cui immagine è stata costruita soprattutto attraverso la cultura (ne sono stati tratti film, manga e adattamenti vari) e man mano l’immagine del racconto è stata deformata fin quando non si è solidificata la sua posizione di racconto romantico.

Un’altra opera famosa di Kawabata è Il paese delle nevi che inizialmente non fu concepito come un romanzo ma come un breve racconto. Il paese delle nevi tratta della relazione tra un uomo di Tokyo ed una geisha di provincia, la quale lavora presso una piccola locanda ubicata in un paesino nel nord del Giappone, ossia il paese delle nevi.

 

Fonte immagine: pixabay

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