Padova potrebbe essere considerata la città italiana del Nord-Est più vivace dal punto di vista culturale grazie alla sua antica e prestigiosa università (capace di attrarre sia studenti italiani che stranieri) e ai numerosi poli culturali. Nel capoluogo veneto, infatti, è possibile visitare luoghi come Palazzo del Bo, Palazzo Liviano, la Cappella degli Scrovegni, il Palazzo della Ragione, il Museo della geografia e il Museo di scienze archeologiche e d’arte attraverso un percorso di tipo storico-artistico, così come l’Osservatorio astronomico del Museo della Specola, l’Orto botanico e il MNU- Museo della Natura e dell’Uomo nel caso volessimo optare per quello di tipo scientifico.
Il Museo della Natura e dell’Uomo dell’Università di Padova è (come riportato dal sito web accademico) il più grande museo scientifico accademico italiano: ben 4 mila m² di spazio espositivo contenenti 200 mila reperti. Si tratta di un luogo in cui è possibile scoprire i segreti della natura e dell’essere umano grazie al suo approccio multidisciplinare, il quale coinvolge la mineralogia, la geologia, la paleontologia, la zoologia e l’antropologia.

Il viaggio nella scienza inizia con la mineralogia, alla scoperta dei segreti del sottosuolo
Il primo spazio espositivo del Museo della Natura e dell’Uomo è quello dedicato ai minerali ed è situato al piano terra. Per scoprire i segreti del sottosuolo il percorso inizia con un video introduttivo, il quale permette al visitatore di iniziare il suo “immaginario viaggio verso il centro della Terra” citando anche le fonti letteraria (come il viaggio infernale di Dante e Virgilio nella Divina Commedia e quello del professor Lidenbrock e di suo nipote Axel del romanzo di Jules Verne Viaggio al centro della Terra) oltre ai dati scientifici raccolti nei secoli dai geologi. Nelle successive stanze possiamo conoscere la struttura geologica della Pianura padana, nonché scoprire le varietà di minerali presenti nei pressi dei Colli euganei, oppure, tornando indietro nel tempo, quelli usati per decorare gioielli o realizzare opere d’arte come il marmo di Carrara o i lapislazzuli afghani.
Un tuffo nel Cenozoico alla scoperta delle origini dell’umanità
In seguito, arrivando al primo piano, troviamo un primo percorso espositivo riguardante la paleontologia con una mostra concentrata maggiormente sul Cenozoico, ovvero l’era successiva all’estinzione dei dinosauri nel Cretaceo, rispetto agli eoni antecedenti.
Il Museo della Natura e dell’Uomo espone diversi scheletri dei mammiferi che occuparono la nicchia ecologica dopo la fine dei dinosauri e prima dell’arrivo dell’Homo sapiens. In particolar modo, i turisti possono conoscere anche le specie preistoriche vissute con i primi abitanti dell’Italia, come l’elefante nano oppure l’orso delle caverne. Oltre alla creature del Vecchio Continente, nella collezione è presente anche un’esemplare proveniente da oltreoceano: lo Smilodon, nota al grande pubblico generalista come la tigre dai denti a sciabola.
Proprio partendo dall’albero genealogico della specie umane e della teoria Out of Africa (l’uscita dell’Homo sapiens dal continente africano) che inizia la prima parte del percorso antropologico. Una prima sala è dedicata alle scoperte dei ricercatori dell’Ateneo patavino ad Al-Khiday (una località dell’attuale Sudan), dove sono state rinvenute delle tombe con scheletri in un lasso di tempo dal 12000 a.C. fino al I secolo d.C. Il successivo padiglione ci porta nell’Egitto tolemaico (IV secolo a.C.) con una mummia, un sarcofago e un gatto mummificato, e nell’Italia delle palafitte tra il 2200 e il 1500 a.C. con una notevole raccolta di utensili.
