Las morenas del caribe è il soprannome dato negli anni ‘70 alla nazionale femminile di pallavolo cubana: 12 donne che hanno scritto una delle pagine più appassionanti della pallavolo mondiale vincendo tre ori olimpici e due mondiali consecutivi. Tutto parte nel 1978 quando durante i campionati mondiali disputati nell’allora Unione Sovietica, Cuba giocò la finale contro il Giappone: la famosa nazionale nipponica composta da operaie e chiamata Le streghe d’Oriente terminava per sempre il suo dominio nella pallavolo con la sconfitta contro Cuba. Da quel momento nacque lo pseudonimo Las morenas del Caribe e la vittoria fu talmente importante che il leader cubano Fidel Castro diede alla squadra il pieno supporto del governo. Il successo olimpico, però, arrivò soltanto negli anni ’90 in quanto la squadra non riuscì a qualificarsi per i giochi olimpici del 1984 e quelli del 1988.
Il primo oro olimpico di Las Morenas del Caribe
La nazionale femminile cubana inizia il suo dominio con le Olimpiadi di Barcellona del 1992. Non avendo partecipato alle due edizioni precedenti, le atlete si presentarono a Barcellona con un desiderio di vittoria e rivalsa ancora più grande. La motivazione più grande era data dal popolo cubano: erano anni difficili per Cuba che attraversava una crisi economica dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Lo sport divenne un punto di riferimento per i cubani, che cercavano momenti di gioia e vedevano gli atleti come simbolo di orgoglio e resistenza. La nazionale femminile cubana arrivò in finale, dopo aver sofferto in semifinale contro gli Stati Uniti, e vinse l’oro olimpico battendo in quattro set la Squadra Unificata (formata dalle atlete delle ex repubbliche sovietiche).
L’accesa rivalità tra Cuba e Brasile
Dopo essere salite sul tetto dell’Olimpo per la prima volta, las morenas vincono anche l’oro mondiale nel 1994 battendo in finale il Brasile davanti a 30mila tifosi brasiliani. Questa vittoria stabilisce l’inizio di una grande rivalità tra la nazionale cubana e quella brasiliana: durante i Giochi Olimpici di Atlanta nel 1996 questa rivalità ebbe un epilogo disastroso. Durante la fase a gironi il Brasile si vendicò della sconfitta del mondiale, battendo Cuba 3-0 e deridendo le avversarie sottorete. Nonostante due sconfitte durante la prima fase del torneo, la squadra cubana riesce ad arrivare in semifinale nuovamente contro il Brasile, mettendo in scena una delle partite più drammatiche nella storia della pallavolo. Durante la partita gli arbitri furono costretti ad interrompere numerose volte il gioco a causa delle continue discussioni tra le due squadre: le brasiliane sapevano dell’aggressività delle giocatrici cubane anche fuori dal campo e, dunque, non mancavano di provocarle.
La partita fu durissima: il Brasile vinse il primo e il terzo set, a un passo da vincere anche il quarto e concludere la partita, ma las morenas, con la loro forza, rimontarono vincendo la semifinale al tie-break. Se le discussioni sottorete durante la partita sembravano già molto accese, il vero disastro scoppiò al fischio finale. Gli arbitri e gli allenatori dovevano dividere risse che nascevano in ogni punto del campo tra tutte le giocatrici. Tra spintoni, insulti e calci, da un lato le cubane erano allegre della vittoria, dall’altro le brasiliane erano in lacrime.
Le risse continuarono anche fuori dal campo, tant’è che fu necessario l’intervento della polizia che rinchiuse le squadre nei rispettivi spogliatoi per calmare gli animi. Nonostante le denunce, che non tardarono ad arrivare da parte dell’allenatore e dallo staff brasiliano, las morenas arrivarono in finale e superando la Cina vinsero per la seconda edizione consecutiva la medaglia d’oro olimpica.
L’addio all’allenatore Latifa e il terzo oro olimpico
Poco dopo Atlanta 1996, il coach storico della nazionale femminile cubana Eugenio George Latifa, che ha portato al grande successo la squadra, viene esonerato. Il coach aveva mosso delle critiche nei confronti di Fidel Castro: sosteneva che il governo non desse l’importanza giusta alla nazionale e lo denunciò pubblicamente di non fornire le strutture adeguate agli allenamenti. Fu prontamente allontanato dalla squadra che subì un durissimo colpo: le ragazze consideravano Latifa come un padre. Come raccontato dalle atlete, Latifa si occupava di loro non solo come giocatrici ma anche come ragazze normali: si preoccupava che fossero sempre umili, eleganti e che leggessero in modo da sapersi esprimere e rappresentare il popolo cubano nel migliore dei modi.
Per le Olimpiadi di Sydney del 2000 l’allenatore della squadra fu Luis Calderòn che seppe sostituire in modo eccellente il suo predecessore. La finale fu disputata contro la Russia (come successe a Barcellona 1992) ma questa volta fu una partita molto più dura: Cuba si trovava sotto di due set e vinse la partita in rimonta raggiungendo l’obiettivo di una terza medaglia d’oro. Questo grande traguardo, però, segna anche la fine del dominio cubano nella pallavolo femminile. Tra le 12 atlete cubane si distinguono due che entrarono a far parte della Hall of Fame della pallavolo internazionale: Mireya Luis e Regla Torres. Quest’ultima dopo Sydney 2000 venne anche eletta dalla Federazione Internazionale di Pallavolo come l’atleta più eccezionale del XX secolo.
L’impatto sociale e politico del successo di Las Morenas del Caribe
Il successo delle Morenas del Caribe era così importante perché rappresentavano il volto delle donne cubane, coloro che appartenevano al terzo mondo. Donne semplici, di umili origini e dalla pelle scura che portavano in campo e mostravano al mondo la forza di Cuba, al di là delle difficoltà. Per il popolo cubano, queste donne erano un simbolo e un punto di riferimento perché portavano in alto il nome di Cuba a livello internazionale. Il popolo cubano attraversava un momento detto Periodo Especial in cui regnava la povertà rispetto ad altri paesi più evoluti: per questo motivo il fatto che las morenas avessero vinto contro ricche potenze come USA o Brasile significava che, nonostante tutto, Cuba era una Nazione rispettabile. In questo contesto storico, il regime di Castro utilizzò le vittorie delle atlete come propaganda identificandole come esempio di sacrificio e orgoglio nazionale.
Secondo Castro, tutto ciò rappresentava anche una vittoria socialista: Cuba, nonostante la povertà e l’isolamento, grazie alle sue forze e all’impegno collettivo riusciva a primeggiare contro le grandi potenze capitaliste. Le giocatrici di Las Morenas del Caribe ricevettero premi e ricompense dal governo Castro, ma, anni dopo, si aprirono sulla situazione. Molte di loro, infatti, attraverso interviste hanno dichiarato che nonostante avessero dato gloria a Cuba, non avevano avuto dei reali benefici: tanti riconoscimenti morali, ma nessun sostegno concreto. La loro vita, come quella del popolo cubano, rimaneva segnata da alcune limitazioni come la scarsità di beni di prima necessità e la mancanza di libertà personale.
Fonte immagine: screen dal video YouTube sulle vittorie olimpiche di Cuba