Caivano Dreamin di Fulvio Sacco, al Giardino | Recensione

Caivano Dreamin di Fulvio Sacco, al Giardino | Recensione

La XIV edizione del Teatro alla deriva cambia location: immerso nella natura del Giardino dell’Orco, va in scena Caivano Dreamin di Fulvio Sacco.

Teatro (alla deriva) al Giardino: il teatro come oasi naturale

Una buona percentuale della riuscita di Caivano Dreamin di Fulvio Sacco è doveroso attribuirla al luogo che lo ha ospitato. Infatti, per l’edizione 2025, il festival Teatro alla deriva abbandona la sua solita zattera alle Terme Stufe di Nerone e si trasferisce in un piccolo paradiso immerso nella natura. Si tratta del Giardino dell’Orco, a Pozzuoli, con alle spalle la meravigliosa vista del Lago d’Averno: «Qui, sotto un albero dai grandi rami che si estendono in tutte le direzioni, una sorta di presenza beckettiana silenziosa e intrigante, andranno in scena, e senza l’ausilio di luci artificiali, i lavori selezionati. Questo luglio, quindi, il pubblico sarà chiamato a vivere con noi l’esperienza del teatro a filo di tramonto (l’inizio degli spettacoli è previsto alle ore 19.00) e con intorno un panorama unico, con il lago d’Averno alle spalle degli attori, con la luce che andrà a spegnersi giusto in tempo per consentire agli spettacoli di essere portati e termine» – spiega il direttore Giovanni Meola.

Caivano Dreamin di Fulvio Sacco, al Giardino | Recensione
Caivano Dreamin di Fulvio Sacco, al Giardino | Recensione

Sullo sfondo di questo teatro sottoforma di oasi naturale, Caivano Dreamin di Fulvio Sacco è andato in scena domenica 20 luglio. Scritto e diretto da Fulvio Sacco, è interpretato da quest’ultimo insieme a Christian Giroso. Inoltre, lo spettacolo si è avvalso del coaching di Armando Pirozzi, con l’organizzazione di Nu’Tracks. In una New York del 1926, due uomini vestiti in nero partono per il sogno americano per tentare di dare una svolta alle loro vite. L’uno è un attore, punta a Hollywood, l’altro è un venditore di alcolici con in tasca una locandina disegnata con le proprie mani e raffigurante un topo con i pantaloni. Un’immagine quest’ultima non estranea: è Micky Mouse. Ma entrambi si ritrovano rinchiusi in prigione. Sarà andata così la vera storia del leggendario Topolino?

Caivano Dreamin di Fulvio Sacco: il caso Micky Mouse

Caivano Dreamin di Fulvio Sacco narra una storia paradossale, che si muove su un filo sottile tra l’ironia e una fantasia grottesca. Il racconto del caso Micky Mouse viene riletto all’ombra di due personaggi che da Caivano, da una patria che non ha dato loro alcuna possibilità, si rimboccano le maniche e partono per il nuovo continente pur di realizzare i propri sogni. Ma anche lì la realtà si abbatte noncurante, con un che di surreale coinvolgendoli in un viaggio di colpi di scena. Insomma, una storia che si concentra sulla capacità di arrivare dritta alla capacità di sognare degli spettatori. Una capacità che spesso è ostacolata da una realtà fatta di bisogni, di mancanze, di possibilità negate; quindi, è la narrazione anche del compromesso tra sopravvivenza e realizzazione. Con grandiosa ironia, la pièce racchiude tutte queste prospettive infinitamente umane.

Caivano Dreamin di Fulvio Sacco, al Giardino | Recensione
Caivano Dreamin di Fulvio Sacco, al Giardino | Recensione

Caivano Dreamin di Fulvio Sacco chiude la serata al Giardino dell’Orco con la leggerezza. Lo spettacolo riesce a far sorridere e riflettere, a trasportare il pubblico in un altrove che, in fondo, parla di ciascun essere umano: delle sue aspirazioni, delle sue cadute, dei suoi compromessi. La scelta del luogo, con il Lago d’Averno che fa da quinta naturale e il tramonto che accompagna l’azione, amplifica questo senso di leggerezza che la storia porta con sé. In questo modo, la regia di Sacco insieme alla complicità con l’attore Christian Giroso riesce a fare del teatro un’esperienza totale in cui la natura e la scena dialogano senza artifici. Perché, anche quando tutto sembra perduto, resta quella scintilla per perdersi, tra rami, acqua e storie, quella capace di illuminare l’oscurità con la speranza. Infine, un luogo e uno spettacolo che ricordano come il teatro possa essere un atto percettivo, sensoriale, di resistenza poetica.

Immagini di Davide Russo – Fonte: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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