La sala dedicata ai fondali marini per stupire il pubblico ed educarlo al rispetto dell’ambiente
Infine, sempre al primo piano, il percorso del Museo della Natura e dell’Uomo ci “trasporta” nelle acque salate per conoscere la biodiversità degli oceani e dei mari. Gli scheletri e le ricostruzioni di animali acquatici come squali, delfini, pinguini, foche e pesci aiutano ad ammirare e scoprire le meraviglie degli oceani, ma svolgono anche la funzione di sensibilizzarci in merito alla minaccia dell‘inquinamento e delle attività umane. Uno dei reperti di interesse è il Capodoglio di Zara, ovvero l’esemplare di Physeter macrocephalus ucciso da alcuni marinai il 31 gennaio 1767 nei pressi dell’isola croata.
La fauna terrestre e le popolazioni extraeuropee, alla scoperta delle meraviglie della zoologia e dell’etno-antropologia
L’ultimo piano del Museo della Natura e dell’Uomo è dedicato agli animali terrestri e ai popoli extraeuropei. In primis, grazie ad esemplari di animali impagliati e di scheletri delle collezioni storiche, assieme alle ricostruzioni odierne con materie plastiche, i visitatori possono osservare da vicino mammiferi esotici, splendidi esemplari di uccelli tropicali oppure quelli fluviali, così come i diversi esemplari di serpenti, lucertole e coccodrilli oppure l’affascinante mondo degli invertebrati con esemplari di insetti, aracnidi e vermi.
Qui, tra i reperti degni di nota, c’è l’Elefante di Venezia, l’esemplare di elefante indiano (Elephas maximus) che, nel corso del Carnevale del 1819, fuggì dal controllo del guardiano e (oramai imbizzarrito) vagò per le calli veneziane prima di essere ucciso dalla polizia austriaca, in quanto, all’epoca, la Serenissima era parte del Regno Lombardo-Veneto controllato dalla corona asburgica.
Infine, la parte conclusiva dell’itinerario di visita prevede ulteriori reperti della sezione antropologica. Una prima stanza è dedicata alla mostra dei diversi volti umani delle popolazioni africane e asiatiche; invece, l’altra è dedicata al calco del cranio del poeta fiorentino Francesco Petrarca narrandoci anche i retroscena sullo studio di questo reperto e il suo relativo mistero. Le altre stanze raccolgono reperti di collezioni storiche dell’ateneo provenienti dal Giappone, dalla Cina, dall’India, dai paesi del Sud-Est asiatico, dall’Africa e dall’Oceania. Si tratta di un’ottima occasione per conoscere usanze e costumi di popolazioni lontane dall’Europa come quelle della Polinesia e dell’Isola di Pasqua.
Perché visitare il Museo della Natura e dell’Uomo dell’Università di Padova?
Il Museo della Natura e dell’Uomo è un museo da inserire tra le mete di una gita (o soggiorno) patavino per diversi motivi. In primis, perché questa struttura con le sue prestigiose e antiche collezioni racconta secoli di ricerca degli studiosi dell’ateneo dimostrando l’importanza dell’investire in questo settore. Inoltre, questo museo dimostra come la tradizione possa coesistere con l’innovazione; dal momento che, la struttura contemporanea in vetro e acciaio è collegata col nucleo originario del museo, ovvero Palazzo Cavalli, una struttura sei-settecentesca che raccoglie palme fossilizzate e presenta cicli di affreschi con soggetti mitologici e biblici.
Infine, perché in questo polo culturale coesistono discipline diverse capaci di dialogare assieme e di rispondere alle nostre domande grazie all’ausilio di mezzi divulgativi accattivanti come video, proiezioni, plastici o giochi per i bambini. D’altronde, essendo situato a Corso Garibaldi, tale museo si trova nei pressi della Cappella degli Scrovegni, una situazione che permette un dialogo interdisciplinare fra la conoscenza e la ricerca scientifica con i meravigliosi affreschi medievali realizzati da Giotto.

Ti potrebbe interessare: Il Museo di Storia Naturale di Londra: cosa non perdere
Fonte immagine di copertina: Salvatore Iaconis