Così è (se vi pare) al Teatro Oberon | Recensione

Così è (se vi pare)

Così si è (se vi pare) va in scena al Teatro Oberon dal 9 all’11 maggio con repliche il 17 e il 18 maggio. Il Teatro Oberon è uno spazio intimo che si presta bene ad accogliere la luce impestata di tenebre che avvolge i lavori drammaturgici pirandelliani.

Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello è uno spettacolo di e con Adriano Fiorillo che è protagonista sulla scena insieme agli attori della Compagnia Oberon Teatro (Giulia Piscitelli, Masina Mancini, Filomena Compierchio, Paolo Gentile, Martina Sionne, Sergio Sembiante, Roberta Salvati, Flavio Arienzo, Filomena Cacciapuoti).

Così è (se vi pare) di Adriano Fiorillo è un gioco di ombre tra persone e fantasmi

La scenografia di Così è (se vi pare) riproduce un balcone attraverso il quale gli spettatori possono osservare all’interno di una casa borghese con piacere voyeurìstico. I sipari bianchi che coprono la scena si aprono alternativamente da un lato e dall’altro consentendo al pubblico di spiare l’intimità di una casa che si diletta nel passatempo mondano di intromettersi nelle vite altrui.

Il palcoscenico si apre agli osservatori solo per metà. Ci si sente subito coinvolti nella recita, perché il chiacchiericcio della famiglia che si ha di fronte è vicinissimo – le dimensioni del teatro permettono di recepire ogni minimo risolino, di far caso al ghigno più accennato.

Dall’altra parte del palco, dietro una tenda bianca, avvolto in un’aura di luce c’è Lamberto Laudisi (alias Pirandello) che se la ride, burlandosi dei parenti affannati a ricercare la verità sui misteri che aleggiano intorno alla moglie del signor Ponza, presunta figlia della signora Frola.

In Così è (se vi pare) la questione privata di una famiglia appena approdata in città diventa motivo di intrattenimento per gli attori in scena – vestiti da ricchi borghesi con armonie cromatiche che rivelano un’estrema cura nel dettaglio da parte della Compagnia. Il pubblico può così godere di uno spettacolo doppio: quello della famiglia del prefetto, tanto ridicola quanto triste, e quello del dramma del signor Ponza e della signora Frola.

La doppiezza, che del resto riflette la scissione delle maschere-persone pirandelliane – a metà tra la propria percezione di sé e quella mutevole degli occhi altrui – è resa abilmente sulla scena dall’espediente del vedo-non vedo, realizzato con l’ausilio di luci perfette.

La Compagnia Teatro Oberon è abilissima nel ricreare l’atmosfera terrificante e realistica di una famiglia borghese (con rispettivi amici) che, ignorando la necessità profonda di interrogare la propria ombra, si occupa di quella degli altri arrogandosi il diritto di indagare sulla verità.

Così è (se vi pare): Quale sarà questa presunta verità? Esiste o pare?

Il dramma Così è (se vi pare) si interroga sull’impossibilità di stabilire fino in fondo cosa è reale e cosa non lo è. Il dilemma rimane aperto, la questione irrisolta. Le battute a volte non bastano ad alimentare dubbi, perché le parole seguono la logica consequenziale del nesso domanda-risposta. Allora Adriano Fiorillo insieme alla Compagnia Oberon Teatro sperimenta nuovi linguaggi: il teatro di figura, la lingua mediatica dei social che oggi più di qualsiasi altra si nutre del pettegolezzo e della performatività, la comunicazione segreta dei gesti che può diventare rivelatrice di segreti impronunciabili.

Così è (se vi pare) diventa quindi uno spettacolo contemporaneo e lucido, critico e spietato nella rappresentazione di una borghesia più morta che viva perché attenta sempre di più alla forma e non all’essenza. Allora agli spettatori altro non resta che empatizzare con l’uomo in ombra che intreccia le sue braccia dietro il sipario creando il doppio di se stesso e fondendosi con il proprio fantasma, l’unico personaggio vero nella sua inconsistenza.

Così è (se vi pare) di Adriano Fiorillo lavora con gli involucri vuoti di personaggi rappresentativi di un mondo spaventosamente attuale, che non presta attenzione all’enigma dell’umano e risolve semplicisticamente questioni intricate coprendole di menzogne.

Così è (se vi pare) di Adriano Fiorillo sposa appieno l’intenzione pirandelliana facendosi carico del «doppio compito di rendere spiegabili le ragioni che appaiono oscure e di rendere all’oscurità, alla molteplicità, quelle che paiono troppo chiare e scontate al senso comune».

fonte foto: ufficio stampa

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