Al Piccolo Bellini, dal 6 al 11 maggio, va in scena Frankenstein, spettacolo di Ivonne Capece che prende libero spunto dal capolavoro di Mary Shelley.
Frankenstein al Piccolo Bellini, la storia
Uno studente di scienze naturali decide di creare un essere umano. Progetta, sperimenta, seziona animali, assembla parti del corpo prese da cadaveri. L’esperimento riesce perfettamente. Il suo creatore però si dispera: ne ha paura, teme la creatura che ha dato alla luce. Dietro la finzione narrativa si cela una realtà storica: la stessa autrice, Mary Godwin Shelley, per tutta la vita vivrà con disagio, quasi imbarazzo, la portata letteraria della sua opera. Uno dei più grandi capolavori del diciannovesimo secolo viene costantemente sminuito, ridimensionato, minimizzato dalla sua stessa autrice.
Il riadattamento teatrale
Ivonne Capece trasforma l’opera della Shelley in una interessante riflessione su temi estremamente complessi come la maternità, il rapporto madre-figlio, l’essere amante e non moglie, l’essere scrittrice e non madre in un’epoca come i primi decenni del diciannovesimo secolo. Maria Laura Palmeri, Lara Di Bello e Giuditta Mingucci sono protagoniste di uno spettacolo avveniristico, insolito e inaspettato nella dimensione classica e tradizionale del teatro. Con un suono amplificato e lavorato sapientemente e un gioco ardito di immagini riprodotte virtualmente, Frankenstein diventa un spettacolo ardito, audace ed estremamente contemporaneo.
Frankenstein al Piccolo Bellini, i temi
Tra cuffie wireless, ambientazioni virtuali e audio in binaurale, lo spettacolo è un viaggio onirico nel romanzo e, al contempo, nell’emotività della sua autrice, che confonde se stessa col dottor Frankenstein, la Creatura con l’Opera e i personaggi con i ricordi.
Nel Frankenstein di Ivonne Capece, Mary Shelley si confonde con il dottor Frankenstein e la Creatura mostruosa con l’opera letteraria. Mary Shelley dopo aver dato alla luce la sua creatura la rinnega, ne ha così paura da abbandonare definitivamente la carriera letteraria e la scrittura per dedicarsi a ciò che la società ottocentesca percepiva come più adeguato ad una donna: la Shelley reprime violentemente una parte importante e geniale di se stessa per darsi alle cure del suo unico figlio e al sostegno incondizionato alla carriera letteraria del suo compagno Percy Shelley. Dunque la riflessione investe il difficile tema della maternità, del ruolo della donna, dell’eterno senso di inadeguatezza con cui la donna fa i conti da secoli. In Frankenstein gli interrogativi emergono con urgenza: è possibile essere solo amanti e non necessariamente mogli? Essere donne e decidere di non essere madri, vivere la maternità con frustrazione e non con gioia è qualcosa di socialmente accettabile? A distanza di un paio di secoli gli interrogativi restano identici e le risposte non sembrano cambiate poi molto.
Un futuro distopico
Mary é figlia di due progressisti: William Godwin, un politico e filosofo attivo per i diritti di tutte le classi sociali e per il concetto di uguaglianza, e Mary Wollstonecraft una scrittrice ed intellettuale femminista di fama nazionale quando esserlo ere tutt’altro che scontato. E dunque Mary Shelley con il suo Frankenstein diventa per la regista e drammaturga simbolo di un seme non del tutto sbocciato di un futuro in cui l’affermazione femminile non sarà figlia del compromesso, del senso di inadeguatezza, del senso di colpa, un futuro in cui essere diversi non significherà essere mostruosi, in cui maschile e femminile non sono più categorie classificatorie delle facoltà intellettive e delle potenzialità.
Frankenstein
Regia e drammaturgia Ivonne Capece
Con Maria Laura Palmeri, Lara Di Bello e Giuditta Mingucci
Assistente alla regia Micol Vighi
Sound designer Simone Arganini
Scenografie Micol Vighi
Costumi Micol Vighi
Postproduzione video Cristina Spelti
Light designer Cristina Spelti
Riprese video Lorenzo Salucci
Tecnica Angelo Generali
Spettacolo con tecnologia audio binaurale in cuffie wireless.
progetto europeo Play-On – New Storytelling with immersive technologies
Fonte immagine in evidenza: Teatro Bellini