L’ammore nun’è ammore: Lino Musella al Sannazaro

L’ammore nun’è ammore

Grande successo per  L’ammore nun’è ammore, di e con Lino Musella, in scena al Teatro Sannazaro di Napoli, fino al 18 maggio 2025.

L’ammore nun’è ammore: la recensione

L’applauso caloroso in platea, a più riprese, durante e alla fine dello spettacolo, attesta l’alto gradimento del pubblico partenopeo per L’ammore nun’è ammore, di e con Lino Musella che, in un contesto teatrale spesso intrappolato tra estetismi vuoti e narrazioni didascaliche, rimette al centro il cuore. E lo fa con Shakespeare e in una lingua coraggiosa, viscerale e seducente come il napoletano.

L’ammore nun’è ammore, spettacolo nato a Le vie dei Festival da un precedente studio realizzato alla Festa di Teatro Eco Logico di Stromboli, è una di quelle rare esperienze teatrali che riescono ad arrivare dritto alla parte più intima dello spettatore.

Muovendosi in uno spazio scenico fortemente evocativo, Musella trasporta fin da subito lo spettatore in un’atmosfera magnetica e suggestiva, grazie alla potenza della parola, alla forza espressiva del corpo e della voce, al delicato gioco di luci e alle vibranti sonorità.

Interprete raffinato che da anni alterna con naturalezza il palcoscenico teatrale al set cinematografico, il poliedrico artista dà corpo, voce e anima in un assolo potentissimo a una selezione di trenta sonetti di Shakespeare tradotti (anzi, “traditi”) in napoletano dal poeta Dario Jacobelli. L’ammore nun’è ammore non è solo un omaggio al Bardo di Avon, ma soprattutto un atto d’amore di Musella verso il poeta e scrittore Jacobelli, scomparso prematuramente nel 2013, noto anche come paroliere di note band come i 99 Posse, Bisca e Almamegretta

Il napoletano non è una semplice variante vernacolare, ma una chiave emotiva. 

“I Sonetti in napoletano suonano bene”, commenta Musella, “Battono di un proprio cuore. Indossano una maschera che li costringe a sollevarsi dal foglio per prendere il volo, tenendo i piedi per terra”.

Musella li maneggia con naturalezza e intensità, rendendo ogni verso un frammento vivido di amore, desiderio, malinconia. Il suo corpo e la sua voce diventano il veicolo di una recitazione intima, mai compiaciuta. E il pubblico, quasi in apnea, lo segue in questo percorso di confessione poetica; a metà affascinato dalle sue abilità di performer ed appassionato interprete e a metà  incuriosito e divertito per le tante sorprese inaspettate che Musella riserva durante lo spettacolo, sfondando la quarta parete e spostando l’azione scenica in platea, fino in cima alla galleria.

“L’ammore nun’ è ammore” non è solo poesia, ma uno spettacolo da vedere, sentire,  ascoltare, annusare, toccare.

A rendere ancora più suggestiva l’atmosfera c’è la musica dal vivo di un polistrumentista d’eccezione, Marco Vidino, che accompagna lo spettacolo con cordofoni e percussioni. Le sue sonorità avvolgono il racconto senza sovrastarlo, restituendo quella dimensione sospesa e profondamente umana che abita ogni verso. È una partitura emotiva più che musicale, che guida lo spettatore in un viaggio interiore fatto di echi, battiti e risonanze.

Una scommessa riuscita secondo la nostra opinione

L’ammore nun’è ammore è molto più di un adattamento teatrale: è un’opera di restituzione emotiva, culturale e linguistica. La scelta del napoletano non è folklore, ma necessità espressiva. Il teatro diventa così spazio di incontro tra passato e presente, tra Shakespeare e Napoli, tra lingua e sentimento.

L’ammore nun’ è ammore è uno spettacolo che parla all’anima con il coraggio delle cose semplici e vere; ci ricorda, con le parole di un poeta e la voce e il corpo di un attore, che l’amore – in qualunque lingua – resta il più grande dei misteri umani.

L’ammore nun’è ammore

30 sonetti di Shakespeare traditi e tradotti da Dario Jacobelli
Regia Lino Musella
Con Lino Musella
Cordofoni E Percussioni Marco Vidino
Produzione Associazione Culturale Cadmo

Fonte immagini: in evidenza (Ufficio Stampa)

 

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A proposito di Martina Coppola

Appassionata fin da piccola di arte e cultura; le ritiene tuttora essenziali per la sua formazione personale e professionale, oltre che l'unica strada percorribile per salvare la società dall'individualismo e dall'omologazione.

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