Nozaki Manaho: la campionessa del dohyo femminile

Nozaki Manaho

Nozaki Manaho è nata il 17 luglio 1996 a Hamamatsu, nella prefettura di Shizuoka, ed è diventata un volto noto del sumo femminile giapponese, non solo per i suoi successi sportivi ma anche per il carisma e l’immagine che ha saputo costruire intorno a sé. Dalla carriera agonistica ai riflettori della televisione, la sua storia è un intreccio di talento, determinazione e voglia di rompere gli schemi.

Le origini: dal wrestling al dohyo

Il primo approccio con il mondo della lotta è avvenuto grazie al fratello maggiore, appassionato di wrestling. Da bambina, il sogno di Manaho era diventare una wrestler professionista. Ma il destino prese una piega diversa quando, in seconda elementare, i suoi istruttori le suggerirono di praticare il sumo per potenziare la forza fisica. Fu così che scoprì il fascino di uno sport radicato nella tradizione giapponese, ma spesso considerato distante dalle donne.

In quarta elementare si unì al club di sumo di una compagnia locale e iniziò a collezionare vittorie nei tornei prefettizi, a partire dal Wanpaku Sumo, guadagnandosi la promozione nella classifica della Federazione di Sumo di Shizuoka: komusubi nel 2009, sekiwake nel 2010 e 2011, ōzeki nel 2012 e 2013.

I successi internazionali di Nozaki Manaho

Il nome di Nozaki ha cominciato a circolare anche oltre i confini nazionali tra il 2013 e il 2014, grazie alle vittorie consecutive nel prestigioso International Women’s Sumo Invitational Tournament di Sakai, nella prefettura di Osaka. Nello stesso periodo ha conquistato il titolo nella categoria pesi leggeri del 4º Campionato mondiale juniores femminile a Kaohsiung, Taiwan, diventando la prima studentessa delle superiori e la prima giapponese a vincere nella sua categoria.

Fisicamente, non incarna l’immagine tipica di una lottatrice di sumo: con i suoi 160 cm per 60 kg (dato aggiornato al 2015), Nozaki ha fatto della velocità e della forza esplosiva delle gambe il proprio marchio di fabbrica.

Versatilità atletica e disciplina

Durante il suo percorso scolastico, ha affiancato al sumo altre discipline di combattimento. Ha vinto un campionato regionale di wrestling già alle medie e ha insegnato questo sport ai bambini. Al liceo ha praticato judo, integrando tecniche di proiezione apprese nel wrestling e applicandole con successo al sumo. Era particolarmente abile nelle proiezioni dal basso e nelle proiezioni a cucchiaio, qualità che le hanno permesso di ottenere, a dicembre 2013, la cintura nera di primo grado nel sumo amatoriale.

Le sue eccellenti doti fisiche le hanno attirato attenzioni da ambienti sportivi anche al di fuori del sumo, ma dopo la vittoria mondiale del 2013, Manaho ha deciso di concentrarsi esclusivamente su questa disciplina.

La popolarità oltre il tatami

La sua ascesa mediatica è iniziata nel maggio 2013, quando è apparsa nel programma Mirai Theater di Nippon Television. La sua immagine giovanile ha accompagnato la sua popolarità, culminata con la sua inclusione nel libro fotografico Fighting Women, dedicato alle combattenti più carismatiche del panorama femminile.

Dai tornei al giornalismo sportivo

Subito dopo la laurea, Nozaki è stata assunta da Fuji Television e ha esordito come commentatrice al primo Torneo Nazionale Femminile Wanpaku, trasmesso in diretta su YouTube. Nel 2020 ha lavorato come regista per lo speciale Another “2020 Summer Our Koshien” per il programma sportivo S-PARK, seguendo da vicino la squadra femminile di baseball della Sakushin Gakuin per quattro mesi. È comparsa anche in programmi come Live News α, affermandosi come una promettente giornalista e regista sportiva.

In un’intervista del dicembre 2020 ha dichiarato:

“Non ho abbandonato completamente il sumo. Ma se dovessi praticarlo seriamente, dovrei partecipare ai tornei e ottenere risultati: questo significherebbe lasciare il mio lavoro. Al momento non ho quel tipo di desiderio. Voglio continuare a essere coinvolta nel sumo per insegnarlo ai bambini”.

Nozaki Manaho: una figura simbolo del sumo moderno

Manaho Nozaki è molto più di una campionessa: è diventata un simbolo del sumo moderno e inclusivo, capace di fondere tradizione e innovazione, competizione e comunicazione, sport e spettacolo. Una figura che continua a ispirare nuove generazioni di ragazze e ragazzi, sul tatami e oltre.

 

Fonte immagine: Netflix.

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