Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore, scritto e curato nella regia da Riccardo De Luca, è uno spettacolo che, ripercorrendo gli eventi fatali della Repubblica Partenopea del 1799, mostra la sua potenza evocativa attraverso il contrasto di visioni opposte: da un lato trova spazio la massa informe del popolo napoletano che sul finire del Settecento sopravvive sotto il regno dell’imbelle re Ferdinando IV; dall’altro appare lo sguardo di Eleonora, che vede dapprima nella sua gioventù il carattere festoso del popolo e poi con la maturità la degradazione in cui ignora di vivere a causa del re. In questo senso Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore si configura, oltre che come dramma umano, soprattutto come dramma storico in quanto i personaggi che si delineano hanno ragione di esiste soprattutto per il valore che essi hanno significato nella Storia.
Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore all’Istituto Italiano di Studi Filosofici
Di grande impatto è stata poi l’interpretazione di tutti gli attori, i quali hanno spaziato nell’interpretazione sia di personaggi ben precisi, sia dell’intero volgo multiforme: Annalisa Renzulli, interprete lieve e carismatica di Eleonora, ha restituito il profilo di una patriota; Riccardo De Luca, oltre che regista, si è fatto interprete, tra gli altri, del re Ferdinando, del giudice Vincenzo Speciale che decreta la morte di Leonora, e di Pasquale Tria, marito della donna; Francesca Rondinella, che, oltre a impersonare Maria Carolina d’Austria, è stata la voce nelle voci del popolo napoletano attraverso le sue interpretazioni canore; Salvatore Veneruso che interpreta il secondo protagonista della pièce, Gennaro Serra di Cassano, esponente della famiglia a cui apparteneva l’antico palazzo che ha ospitato il dramma (ora sede dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici fondato da Gerardo Marotta), e martire insieme con Eleonora; Gino Grossi, tra i cui personaggi qui interpretati è spiccato il padre Alessandro de Forti, consolatore e anch’egli martire; Lucrezia Delli Veneri, che si è divisa tra la sfrontata cuffiara che estirpa Leonora dalla vita coniugale, alla dolce Caterina, figlia illegittima di Tria e la stessa cuffiara; Marianna Barba, popolana e giacobina; Dario Barbato, che, tra i vari ruoli, ha interpretato quello di un religioso insorgente, quasi identificando le manovre operate da una parte del potere ecclesiastico.
Tanti sono stati poi i momenti ricchi di pathos in Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore, ma la vera catarsi pare raggiungersi durante la rievocazione intensa delle pagine del Monitore Napolitano da parte di Leonora, alla quale si vedeva contrapposto il volgo ignorante che imprecava contro la donna abbagliato dalla luce fittizia del re. Si tratta di due visioni opposte il cui contrasto è stato dato dalla confusione: un clangore di voci in un cozzare di idee culminato in uno sterminato silenzio, elemento palpabile dell’incomunicabilità che si verificò tra le idee illuminate e l’eco del dispotismo. La narrazione drammaturgica dello Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore è stata condotta attraverso un’oscillazione di piani e ideologie, quello illuminato di Leonora, credente della Libertà, e quello del volgo brutalmente rassegnato all’inevitabilità delle cose.
Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore non è solo quindi dramma umano che ricostruisce la vita intima di Leonora, il cui momento più intenso è stato rappresentato dalla recitazione del sonetto in morte del figlio Sola fra miei pensier sovente i’ seggio; ma è davvero un dramma storico in cui si condensa la crisi storica di un’epoca che necessitava di una svolta di cui fu simbolo il Monitore Napolitano, periodico che sulla falsariga del Monitore di Parigi tentò di illuminare in napoletano il volgo.
La lingua napoletana è inoltre un altro aspetto dello spettacolo che condensa in sé quasi la maturazione di Leonora: ella infatti parla inizialmente l’italiano, ma termina nella sua maturazione con il parlare napoletano. È quasi una sinestesia o un ossimoro che fa corrispondere il precipizio alla cima: la caduta nel buio delle mancate aspettative di Leonora hanno fatto sì che ella abbia potuto sentirsi parte del divenire della storia napoletana, di cui l’espressione in vernacolo è stato sintomo.
Lo spettacolo Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore adempie quindi al compito di promozione culturale e morale incarnato dal teatro attraverso un dramma storico che penetra nell’anima creando un profondo senso di purificazione di fronte alle storture del mondo, un senso concentrato nel verso che la leggenda vuole fosse recitato da Eleonora Pimentel Fonseca prima di morire:
«Forsan et heac olim meminisse iuvabit» (Virgilio, Eneide, I, v. 203).