Leonardo Lidi al Mercadante: Zio Vanja di Cechov | Recensione

Zio Vanja di Leonardo Lidi

Uno Zio Vanja dall’essenza appariscente e magnetica firmato da Leonardo Lidi arriva sul palco del teatro Mercadante di Napoli. Si tratta della seconda tappa di un percorso intrapreso dal regista alla scoperta del drammaturgo russo Anton Cechov e della capacità che hanno le sue opere di dialogare con l’uomo contemporaneo.

Sulla scena i personaggi abitano uno spazio ristretto, ridotto al proscenio, rimpicciolito da una pedana sulla quale si erige una parete di legno di Betulla che li costringe a scansarsi e bilanciarsi di continuo. Tale condizione di insofferenza è alquanto rappresentativa delle vicende che si susseguono nel corso della narrazione: Zio Vanja è una storia animata dall’incapacità di trovare un equilibrio tra ciò su cui si ha la possibilità di esercitare un ascendente e ciò che sia invece inevitabile lasciar correre per una strada che non abbiamo deciso.

Il dramma inizia con una situazione di apparente serenità: per Zio Vanja e sua nipote Sonja sembra sia tutto sotto controllo nella tenuta di famiglia, finché non sopraggiungono Il professore (cognato di Zio Vanja e padre di Sonja) e la sua giovane seconda moglie, Elena (il cui nome rimanda, non a caso, ad un altro capro espiatorio al quale sono state ingiustamente attribuite le cause dei disastri a Troia). Nell’opera di Cechov per la regia di Leonardo Lidi, i problemi che si verificano in seguito all’arrivo dei nuovi sposi si sgonfiano dopo poco (non senza lasciare perturbazioni negli umori dei familiari). Gli scontri si esauriscono facendo ritorno a  un agghiacciante quotidiano, dove i personaggi dell’opera russa patiscono la propria inerzia e rinunciano ad affrontare l’avvenire.

Parrucche pericolanti e colori vivaci in stile anni ’60 sono la facciata ideale per nascondere i dolori più intrinseci dell’insoddisfazione nello Zio Vanja di Leonardo Lidi. Zio Vanja fu scritto ed ambientato nel periodo della seconda rivoluzione industriale, come testimoniano i monologhi pronunciati dal medico Astrov in merito ai danni che tali innovazioni stavano (e stanno) procurando alla natura ed al modo che l’uomo ha di sfruttarla o averne cura. Le sue considerazioni sono interessanti e curiose se si pensa che, in effetti, sono parallele al fulcro generale sul quale gira attorno la narrazione: avere o meno la capacità di modificare ciò che ci circonda. Tutti noi da bambini abbiamo creduto che il mondo girasse attorno a noi, per poi scoprire, crescendo, di non poter pretendere di gestire ogni cosa.  Per questo crediamo egoisticamente che moderare il nostro impatto inquinante abbia il solo scopo di tutelare il pianeta (e non, più realisticamente, che così facendo evitiamo che la natura possa ritorcersi contro di noi esseri umani). E potrebbe essere proprio per questa attitudine infantile che, tramite una trovata registica del tutto geniale, il medico Astrov illustra la questione dell’industrializzazione con delle diapositive di disegni fatti da bambini

Per concludere, nel momento finale tra Sonja e Zio Vanja, Leonardo Lidi sceglie di inscenare un commovente confronto con una versione più anziana del protagonista, come se le parole di conforto della nipote che incoraggiano a sopportare e vivere debbano essere rivolte alla parte più consapevole, e per questo, allo stesso tempo fragile di noi. Inoltre, non a caso, il concetto di resistere agli episodi della vita appartiene anche alla simbologia delle Betulle, elemento essenziale per l’intera rappresentazione.

Crediti per Zio Vanja di Leonardo Lidi in scena al teatro stabile di Napoli fino al 28 aprile. Progetto Cechov – seconda tappa. Firmato dal regista Leonardo Lidi con gli interpreti Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani e Giuliana Vigogna. Scene e luci di Nicolas Bovey, costumi a cura di Aurora Damanti, suono Franco Visioli e assistente alla regia Alba Porto. Su produzione del Teatro Stabile dell’Umbria, in coproduzione con il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e con lo Spoleto Festival dei Due Mondi. 

Fonte dell’immagine di copertina per Leonardo Lidi al Mercadante: Zio Vanja di Cechov | Recensione: Ufficio stampa 

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