Come tu mi vuoi di Pirandello, per De Fusco | Recensione

Come tu mi vuoi di Pirandello, per De Fusco | Recensione

Un  classico pirandelliano al Teatro Sannazzaro di Napoli

Dal 1 al 3 marzo 2024 va in scena al Teatro Sannazzaro Come tu mi vuoi di Pirandello con la regia di Luca De Fusco. Lo spettacolo, affidato ad un regista che spesso tocca i grandi classici del teatro, rievoca soprattutto altri testi del repertorio pirandelliano. Eppure, questa volta, mette in gioco la sfida di un testo del grande drammaturgo non così tanto frequentato e, tutto sommato, anche abbastanza complesso da assaporare e riportare sulla scena. Ma Luca De Fusco affronta la prova: l’opera viene proposta in una versione che ha in sé atmosfere sia teatrali che cinematografiche, coadiuvata da una scenografia e dai movimenti quasi di danza dell’attrice, l’Ignota, che ben rispecchiano il carattere delle opere dell’autore ambiguo, perennemente a confine tra verità e finzione.

Come tu mi vuoi di Pirandello: «Essere? Essere è niente. Essere è farsi»

Con questa frase a effetto, la protagonista di Come tu mi vuoi di Pirandello condensa la grande tematica dei testi teatrali del drammaturgo: la ricerca vana di una verità assoluta irrealizzabile, l’esistenza, di contro, di molteplici versioni di altrettante molteplici verità, l’impossibilità, dunque, comunicativa. È tutto un gioco strutturato sull’intendersi, senza mai comprendersi davvero. E in virtù di ciò l’Ignota è appunto un’incognita che schizza da una manipolazione all’altra, appare senza un carattere fisso bensì costantemente “fatto”, costruito dagli altri personaggi.

Ecco che in Come tu mi vuoi di Pirandello rielaborato dalla regia di Luca De Fusco, trova senso l’impostazione scenografica ricreata da Marta Crisolini Malatesta: quel gioco di specchi, con cui la protagonista diventa un’immagine riflessa e pertanto costruita, è un riflettersi senza mai essere per davvero; o meglio, diventa un essere proprio nel significato di farsi e non in quello assoluto e perentorio a cui siamo abituati a rivolgerci verso il concetto di “esistenza”. Ma non solo, perché questa situazione viene ricreata anche attraverso un velo, mai alzato, sul quale l’identità è proiettata, talvolta seguendo le azioni dell’attrice e talvolta non necessariamente.

Ecco che ancora, in Come tu mi vuoi di Pirandello riadattato da Luca De Fusco, secondo questa linea di pensiero trova senso l’indiscussa centralità della protagonista e, dunque, dell’attrice. Ma forse proprio qui si insinua una crepa tutto sommato non così facile da risanare: è una centralità che tende a coprire il resto e di conseguenza crea un disequilibrio scenico. Da questo punto di vista, sicuramente la recitazione di Lucia Lavia risulta efficace perché molto ipnotica; ma è pur vero che il suo essere impostata, appositamente “costruita”, finanche ostentata a volte, per le ragioni dette prima, e il suo essere un personaggio molto più di parola che di azione (d’altronde come quasi sempre nelle opere dell’autore in questione), non sempre aiuta in una concertazione equilibrata sulla scena.

Immagine di copertina: Ufficio stampa

 

 

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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