Lunedì 27 luglio, le strade di Grassano – piccolo borgo lucano – si sono trasformate in un palcoscenico al di fuori del tempo. Dame, cavalieri, notabili e popolani in abiti d’epoca si sono riuniti in corteo, riportando alla luce il glorioso passato melitense del paese grazie a una suggestiva rievocazione dei Cavalieri di Malta. Organizzato dalla Pro Loco in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, l’evento ha proposto molto più di una semplice sfilata in costume: è stato un vero e proprio viaggio nel cuore della storia del borgo, culminato in una cerimonia simbolica e carica di significato.
Ma cos’è Grassano, e perché proprio qui si celebra questo legame con i Cavalieri di Malta?
Un piccolo borgo con una grande storia: la “terra grassa” che divenne Commenda
Con i suoi 4.554 abitanti, Grassano è un suggestivo borgo lucano situato sulla collina di Serra Mortella, a 559 metri di altitudine, in provincia di Matera. Sorge in posizione panoramica tra le valli del Bradano e del Basento, non lontano dal torrente Bilioso. Il toponimo potrebbe derivare dal gentilizio romano Grassus o dall’antico termine dialettale grassili, ovvero “terra grassa”, in riferimento alla fertilità dei suoi terreni.
La prima attestazione documentata del nome, nella forma “Graziano”, risale al XV secolo, in un atto di donazione con cui i Sanseverino, signori di Tricarico – paese limitrofo – cedettero il feudo alla chiesa di San Giovanni dei frati gerosolimitani. Da quel momento la storia di Grassano cambiò per sempre: il borgo fu destinato a divenire una Commenda dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (oggi di Malta), trasformandosi da semplice casale agricolo a modello di organizzazione rurale e amministrativa nel Mezzogiorno.
La rievocazione dei Cavalieri di Malta: l’evento
Centinaia di occhi puntati sul Commendatore mentre riceve le chiavi della città, tra applausi e solennità. È stato questo il momento clou della rievocazione dei Cavalieri di Malta, che ha trasformato il borgo in uno scenario d’altri tempi, tra abiti d’epoca, spettacoli e musica.
Il corteo di figuranti, partito da Piazza Arcangelo Ilvento – antistante il Comune – , ha attraversato le vie del borgo fino ai “Cinti”, il complesso di antiche cantine ipogee che si estende ai piedi dell’ex Castello commendale, simbolo del potere dei gerosolimitani. Proprio lì si è svolto il momento culminante della rievocazione: la consegna simbolica delle chiavi della città al Commendatore dell’Ordine, accompagnata dal bacio della croce pettorale; un rito solenne che riecheggia antiche cerimonie di fedeltà e devozione.
Vi sono stati momenti di spettacolo per grandi e piccoli; l’esperienza è stata resa ancora più coinvolgente da esibizioni di vario tipo: dalla falconeria con rapaci in volo, alla musica itinerante, sino agli sbandieratori che hanno accompagnato il corteo per le vie del paese. Per l’occasione, sono state aperte al pubblico le cantine dei Cinti, un tempo al servizio del palazzo commendale, solitamente chiuse, permettendo ai visitatori di esplorare spazi antichi e suggestivi e di degustare cibi tipici del luogo.
Grassano e l’Ordine di Malta: un legame sancito dalla storia
Ma qual è il legame di Grassano con i Cavalieri di Malta?
Sorto probabilmente come casale lungo un ramo della via Appia romana, Grassano assunse un ruolo strategico nella storia della Basilicata proprio grazie all’insediamento dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (detto di Rodi, poi di Malta).
Il vero punto di svolta si ebbe nel Trecento, quando il borgo fu donato dai signori di Tricarico ai Cavalieri. Grassano divenne una Commenda prestigiosa, la più ricca della Basilicata: da essa dipendevano 17 grancie sparse tra Puglia e Basilicata. Fulcro del potere commendale era un imponente Castello – di cui oggi restano alcune tracce – affiancato dalla chiesa gerosolimitana
Dopo secoli di floridezza, nel XVIII secolo la crisi dell’Ordine portò alla graduale perdita dei beni, con vendite e cessioni in affitto, fino alla soppressione definitiva della Commenda sancita nel 1807 dal Regno delle Due Sicilie. Il Castello, ormai in parte in rovina, fu successivamente demolito e le sue rovine acquistate dal clero locale, che le destinò all’ampliamento e alla ricostruzione della Chiesa Madre di Grassano, intitolata a San Giovanni Battista. I lavori si conclusero nel 1860.
Le tracce dei Cavalieri di Malta: segni, simboli e luoghi del passaggio gerosolimitano
Oggi, le tracce della presenza melitense a Grassano sono ancora ben visibili e testimoniano la profondità di un legame storico che ha plasmato l’identità del borgo. Tra i resti dell’antico Castello si distinguono i ruderi di una torre angolare, parte delle fortificazioni laterali e una cisterna situata sul sagrato della Chiesa Madre.
All’interno della Chiesa Madre – un tempo chiesa commendale – si conservano preziosi elementi legati all’Ordine: un fonte battesimale quattrocentesco con lo stemma del commendatore fra Francesco della Castellana, affiancato da una croce latina e una greca, segni di una storica compresenza di rito cattolico e ortodosso. Sulla cupola campeggia una grande croce ottagona di cinque metri, simbolo dell’Ordine, le cui otto punte evocano le beatitudini evangeliche e gli otto obblighi dei cavalieri; è tornato in funzione, dopo un accurato restauro, l’antico orologio settecentesco detto “la rllocij”, che scandiva il tempo dal campanile posto sulla torre del Castello commendale.
Alle spalle dei ruderi si trovano i cosiddetti “Cinti”, un complesso di antiche cantine scavate nella roccia della collina, un tempo funzionali al Palazzo commendale. Questi ambienti ipogei, spesso strutturati in navate con volte a botte e absidi terminali chiamate “sacrestie” (dove si conservava il vino migliore), rappresentano un esempio raro di architettura rurale di servizio. Molte cantine sono dotate di profonde “neviere“ – utilizzate per conservare la neve in estate – e di ampi “palmenti“, vasche scavate per la pigiatura e la fermentazione dell’uva, alcuni dei quali ornati con motivi allegorici e simboli gerosolimitani.
Anche il tessuto urbano conserva memorie storiche: percorrendo le strade intorno al Castello troviamo l’antica “Chiazzodda“, sede medievale dell’Università grassanese (il Comune), accanto alla quale sorgeva la “porta della buonafede”, dove i contratti si siglavano con una stretta di mano. Infine, in fondo a Corso Umberto I – accanto alla cappella della Madonna di Pompei – un palazzo, un tempo appartenuto al Maggiore Lotrionte, conserva su un architrave la croce ottagona e la data 1688, simbolo evidente della dominazione melitense.
Quando la storia unisce: la rievocazione come rito identitario
La rievocazione dei Cavalieri di Malta è molto più di un semplice appuntamento culturale: per Grassano è un rito identitario che, anno dopo anno, rinnova il legame profondo tra la comunità e le sue origini. È un momento di raccoglimento collettivo, in cui il borgo intero si riconnette alla propria storia, riscoprendo un’eredità che ancora vive nelle architetture, nei simboli e nella memoria condivisa.
In questa rievocazione, il passato non viene soltanto ricordato, ma riemerge come risorsa viva da custodire, tramandare e rendere presente.
Fonte immagini articolo: Grassano e la rievocazione dei Cavalieri di Malta | Evento: Foto scattate in loco dall’autrice dell’articolo