Steven Bradbury: il miracolo dei Giochi invernali 2002

Steven Bradbury vince ai Giochi olimpici invernali del 2002 col suo miracolo.

L’impresa del pattinatore velocista Steven Bradbury, che ha fatto la storia delle Olimpiadi invernali e del suo paese, l’Australia, vincendo contro ogni pronostico.

Steven Bradbury: il miracolo dei Giochi olimpici invernali 2002

Salt Lake City, Utah. L’anno è il 2002 ed in città è tutto pronto per la diciannovesima edizione dei Giochi olimpici invernali con tutte le discipline più “fredde”: hockey su ghiaccio, curling, sci alpino e di fondo, sci nordico (in cui Stefania Belmondo vince un oro, un argento e un bronzo), slittino, snowboard e altri ancora. E poi c’è una disciplina in particolare: il pattinaggio short track, dal 1992 fissa nel programma dei Giochi invernali, consiste nel pattinare su ghiaccio in una pista ad anello per varie distanze ad alta velocità. 

È in questa disciplina che gareggia Steven Bradbury, classe 1973, australiano; precisamente nei 1500m e nella 1000m. Un australiano che gareggia in uno sport invernale è un po’ una sorpresa; in realtà, la sua era già una carriera di successo prima del 2002, ottenendo un oro, un bronzo e un argento rispettivamente nel 1991, nel 1993 e nel 1994. Sfortunatamente, durante delle prove per la Coppa del Mondo di short track, subisce un gravissimo infortunio che gli è quasi costato la vita: viene ferito all’arteria femorale da un altro pattinatore, perdendo quattro litri di sangue e necessitando di 111 punti di sutura. Ancora, nel 2000 in un altro incidente in pista si ritrova il collo fratturato dopo essersi schiantato di testa contro uno dei muri della pista.

Il miracolo, la leggenda

Nonostante tutto, arriva ai Giochi del 2002: esce al secondo turno nella gara dei 1500m, ma grazie ad una squalifica di Marc Gagnon, canadese, passa dal terzo al secondo posto e si guadagna l’ingresso in semifinale, dove arriva primo grazie alle cadute degli altri atleti in pista e ottiene l’ingresso anche in finale. Sembra già un sogno: la squalifica di un altro concorrente e poi la caduta di tutti gli altri atleti in pista, ma gli astri non avevano ancora finito di allinearsi per Bradbury, quando nella gara finale succede l’impossibile. Parte in svantaggio, gli altri sono tutti davanti a lui: Li Jiajun, Mathieu Turcotte, Apolo Ohno, Ahn Hyun-Soo sono tutti più veloci per tutta la durata della gara, le speranze erano esaurite, fino a quando all’ultimo giro, all’ultima curva, Jiajun tenta il sorpasso di Ohno e cade, trascinando a terra tutti gli altri.

Tutti tranne uno, Steven Bradbury.

Taglia il traguardo in piedi, eretto, rilassato, con nonchalance. È una medaglia d’oro, la prima per un atleta dell’emisfero australe nella disciplina dello short track. Le sue parole dopo la gara sono state queste: «Non ero certamente il più veloce, ma non penso di aver vinto la medaglia col minuto e mezzo della gara. L’ho vinta dopo un decennio di calvario».

Bradbury si è ritirato dal pattinaggio agonistico dopo quei Giochi olimpici, ma ha rivestito il ruolo di commentatore televisivo per la disciplina nel 2003 e anche nel 2022.

La sua eredità

Grazie a questo evento è nato un modo di dire nel mondo anglofono: “doing a Bradbury” oppure “pulling a Bradbury” si utilizza proprio per riferirsi ad una inaspettata vittoria, un successo clamoroso e totalmente inaspettato. In Italia, Bradbury è diventato famoso, oltre che per la sua impresa, per la telecronaca di quella gara di Salt Lake City 2002 della Gialappa’s Band, che ne ha commentato satiricamente le gesta.

Fonte immagine: “L’incredibile Oro di Steven Bradbury | The Olympics On The Record

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