Una piccola goccia d’inchiostro, un libro di Vincenzo Patanè | Recensione

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“Una piccola goccia d’inchiostro”, il nuovo libro di Vincenzo Patanè edito da Il ramo e la foglia Edizioni, in distribuzione da giugno 2025.

 La trama di “Una piccola goccia d’inchiostro”, il nuovo libro di Vincenzo Patanè

Il romanzo, ambientato nel rione Sanità a Napoli, è basato su una storia vera e prende l’avvio dal casuale ritrovamento di sessantasei lettere che il protagonista, Elvio, zio dell’autore, inviò a sua sorella dal 1953 al 1965. Nello svolgersi delle vicende emergono via via i turbamenti sessuali adolescenziali di Elvio, la consapevolezza di essere attratto dagli uomini, la scoperta di non essere il solo a provare pulsioni di quel tipo, l’esplorazione del sesso, il primo amore. Parallelamente c’è la consapevolezza dell’impossibilità di esprimere a voce alta ciò che provava, da un lato per un soffocante controllo familiare, improntato a un rigido rigore morale, dall’altro per una società che, con il fascismo prima e con la società perbenista del dopoguerra, condannò duramente l’omosessualità. Nel romanzo vi sono molti stralci di quelle lettere, grondanti di umanità, focalizzate in particolare su due episodi: il viaggio che effettuò, ventiseienne, in Danimarca nel 1954, al fine di ottenere una riassegnazione di sesso sulla scia di quella di Christine Jorgensen del 1952, e la successiva relazione con un giovane napoletano, un amore sfortunato ma che pure mutò le sorti della sua vita.

Il libro di Patanè è senz’altro un gioiello che sposa insieme la narrativa semplice al contesto epistolare. Il libro, infatti, copre un arco temporale che va dal 1953 al 1965, e lo fa attraverso non solo una narrazione interessante, ma anche con l’ausilio di lettere emozionanti.

Elvio, il protagonista del romanzo, è raccontato attraverso un narratore onnisciente, senza disdegnare momenti in cui è proprio lui a prendere voce piena, raccontando eventi e situazioni utilizzando le parole delle sue accorate lettere. Lettere, quest’ultime, indirizzate a Rosa, tra le sue sorelle più comprensive.

Patriarcato e società

Il contesto familiare è certamente pregno di dispotismo, il patriarcato la fa da padrone. Il centro della famiglia all’interno della quale Elvio e i suoi fratelli e sorelle crescono è dominato dalla figura maschile. Un padre che sembra decidere tutto per tutti, una mano feroce e una mente angustamente strutturata che non permette libertà alcuna. Da qui i figli sembrano riprendere respiro proprio in seguito alla dipartita di quest’ultimo. L’autore, di fatti, racconta di un rapporto filiale dove non vi è un vero legame d’amore, quanto piuttosto una sorta di reverenza e sentimento di possesso acuto.

Il rapporto tra Elvio e Rosa, una delle sue sorelle, è sincero e autentico. Quest’ultima corre in protezione di suo fratello, anche in momenti dove dire la verità è piuttosto difficile, divenendo di fatti per l’uomo un importante punto di riferimento.

L’omosessualità, l’intersessualità e molto altro

Il personaggio di Elvio è certamente contemporaneo, tuttavia, per il contesto sociale in cui si ritrova, appare agli occhi del lettore quasi come innovativo. Il mondo in cui vive Elvio è un mondo dove l’apparenza è essenziale. È un mondo dove essere diversi ti priva di diritti, e in un certo senso ti costringe ad una vita infelice e solitaria, la stessa dove il giovane Elvio, intersessuale, muove i suoi primi passi sentimentali e personali, ritrovandosi in una serie di situazioni spiacevoli. L’autore, infatti, racconta le disavventure di Elvio, rimarcando l’importanza delle sue parole evocative. Il protagonista, infatti, chiama gli uomini che si ritrovano nella sua condizione sessuale e personale “compagni di sventura”.

L’omosessualità per Elvio, in un primo momento appare come un fardello da portare sulle spalle, una sventura colossale, una condizione impossibile da sopportare, dove la donna del suo io è intrappolata in un corpo di un uomo, e nessuno riesce a vederla. La vita di Elvio è vissuta come un invisibile figura astratta. Dopo un percorso fatto di vittorie e sconfitte, solo alla fine il protagonista riuscirà a comprendere che l’essere diversi non è un peccato né un fardello da trascinare sulle spalle, ma un’opportunità come quella appartenuta ad altri, di essere felici.

Gli uomini di Elvio nel libro di Vincenzo Patanè

Sono molti gli uomini di Elvio, ognuno con una storia specifica. Elvio non è alla ricerca di un mero divertimento sessuale, quanto piuttosto di una storia che vale. L’uomo, infatti, vive in continuo contrasto tra la ricerca di una vita pura e di una risoluzione agli impulsi voraci dell’animo umano. Egidio, Gabriele, Amerigo, Enzo, fino a giungere alla “Casa di Tolleranza di Peppe” e all’incontro cruciale con Antimo.

Con quest’ultimo, Elvio vivrà da vicino un sentimento incessante dove la repulsione, come in altri casi precedenti, non appare mai. Il loro diviene un legame saldo, fatto di incontri, tenerezze, eventi routinari. Tuttavia, la realtà non tarderà ad arrivare, gettando Elvio nello sconforto cieco e poi in un viaggio interiore dove sarà opportuno ritrovare sé stessi e la giusta strada da seguire. L’ipocrisia sociale è una costante della narrazione di Patanè. Il suo è un linguaggio scorrevole, capace di toccare tematiche importanti con estrema efficacia. L’autore cita inoltre casi di grande importanza come quello di Christine Jorgensen o lo studio di Andrè Gide.

Un viaggio introspettivo nel mondo di Elvio

Il romanzo di Vincenzo Patanè segue dalla prima all’ultima pagina un viaggio esistenziale, dove l’espediente epistolare altro non è che un modo per raccontare una storia di grande attualità. Un romanzo che ben sposa il nostro tempo, regalando uno sguardo sulla società di quegli anni, dove essere diversi era davvero una sfortuna. Un viaggio straordinario, quello di Elvio, che parte dalla necessità di essere invisibile, passa dall’incessante bisogno di amare ed essere amati, anche a pagamento.

Il romanzo si conclude con un importante glossario, che corre in aiuto a chi non conosce perfettamente alcuni termini dialettici. Il libro di Patanè infatti è arricchito da numerosi modi di dire campani, i quali corredano il testo di una veracità unica. Inoltre, a fine pagina le numerose foto di Elvio in diversi momenti della sua vita, a riprova che il romanzo ripercorre le peripezie di un uomo che è realmente esistito.

Immagine in evidenza: Ufficio stampa

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