Il Castello del Buonconsiglio (Trento): tra storia e arte

Castello del Buonconsiglio

Perfetta fusione di epoche differenti, è considerato il più importante complesso monumentale del Trentino-Alto Adige: tutto questo è il Castello del Buonconsiglio, nella città di Trento.

Le origini del Castello del Buonconsiglio

La storia del Castello del Buonconsiglio inizia nel 1238, quando Sodegerio di Tito, alta autorità della città di Trento all’epoca, fece costruire una residenza fortificata a ridosso della cinta muraria e ai piedi del famoso dosso chiamato “Malconsiglio”. Le costruzioni duecentesche dell’edificio vanno quindi a costituire il Castelvecchio, nucleo originale, che comprende la torre di Augusto, la porta d’ingresso, i meri ghibellini e le mura. In seguito alla morte dell’imperatore Federico II e all’instabilità che questo evento comportò, Sodegerio decise di stabilirsi definitivamente nella sua residenza, svolgendo da lì tutti i doveri che gli competevano.

Ben presto Sodegerio, per volere del vescovo Egnone, fu costretto a rinunciare al suo ruolo, ai suoi poteri e anche a tutti i suoi beni. Il Castello del Buonconsiglio accoglie due nuovi ospiti: il vescovo Egnone e un capitano che rappresentasse il conte del Tirolo Mainardo II, così il Castello diviene definitivamente residenza vescovile. L’aspetto del castello del Buonconsiglio inizia lentamente a cambiare: grazie agli interventi di Mainardo II stesso e di alcuni vescovi, vengono aggiunti alla struttura un torrione, una cortina merlata e un grande edificio.

Nel 1390 viene eletto principe vescovo Giorgio di Liechstein che ricoprì un ruolo fondamentale nella storia del Castello del Buonconsiglio; infatti, grazie alla sua presenza il Castello abbandona l’aspetto di fortezza a favore di una residenza signorile. Il nuovo vescovo inserisce un giardino circondato da mura, importa alcune novità architettoniche da altri paesi come le ampie finestre a croce che permettono una maggiore illuminazione dell’ambiente. Altrettanto importante è il suo intervento destinato alla Torre Aquila che fa prima ricostruire, poi sopraelevare e infine decorare, affidando l’arduo compito al Maestro Venceslao, che darà vita al meraviglioso Ciclo dei dodici mesi.

Successivamente alla figura di Giorgio Liechstein, emerge quella del vescovo Giorgio Hack, il suo intervento riguardò la costruzione di una nuova cinta muraria intervallata da torri in direzione occidente. Ma è Giovanni Hinderbach a ricoprire un ruolo cruciale nella storia e trasformazione del Castello del Buonconsiglio: commissionò un nuovo guardino, alleggerì le mura, introdusse decorazioni con pitture e marmi e un’incantevole polifora che apre una veduta sulla città di Trento.
Se fino al Quattrocento i vescovi si erano limitati a decorare o introdurre piccole novità al Castello, è Bernardo Clesio a stravolgere completamente la storia del Castello del Buonconsiglio. Egli riteneva fosse necessario costruire un castello ex novo, che fosse degno del suo ruolo di cardinale della chiesa romana. I lavori iniziarono il 25 febbraio 1528 e ben presto, Bernardo Clesio iniziò a cercare i migliori pittori presso la corte estense di Ferrara: egli desiderava che la pittura e la scultura decorassero sontuosamente tutti gli spazi del nuovo Castello. L’arrivo di numerosi e famosi pittori come Dosso Dossi, Battista, Fogolino contribuì alla diffusione dell’arte rinascimentale in tutto il Trentino e la decorazione del Castello, essendo frutto del lavoro di artisti e stili differenti, diede vita ad un nuovo stile definito “clesiano”.
La storia del Castello del Buonconsiglio si ferma con il cardinale Cristoforo Madruzzo e con i suoi successori che abbandonano il castello e, riprende negli anni Settanta del Seicento, prima con il trasferimento di Sigismondo Alfonso Thun e poi con il vescovo Francesco Alberto Poia che tornerà ad abitare il Castello del Buonconsiglio, facendo realizzare la Giunta Albertiana: un corpo di fabbrica che prolungava il palazzo clesiano fino alle mura del Castelvecchio. Nel 1758 Francesco Felice Alberti viene nominato vescovo e dopo di lui il Castello non ha subito particolari stravolgimenti: solo l’ultimo principe vescovo Pietro Virgilio Thun fece realizzare una serie di ritratti di vescovi, che terminò con il suo. Con questa ultima commissione datata 1792 si conclude un periodo straordinario di vita e storia del Castello del Buonconsiglio.
Precedentemente alla Prima guerra mondiale si desiderava che il castello non fosse più una caserma, ma che ritornasse a ricoprire il suo ruolo originario: ma con lo scoppio della guerra, Castello del Buonconsiglio diventò un carcere militare che ospitò e che vide la morte di numerosi patrioti trentini. Grazie all’arrivo delle truppe italiane terminò la terribile storia del Castello del Buonconsiglio: lo storico Giuseppe Gerola non solo assegnò l’intera struttura al Ministero della Pubblica Istruzione affinché lo ripristinasse, ma recuperò i diversi beni artistici, bibliografici conservati in territorio asburgico e infine restaurò il Castello del Buonconsiglio, dando vita nel 1924, al Museo Nazionale.

Un luogo che ha conosciuto continui cambiamenti e che originariamente portava un nome diverso: una leggenda legata alla storia del Castello del Buonconsiglio narra che in un lontano passata, alcune streghe si riunissero per celebrare riti satanici  nella parte più antica del castello e nella Torre Granda. Proprio per questo inizialmente il castello era chiamato Malconsey (Malconsiglio). Solo nel Cinquecento, in occasione del Concilio di Trento, si riuscì a cacciare via le malefiche streghe e a liberare il Castello e per questa ragione, gli abitanti della città,  decisero di rinominare il castello “Buonconsiglio”.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia.

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