La stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo è Anema e core!

La stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo è Anema e core!

Anema e core: al via la stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli, inaugurata il 12 giugno.

Il teatro come sperimentazione, innovazione e tradizione

Si intitola Anema e core la stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli, scelta tanto simbolica quanto significativa per evidenziare ancora una volta l’impegno socioculturale del suddetto teatro sul suolo partenopeo. Infatti, la stagione prevede non soltanto svariati spettacoli, che spaziano tra proposte innovative, ricerche di sperimentazioni e memorie di una tradizione identitaria, bensì accoglie anche numerosi progetti con lo scopo di creare spazi di condivisione e di incontri tra artisti, generazioni e prospettive. Riassume il direttore Alfredo Balsamo: «Abbiamo costruito un programma che parla al pubblico con sincerità, profondità e leggerezza, capace di generare emozione e pensiero, e di rimettere al centro il teatro come luogo di incontro e trasformazione».

Infatti, tra le proposte della stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli c’è: Open Dance, ovvero un festival dedicato interamente al linguaggio della danza contemporanea, nell’idea di esplorare l’arte attraverso altri codici estetici e comunicativi rispetto alla prosa; Storie dell’arte, un ciclo di incontri dedicati alla storia dell’arte, curato da Eduardo Cicelyn direttore del museo Madre; Stand-up comedy e Nuove sensibilità, due percorsi dedicati alle nuove frontiere del teatro nonché alle giovani promesse dello scenario creativo; We love Enzo, strutturato su una serie di incontri per omaggiare il genio dell’artista ormai defunto di Moscato; La rete dell’immaginario, una rassegna teatrale pensata per gli studenti.

La stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli: un programma ricco e vario

La stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli propone titoli che coniugano l’interesse di riuscire a creare un viaggio esperienziale collettivo tra il recupero della tradizione e la ricerca di nuove visioni. A inaugurare il cartellone il 30 ottobre, allora, non può che essere Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Čechov, con la regia di Peter Stein. Si continua con lo spirito comico e umoristico di Le prénom – Cena tra amici, di Alexandre de La Patellière e Matthieu Depalorte nella traduzione di Fausto Paravidino e con la regia di Antonio Zavatteri. Ancora, con The Doozies Marta Dalla Via e Silvia Gribaudi creano spunti narrativi e coreografati sulle biografie di Isadora Duncan ed Eleonora Duse.

La stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli prosegue con Lapocalisse, una serie di monologhi scritti da Marco Dambrosio (in arte Makkox) per Valerio Aprea. E nel segno di quello spirito di ricerca e sperimentazione, il palcoscenico diventa anche luogo di magia e illusioni con Abracadabra di Babilonia Teatri. Ma non finisce qui, perché si lascia spazio anche a testi che si pongono l’obiettivo di accendere riflessioni sull’attualità, ideati per la scena con sguardi chirurgici sulla realtà: Wonder Woman, tratto da un fatto di cronaca, di Antonio Latella e Federico Bellini, e Art di Yasmine Reza riportato nella propria versione da Michele Riondino.

Non mancano nella stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli rappresentazioni insolite, tra cui: Elegia/Vivaldi umane passioni, con Enrico Morelli e Michele Merola che uniscono musica, poesia e linguaggio della danza; La classe, di Fabiana Iacozzilli, un docupuppets, ovvero un documentario che ha per personaggi pupazzi e umani insieme e che esplora le memorie dell’infanzia. Infine, si ritorna agli ultimi due classici che recuperano prospettive ancora capaci di arricchire il presente, con uno spirito di riflessione continua e senza tempo, cioè La Signora delle Camelie di Alexandre Dumas e Anna Cappelli di Annibale Ruccello, entrambi a loro modi focalizzati sull’attualissima percezione della donna.

Anema e core: un costante impegno profondo

Come si diceva poco prima, la stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli si presenta come un autentico crocevia tra tradizione e innovazione, offrendo in questo modo la possibilità di un percorso coinvolgente un pubblico eterogeneo. L’ecletticità delle proposte artistiche, che spaziano dai classici rivisitati alle sperimentazioni più audaci, testimonia un impegno fondamentale di mantenere vivo il ruolo del teatro di centro di confronto e di riflessione culturale. Si tratta di creare uno spazio di incontro, di emozione e di stimolo al pensiero critico, unendo generazioni diverse nel segno della cultura, della creatività e dell’esplorazione di nuove prospettive estetiche e intellettuali.

Insomma, la stagione 2025/2026 del Teatro Nuovo di Napoli conferma quest’ultimo come un polo culturale vivo, dinamico capace di emozionare e di sviluppare riflessioni. Il tutto, facendo in modo che il pubblico non ne sia spettatore passivo, anzi, la questione focale sta proprio nel coinvolgerlo creando spazi di condivisione partecipativa e di confronto attivo. Tanto più che la scelta sta anche nel ricercare e riporre curiosità nelle penne e nelle espressioni artistiche contemporanee, dando l’opportunità di guardare al presente con sguardi attenti alle nuove sensibilità.

Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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