La storia del teatro: dall’antichità ad oggi

La storia del teatro: dall’antichità ad oggi

Le origini della storia del teatro vengono collocate in Grecia, precisamente ad Atene, nel V secolo a.C.

La storia del teatro: il teatro greco come origine

La storia del teatro ebbe inizio nell’antica Grecia, dove nacque la tragedia: un genere drammatico originato dal rito sacro del dio del vino Dionisio. La tragedia greca prevedeva che il pubblico potesse assistere direttamente alla rappresentazione, anche psicologica, dei personaggi in scena. Gli autori più noti della tragedia greca furono Eschilo, Sofocle ed Euripide. La tragedia, così come la commedia greca, aveva come scopo quello di educare.

La commedia greca nacque qualche decennio dopo la tragedia, ma le sue origini non sono chiare; secondo Aristotele, la commedia deriva dai canti fallici tipici delle feste per Dionisio. La commedia era caratterizzata dalla presentazione del protagonista, seguita dal coro, da canti e danze; successivamente vi è lo scontro comico tra l’eroe e i suoi nemici, un intermezzo in cui il capo del coro prendeva in giro la politica del tempo, e infine la vincita dell’eroe. Spesso le commedie facevano da intermezzo per le tragedie. Aristofane e Menandro furono gli autori più importanti della commedia greca. Fondamentali nello sviluppo della commedia sono stati i Fliaci, attori girovaghi professionisti, originari della Sicilia. Essi usavano dei carri non solo per spostarsi, ma anche come luogo per mettere in scena la commedia. Inoltre, essi erano soliti indossare delle maschere e camice strette con rigonfiamenti sulle maniche.

La storia del teatro romano, invece, vide la nascita della commedia con Livio Andronico, Gneo Nevio, Plauto e Terenzio, e della tragedia con Seneca. Aveva come scopo principale il divertimento degli spettatori. Secondo le fonti, i generi più documentati sono di derivazione greca: la commedia era chiamata “palliata”, mentre la tragedia “cothurnata”. Si svilupparono, però, anche generi di derivazione prettamente romana, la commedia detta “togata” e la tragedia “praetexta”. Vi erano anche generi comici più popolari, come l’atellana e il mimo. La praetexta raccontava fatti storici. Il teatro romano fu creato per rappresentare spettacoli teatrali, eventi corali, orazioni. Avevano una forma semicircolare, che permetteva di avere un’acustica migliore.

Successivamente alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente del 476 d.C., la storia del teatro cambiò radicalmente. La chiesa cattolica volle mettere fine al teatro, condannando i giullari, attori professionisti che divertivano le persone, cantando e facendo acrobazie. Con la chiesa nacque il dramma liturgico, che permetteva ai fedeli analfabeti di comprendere le Sacre scritture. Infatti, nelle funzioni religiose, si rappresentavano i passi del vangelo commentati dal sacerdote. Successivamente, furono costruiti dei palchi all’esterno delle chiese e di conseguenza nacquero rappresentazioni con temi profani.

La storia del teatro rinascimentale, invece, è caratterizzata da una nuova visione: le rappresentazioni avvenivano nelle corti signorili ed erano destinate al pubblico colto.

La differenza principale con il teatro antico è che gli argomenti del teatro moderno non sono più religiosi o popolari, ma vengono riportati in vita i classici latini e i soggetti diventano mitologici. Il prologo assume una funzione importante, poiché permette il dialogo tra pubblico e autore e/o autori di altre opere. I commediografi italiani più noti furono Niccolò Machiavelli e Ludovico Ariosto, mentre gli autori più noti delle tragedie furono Tasso e Guarini.

Dal ‘600 furono creati i primi teatri, come “The theater” a Londra, ricostruito in seguito come “Globe Theater”, in cui operò Shakespeare. Gli spettacoli al chiuso, però, erano destinati ad un pubblico colto, mentre quelli all’aperto erano rivolti al popolo. In particolare, il rimando ai classici portò alla nascita del melodramma, che prevedeva di unire la rappresentazione teatrale con il canto. In questo periodo nacque anche la commedia dell’arte, caratterizzata dall’improvvisazione e da personaggi stereotipati.

Nel ‘700 la tragedia prevedeva un linguaggio elevato. Invece, la commedia prevedeva l’improvvisazione. In particolare, Goldoni attuò una riforma che rivoluzionò la storia del teatro, per tentare un allontanamento dalle forme volgari e basse della commedia dell’arte, dando spazio al realismo.

Invece, nel teatro dell’800 fu fondamentale il dramma romantico, che nacque assieme al movimento romantico tedesco. Con esso le “unità aristoteliche” non rappresentavano più uno standard da seguire. Alcuni romantici furono Goethe, Manzoni, Byron, Wilde.

Il teatro del ‘900

Il ‘900, invece, fu il periodo delle avanguardie (Futurismo, Surrealismo). Di conseguenza, si svilupparono nuove forme teatrali, come il “teatro dell’assurdo”, che prevedeva di rappresentare eventi surreali. La commedia e la tragedia non erano più due generi divisi, come agli inizi della storia del teatro. Un cambiamento radicale della storia del teatro riguardò anche gli argomenti, perché ci si concentrò sugli stati d’animo dell’uomo. I temi più comuni sono: la solitudine, l’impossibilità di comunicare con gli altri, l’angoscia, l’inquietudine e la perdita della propria identità. L’uomo non sa più chi è poiché cambia di continuo: questo è ciò che trattano le opere teatrali del ‘900, in particolare quelle di Pirandello. Un altro cambiamento riguarda la scenografia: nel teatro antico lo scopo era quello di rappresentare la realtà così com’era; invece, in quello moderno si iniziano ad usare scenografie semplici ma con luci/ombre per mettere in risalto qualcosa. Inoltre, in Europa si inizia a considerare la figura del regista, responsabile della rappresentazione. In Italia, due registi molti noti furono Eduardo de Filippo e Dario Fo.

 

Fonte immagine: Pixabay

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