Mamma Piccole tragedie minimali, di Ruccello, al Piccolo Bellini, è in scena dal 26 dicembre al 5 Gennaio, interpretato da Rino Di Martino e diretto da Antonella Morea.
Genesi e trama di Mamma Piccole tragedie minimali
Tra le ultime drammaturgie elaborate da Annibale Ruccello, il produttivo e geniale autore che ha così tanto influenzato il panorama teatrale nazionale degli anni Ottanta, compare quella di Mamma Piccole tragedie minimali, che risulta, vista con il senno di poi, una sorta di testamento artistico del drammaturgo stabiese. In effetti, poco prima della sua prematura dipartita, nel luglio 1986, il regista e attore campano aveva interpretato proprio tale rappresentazione, la quale, dimenandosi tra gli scenari articolati di quel decennio, con le sue novità del periodo, riusciva a ironizzare sulle novità di quella fase storica che coinvolgevano in modo particolare i ceti sociali meno abbienti. Ruccello aveva pensato di racchiudere all’interno di 4 quadri nella sua ultima opera i temi da lui stesso prediletti e ricorrenti nei suoi scritti: Le fiabe, Maria di Carmelo, Mal di denti e La telefonata. Sono due le tematiche a spiccare in modo peculiare nel dramma: quella della maternità, vissuta talvolta in modo morboso e, a tratti, addirittura, sconcertante, e, inoltre, quella inerente al principio di omologazione consentita già all’epoca dalla penetrazione di nuovi mezzi di comunicazione più pervasivi all’interno della società, tra i quali, oltre al “vecchio” e ormai “familiare” telefono, emerge su tutti, il “piccolo schermo”, che inizierà in modo pressoché immediato a dettare i primi trend in fatto di moda soprattutto verso certe classi sociali più popolari. Tante le tipologie di mamme menzionate nell’opera “ruccelliana” è possibile poi individuare: quella “severa”, l'”oppressiva”, la “distratta” , la “nevrotica” e, ovviamente, la “matrigna”.
La regia di Antonella Morea e il Piccolo Bellini
La napoletana Antonella Morea ha esordito da regista una decina di anni fa ormai e, tra l’altro, proprio con questo dramma sul palco del Piccolo Bellini. La sua regia sa rivelarsi capace e saggia nel distribuire e sfumare il clima favolistico all’interno di quello tradizionale e quest’ultimo in quello contemporaneo, generando, in tal modo, una sorta di caleidoscopio, che, attraversando generi e tempi tra loro differenti, aiuta e solletica l’immaginazione della platea, grazie anche al supporto dell’unico elemento scenico presente: un enorme specchio che, collocato sullo sfondo, si presta, tra le altre cose, a varie quanto interessanti letture.
All’interno delle “Note di regia” la stessa ha dichiarato: Ho scelto “Mamma Piccole tragedie minimali”, e immediatamente ho pensato a Rino Di Martino come interprete di questi quattro monologhi dove mamme malefiche raccontano ancora fiabe e che poi via via si trasformano nei vari episodi in figure irrimediabilmente corrotte dai mass-media, una folla di donne attorniate da ragazzini che si chiamano Deborah, Samanta, Morgan, nelle cui conversazioni si confondono messaggi personali, echi televisivi, slogan di rotocalchi; dove la pubblicità si sovrappone alle confidenze – le telenovelas alla sfera privata e gli inni liturgici alle canzonette di Sanremo.
Tirando le somme su Mamma Piccole tragedie minimali al Piccolo Bellini
Non è possibile non aggiungere, concludendo, che l’interpretazione di Rino Di Martino si dimostri assolutamente valida e meritevole di un plauso. L’attore e direttore di produzione del Teatro Bellini di Napoli, in effetti, riesce a reggere, tutto da solo, la scena per l’intera durata del dramma, senza mai permettere che l’attenzione dello spettatore possa affievolirsi risultando, quindi, assai credibile e divertente, ma, anche grottesco e melodrammatico, in alcuni momenti, nel vestire i panni dei molteplici, “variegati” e complessi personaggi di “madri” presenti nel testo “ruccelliano”, e, all’occorrenza passa da uno stile e registro all’altro con ammirevole disinvoltura.
Fonte immagine: Ufficio stampa Teatro Piccolo Bellini