402 al Teatro Cometa Off | Recensione

402

Il Teatro Cometa Off di Testaccio propone, dal 14 al 19 gennaio, la messa in scena di 402: un potente thriller psicologico di riscatto sociale e personale.

Scritto a quattro mani dall’attrice e regista Elettra Zeppi e da Francesco Imundi, con regia di Federico Vigorito e produzione de Il Teatro di Alice, 402 ha fatto il suo debutto al Teatro Cometa Off di Roma, catapultando lo spettatore in novanta minuti di intensi colpi di scena e confessioni inaspettate. Un’unica stanza, due soli personaggi in completa antitesi tra di loro, una storia che minuto dopo minuto prende strade diverse, fino a giungere ad un epilogo imprevedibile. 

La trama di 402 

Una stanza d’hotel nel centro di Roma. La 402: un letto, un piccolo divano, un mini frigo e una tv accesa che informa lo spettatore dell’imminente votazione in aula sull’autorizzazione a procedere nei confronti del senatore della Repubblica, Marco De Simone (Gabriele Linari), indagato per favoreggiamento di illeciti e inquinamento ambientale. E Marco è proprio qui, in questa stanza: cammina avanti e indietro, con le mani tra i capelli, preoccupato per quanto accadrà nelle prossime ore. Perché, a suo dire, è stato incastrato e non ha mai fatto nessuna di quelle cose per cui è stato accusato. 

Nella stessa stanza, piomba all’improvviso Anna (Elettra Zeppi), una cameriera ai piani, che lavora in quell’hotel. È spaventata, sta fuggendo dal suo capo, che la molesta da mesi, da quando ha capito che la donna farebbe di tutto per tenersi stretto il suo lavoro. È rimasta sola con un figlio adolescente, dopo la morte recente del marito, e quell’impiego le serve. 

La stanza 402 è il luogo in cui Marco e Anna si incontrano apparentemente per caso e dove tutta la messinscena prende forma: qui i due protagonisti si confrontano e si raccontano, in un crescendo pieno di colpi di scena. 

Il confronto tra i personaggi 

Marco e Anna si pongono fin da subito in netta antitesi, realizzando un confronto graduale, che si conclude con un epilogo fatto di confessioni impensabili. Da un lato, Marco all’inizio incarna l’arroganza del potere. È fortemente diffidente nei confronti di Anna, che accusa di essere prima una ricattatrice e poi una giornalista alla ricerca dello scoop pur di ottenere pochi spiccioli. In seguito, però, la sua diffidenza si trasforma in vulnerabilità, ma anche in fiducia e attrazione per quella donna misteriosa. Tanto che, per qualche secondo, la vicenda assume quasi le sembianze di un sogno e tutto diventa così perfetto e ineluttabile. 

Dall’altro lato, Anna da donna “oggetto”, spaventata e sola, che tenta a fatica di ribellarsi ad una condizione di illegittimità morale e sociale, si trasforma in una donna “soggetto”, una Medea moderna, che decide di combattere contro una cultura maschilista, tendente all’egocentrismo e all’insaziabilità. Tutto questo perché “sono 402 giorni che non riesce a smettere di pensare”. 

I temi trattati nella rappresentazione di 402 

Attraverso il racconto dei due protagonisti, si passa da un tema sociale di grande importanza ad un altro: primo tra tutti la condizione della donna nella società e la violenza di genere, per poi passare alla lotta contro le ecomafie e la corruzione politica. Ma il tema centrale, inaspettatamente, è un dramma d’amore: è la storia di un riscatto sociale e personale, la ricerca di una “strada per le stelle”, che porta lo spettatore verso un finale imprevedibile. 

Fonte immagini: locandina, Ufficio Stampa e scattate in loco

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